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La turbolenza Ibrahimovic avanza su Pioli. Il Milan alla ricerca della stabilità perduta

di Andrea Losapio

Nelle ultime settimane ci sono stati alcuni comportamenti che spiegano come al Milan ci sia una turbolenza in atto. Perché fra le intemperanze dei giocatori nei confronti di Pioli, le parole di Calabria ("Andiamo tutti i giorni a farci il culo a Milanello, conoscevamo l'importanza della partita. Se vogliamo andare avanti in questo girone dobbiamo crederci più di tutti, chi non ci crede è meglio che stia a casa") ma anche quelle dello stesso tecnico che prima della sfida contro l'Udinese inneggiava al gruppo e alla coesione, quasi a fare da pompiere ai continui fuocherelli che si stanno continuando ad accendere nonostante l'intenzione di non creare casi mediatici.

La realtà è che Ibrahimovic appare quasi come lo stabilizzatore di un gruppo che è passato dal perdere malissimo contro l'Atalanta nel gennaio 2019 a vincere lo Scudetto a giugno 2021. Sicuramente Pioli ha avuto valori innegabili e altrettanti meriti, ma dall'altro a nessuno è passato inosservato il carisma dello svedese, forse più nello spogliatoio che in campo (anche se qualche gol lo ha infilato). È una turbolenza che sembra forse un'ingerenza, ma che al Milan ha fatto assolutamente bene nel corso dei mesi. Così sono da leggere le parole di Furiani, di questa mattina: "Se sarei contento di lavorare con Ibra? Certo, è un campione, per forza". Non è un commissariamento, di certo, ma è inserire una figura forte laddove non ce ne sono più (con gli addii dello stesso Ibrahimovic e di Maldini).

Queste erano le parole di Pioli in conferenza stampa. "Posso avere dubbi su strategie e giocatori da schierare, ma di una cosa sono certo: non ho mai avuto, nemmeno nell'anno dello scudetto, un gruppo così coeso e così disponibile. E' una cosa che succede raramente e dobbiamo sfruttarla, perché il gruppo è fantastico dal punto di vista della disponibilità e degli atteggiamenti".


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