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Percassi: "Pensiamo a una squadra satellite. Ma l'obiettivo è sempre rinforzare l'Atalanta"

di Lorenzo Di Benedetto
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Luca Percassi, amministratore delegato dell'Atalanta, ha parlato a Radio Serie A, partendo dai 117 anni festeggiati dal club orobico: "Oggi è un giorno speciale, l'Atalanta compie 117 anni e come tutte queste ricorrenze, stiamo vivendo questa giornata come un momento di grande gioia e di grande riflessione. Questo compleanno è speciale perché avviene in un anno solare in cui l'Atalanta ha ottenuto il risultato sportivo più importante di tutta la sua storia. Fa piacere sapere che società della nostra dimensione possano vedere nell'Atalanta una società di riferimento a cui potersi ispirare. Sappiamo che la gestione di una società è un qualcosa di molto complesso, ogni mese e ogni anno ci sono delle nuove sfide e delle nuove avventure e quindi c'è grande senso di responsabilità per quello che facciamo. Sappiamo molto bene chi siamo, cosa abbiamo costruito, qual è la nostra dimensione come club e come società".

L'acquisto dell'Atalanta?
"La storia che lega la nostra famiglia all'Atalanta parte da mio papà che ha avuto la fortuna di essere selezionato per il settore giovanile; giovanissimo lasciò il suo piccolo paese d'origine per trasferirsi a Bergamo e giocare per questa squadra. Diventò poi capitano della prima squadra disputando più di cento partite. La storia e il legame con questa società nasce in quel momento, successivamente mio papà lasciò il calcio e iniziò la sua attività imprenditoriale. Negli anni '90 fu chiamato da Bortolotti dopo la perdita del figlio Cesare e dal 1990 al 1994 fu presidente. Nel 1994 dovette lasciare l'Atalanta per seguire alcune sfide, una tra tutte fu quella della costruzione di Orio Center che ancora oggi rappresenta un modello di centro commerciale per l'Italia, e a malincuore dovette lasciare l'incarico.

Nel finale della stagione 2009-2010 l'Atalanta retrocesse in Serie B. In quel momento c'era bisogno di dare una mano a questa società dopo un importantissimo lavoro fatto dalla famiglia Ruggeri e si riaprì la grande opportunità di tornare a fare il presidente dell'Atalanta. Per lui era il sogno di una vita. Sapevamo a cosa saremmo andati incontro riprendendo il club, un club a cui una città intera fa riferimento; in quel momento gli occhi di mio papà valsero più di mille parole e allora come famiglia e come figli ci guardammo e capimmo che era giusto far seguire il sogno a nostro padre.

Siamo ripartiti dalle fondamenta con alcuni obiettivi ben chiari: far tornare a splendere il centro sportivo di Zingonia che per noi era la casa della squadra, rendere centrale il settore giovanile (dove anch'io ho avuto la fortuna di giocare) e far tornare la squadra in Serie A il prima possibile con l'obiettivo della permanenza in categoria per 10 anni, cosa mai successa nella storia della società".

La ristrutturazione dello stadio?
"La realizzazione dello stadio è stato un sogno che si è concretizzato. Grazie alla caparbietà e allo sforzo di tutta la famiglia Atalanta si è iniziato un percorso, proprio a cavallo della ricorrenza dei 110 anni di storia, che ha avuto il suo reale inizio con l'acquisto dello stadio. Da quel giorno è partita la ristrutturazione che, nonostante grossi problemi legati al Covid che ci hanno colpito, siamo riusciti ad ultimare e a inaugurare la struttura con l'avvio di questa stagione sportiva.

Questo stadio rappresenta al meglio il tessuto imprenditoriale della nostra città. È uno stadio a km 0 perché rappresenta la capacità tipica del nostro territorio di demolire e ricostruire. Rappresenta la più grande infrastruttura mai realizzata nel storia dell'Atalanta. Rappresenta un investimento da 100 milioni e abbiamo potuto godere del miglioramento passo dopo passo. Il cemento che è base per ricostruire nasce in una cementeria di Calusco, nata nello stesso anno di fondazione dell'Atalanta, il 1907".

L'Atalanta ha la propria identità?
"Da primo tifoso dell'Atalanta, mio papà Antonio ne è una guida. Lui rappresenta il primo tifoso e tutti i giorni ricorda che Bergamo rappresenta l'Atalanta e l'Atalanta rappresenta Bergamo. Il senso di appartenenza che c'è a Bergamo ci rende orgogliosi e responsabili. Tutti i bambini tifano Atalanta. Ad ogni neonato per la festa della Dea decise di regalare una tutina dell'Atalanta, lui lo fece per omaggiare le neo famiglie di un qualcosa che li legasse alla squadra fin da piccoli".

Quali sono gli obiettivi?
"Le aspettative dei tifosi sono da gestire, noi cerchiamo di ricordare sempre chi siamo. È legittimo che quando si raggiungono dei risultati, le aspettative si alzino. Per noi l'obiettivo è cercare, con tante difficoltà, di mantenere degli equilibri che garantiscono il futuro della società . L'obiettivo di mio papà e dei Pagliuca è quello di avere una società sana. Cerchiamo di investire e di non tirarci mai indietro, sul mercato anche quest'anno abbiamo speso più di 130 milioni e con lo stadio è stata la stessa cosa.

Toni D'Amico, dopo l'infortunio di Scamacca, è stato eccezionale e si è dimostrato in grado di saper trovare un sostituto in tempi record, abbiamo perso il centravanti della Nazionale, ma siamo riusciti subito a sostituirlo con un attaccante che ci sta dando grandissime soddisfazioni. Devo dire che ci viene riconosciuto molto spesso, anche da tutta la tifoseria, di incarnate le frasi tipiche che si dicono spesso a Bergamo "non fare mai il passo più lungo della gamba", "tieni i piedi per terra". Cerchiamo di sviluppare la società su questi principi, cercando di approfittare nel momento in cui si possa per fare gli investimenti giusti.

Non siamo una società con determinati parametri, ma saremo sempre grati ai giocatori che ci hanno fatto crescere e che hanno dato tutto per questa maglia, ogni tanto vorremmo fermare il tempo, ma sappiamo che purtroppo non è così".

Qual è il rapporto della famiglia Percassi con i partner?
"Quella con Pagliuca è una partnership solida e i riferimenti sono Steven Pagliuca e Antonio Percassi. Ha sposato i nostri principi e le caratteristiche della nostra squadra si ritrovano dei Boston Celtics. Ci si sente quotidianamente per crescere e creare qualcosa insieme. Noi vorremmo prendere qualcosa dall' NBA e penso che l'NBA vorrebbe prendere qualcosa da noi".

Avete idea di acquistare una società satellite?
"La squadra satellite è stata pensata, ci sono state proposte partnership, ma la linea guida è quella sempre di rinforzare l'Atalanta. Di base siamo curiosi perché questo mondo è in continua trasformazione, non escludiamo nulla ma con la premessa che qualsiasi cosa possa arrivare, arriverà con l'unico obiettivo di migliorare sempre l'Atalanta".

La Serie A ha bisogno di cose nuove?
«Vorrei aggiungere che bisogna voler bene al calcio italiano e alla Serie A perché rappresenta in modo fantastico quello che è un paese unico».

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