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Gozzi: "Zaniolo, senza il settore giovanile dell’Entella non sarebbe il giocatore che è"

di Claudia Marrone
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© foto di Antonello Sammarco/Image Sport

Fine anno, e tempo di bilanci. Come di consueto, bilanci sono fatti, attraverso i canali ufficiali del club, dal presidente dell'Entella Antonio Gozzi. Che, come primo argomento ha toccato quello relativo al Covid-19: “Penso alla pandemia, ai danni generati, che nonostante tutte le misure di protezione ha colpito anche ambienti dell’Entella, fortunatamente non in maniera grave. Io non sono d’accordo sul fatto che è nel calcio è sparita la passione ed è rimasto solo il business, è un modo semplicistico di affrontare l’argomento. Il calcio ha fatto uno sforzo significativo per andare avanti. Ci sono persone chiuse in casa che trovano gioia in una partita di calcio. Tutti non vediamo l’ora di riavere i tifosi, ma bisogna fare i conti con la realtà. Ritengo sia stato meglio proseguire a porte chiuse rispetto che a sospendere tutto, perché ciò avrebbe significato la morte del calcio. Tutto il modo gioca a porte chiuse. I diritti televisivi reggono il calcio di oggi anzi, in questo momento il valore del diritto televisivo è ancora più alto rispetto ai momenti normali perché tantissimi si guardano i match da casa, non potendo venire allo stadio. Si è tristi, certo, ma prima che per il calcio lo si è per la pandemia”.

Sul campionato di Serie B in corso: “Nelle ultime due partite c’è stata una buona reazione ad una situazione critica che aveva preoccupato tutti. La strada verso la salvezza è lunga e bisogna saper confermare questo spirito da combattenti che ha caratterizzato la mia Entella, da sempre. La B per noi è come la Champions League: vorrei che ciò non si dimenticasse mai. L’Entella sta in B se siamo capaci di tenercela tutti insieme. Questo è il sesto anno di B, nel 2007 quando sono diventato presidente, se avessi detto che negli anni successivi avremmo trascorso sei anni in B mi avrebbero preso per matto. La gente non si ricorda di ciò. L’insoddisfazione dei tifosi per questa annata è la mia insoddisfazione. Ho parlato molto ai giocatori, ricordando a tutti che al calcio si vince e si perde ma onore e dignità sono due pietre miliari a cui non si può mai rinunciare. Forse anche dopo questo richiamo le cose hanno iniziato a rimettersi in moto. Certamente abbiamo fatto degli errori in partenza e il grande numero di infortuni lo testimonia. Cercheremo di non ripeterli e imparare da questi errori. Da molto tempo diversi club, tra cui l’Entella, lavorano per un tetto salariale serio, che purtroppo non si riesce a ottenere perché altri club hanno mani libere per rincorrere legittimi sogni di gloria. Ci sono i bacini di utenza che fanno la differenza dal punto di vista degli incassi. Per quanto invece riguarda il paracadute, si è cercato di attenuarlo e distribuirlo tra tutte, non vedo molti spiragli da questo punto di vista. Non credo che oltre al salary cup ci siano altre soluzioni all’orizzonte”.

Sulla possibilità di avere un nuovo centro sportivo: “La prima soluzione alla quale sono più legato è quella relativa al ritiro a Santo Stefano D’Aveto. C’è un progetto pronto, fatto a spese dell’Entella e c’è l’accordo col comune. Poter fare i ritiri lì sarebbe una festa per tifosi, per l’economia del luogo, per la Val d’Aveto. Ciò che manca purtroppo è l’albergo: purtroppo non c’è una struttura consona per ospitare una squadra di B. Ad ogni modo, il progetto è valido e continueremo. L’altro tema è il centro sportivo: il calcio si divide tra club che ce l’hanno e quelli che non ce l’hanno. L’altro giorno ci siamo visti da Defilla con Caputo e mi raccontava del loro centro sportivo, che è uno dei più belli in Italia. Mi spiegava quanto sia importante anche per i calciatori averlo a disposizione, perché per loro diventa praticamente la loro casa. Noi ci stiamo guardando in giro, ci sono 2 o 3 idee che stiamo coltivando, ma fino a quando non ci sarà una soluzione vera e agibile, non ne parlerò. Voglio parlare solo di fatti concreti”.

Riguardo un altro progetto ambizioso già in atto, ovvero la digitalizzazione del club: “Ammetto che questo per me è un terreno difficile. È anche un tema generazionale. La mia generazione fa fatica sul digitale, mi hanno convinto la famiglia e altri dirigenti sulla bontà del progetto. È un passo indispensabile. Dietro c’è tantissimo lavoro, sono soddisfatto e i nostri contatti sui social crescono in maniera esponenziale. Conosciamo finalmente uno per uno, senza violare la privacy, ma attraverso dati forniti, tutti i nostri tifosi. Sappiamo chi ha lasciato l’abbonamento, i nuovi abbonati, da dove viene il nostro pubblico, quanti giovani ci sono e non solo: sono tutti dati di grande importanza per capire come fornire sempre meglio uno spettacolo, perché noi siamo produttori di spettacolo ed emozioni”.

Sulle difficoltà riguardanti il mantenimento di un bilancio di un club come l’Entella in parità: “È difficilissimo. Intanto, il bilancio dell’Entella è in deficit da anni e la proprietà ripiana tutti gli anni. Essendo la nostra una piccola realtà, con poco pubblico e sponsor da piccola città, anche qui le entrate non sono straordinarie. Bisogna essere bravi e ci sono altri club virtuosi da prendere come esempio come il Cittadella, ultima nel monte salari della categoria ma spesso in zona alta di classifica. Il valore vero della gestione di un club si misura in questo rapporto, ovvero tra costi e posizionamento. Chi ha il miglior rapporto, ha il miglior management”.

Spazio poi al settore giovanile: “È vero che l’attività più colpita è stato il settore giovanile perché non ha le protezioni dei diritti televisivi e le necessità di andare avanti. Essendo una scuola, ha sofferto come le scuole normali. Dispiace vedere i ragazzi non poter giocare perché quando li scorgo con la tuta dell’Entella che vanno agli allenamenti, per me è una gioia. Speriamo di uscire da questa situazione e di poter tornare a vivere una vita normale. L'altra sera a Vicenza vedere giovani come Cleur e Koutsoupias determinanti per la prima vittoria esterna testimonia che il nostro lavoro coi giovani ha dato grandi risultati. Il miglior giovane italiano, Zaniolo, senza il settore giovanile dell’Entella non sarebbe il giocatore che è. Abbiamo lanciato tantissimi giocatori. Spesso sento dire che la dirigenza non capisce niente, ma io sono abituato a giudicare i fatti: sfido chiunque a prendere un club delle nostre dimensioni e lanciare o rilanciare tanti giocatori come abbiamo fatto noi. Non è che queste cose siano figlie del caso, piuttosto di tanto lavoro e di scelte giuste. L’Entella è un’azienda e i risultati arrivano grazie al lavoro della gente”.

Infine, un augurio per questo 2021: “Speriamo che le campagne vaccinali consentano a tutti noi di vivere un 2021 più sereno e tranquillo del 2020. Sono ottimista e fiducioso, la scienza ha realizzato un evento impensabile. Fino a poco tempo fa per un vaccino servivano anni e anni. Grazie alla concentrazione di risorse e il lavoro di concerto di tutte le nazioni, in meno di un anno si vaccinano miliardi di persone al mondo. Questo è il segno dei tempi, queste vicende si combattono e si vincono con il progresso, la scienza, la tecnologia e non con l’oscurantismo”.

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