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Prigionieri dei club, rose extra large, un sacco di stranieri. Provocazione: aboliamo i prestiti e creiamo un campionato riserve

di Andrea Losapio
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© foto di Lorenzo Di Benedetto

C'è ancora qualcuno che crede che il nostro calcio sia sostenibile? Economicamente, sì, ma soprattutto come sistema? Come mai le nostre squadre sono sempre più vecchie, spesso siamo diventati la pensione (poco) dorata di giocatori sul viale del tramonto della Premier League o della Liga. Le partite sono lente, con una tattica esasperata. La sagra del vecchio volpone, di chi sgonfia il pallone invece di farlo correre. Ovviamente è anche un problema anche solo retrocedere, perché dalla Serie A alla B c'è una digressione talmente forte che è impossibile, per certi club, permettersi uno stipendio di un giocatore di medio bassa Serie A. Le rose della A sono sterminate, in molti finiscono fuori lista, altri devono partecipare agli stipendi con prestiti. Di fatto la schizofrenia del nostro calcio, la pressione a cui giocatori e allenatori sono esposti, mastica e sputa chiunque. Chi sbaglia tre partite è messo alla forca e difficilmente rientra nei piani di questa o quella società.

Poi c'è la questione talento. Vinciamo 3-0 con l'Under21 in Norvegia, anche abbastanza facilmente, grazie a Baldanzi. Che alla Roma non giocherà praticamente mai, chiuso da Dybala, da Soulé, da El Shaarawy, poi c'è anche Saelemaekers... Giusto o sbagliato che sia l'investimento da dieci milioni fatto dai giallorossi a gennaio, il rischio che abbia fatto un passo più lungo della gamba c'è. Rischiando di perdere un momento fondamentale della sua crescita: è più facile mettere in panchina Soulé oppure Baldanzi? La risposta pare ovvia, forse è anche giusta. E Dybala? Vero è che si gioca oramai tantissimo, tutti i giorni c'è una partita, non c'è nemmeno più il rito di fermarsi a casa e guardarla. Una sovresposizione non provoca curiosità ma noia. Chissà se i vertici del nostro calcio prima o poi la capiranno, ma temiamo di no. O magari lo sanno benissimo, ma finché ce n'è viva il Re.

Poi gli stranieri sono troppi, questo è evidente. Ma c'è anche da dire che hanno un sistema, specie nei propri paesi, che aiuta a valorizzare ed esportare, noi non lo facciamo. Una soluzione facile sarebbe chiudere le frontiere. Oppure mettere delle regole cervellotiche - come in Serie D, per esempio - che proteggano gli italiani. Almeno cinque presenti in campo e via, come è successo in altri paesi. Ma poi la Spagna e la Germania hanno comunque giocatori talentuosi pure senza blocchi sugli stranieri. Quindi?

Provocazione: aboliamo i prestiti. Non si possono prestare i giovani in Serie C, in B. Devi cederli per forza, magari con una percentuale sulla futura rivendita - guardate la Juventus con Riccio, ma anche il Milan con Maldini al Monza - ma almeno non ci sarebbe la continua spola fra la squadra "madre" e quella di Serie C. Alcuni calciatori passano la loro carriera contrattualizzati per una squadra e continuano a fare viaggi per l'Italia, una volta qui e una volta là, senza avere continuità. E poi, appunto, se giocano tre partite maluccio finiscono in tribuna e non tornano più a giocare, perdendosi, aspettando il mercato. Tanto ci sarà sempre un altro prestito, un'altra opportunità. Quindi può andare bene l'anno successivo, mentre le squadre di C sono di fatto deresponsabilizzate visto che non c'è un vero mercato, attualmente, che non sia quello di prendere qualche giocatore esperto e poi sperare nei migliori giovani per i rapporti che ci sono.

L'Atalanta, il Milan, la Juventus hanno l'under23. Creiamo un campionato riserve, come succede in Premier League, per giocatori dalla Primavera in su. Magari con premi e che abbia una motivazione d'essere, ma che non sia la Serie C, con quel meccanismo del diavolo di dare milioni a fondo perduto per non avere la certezza di essere iscritti. Ogni anno ci sono cessioni in prestito di 20-30 giocatori da parte delle big (Inter inclusa, che ha vinto un tot di Scudetti primavera ma non porta mai nessuno in prima squadra), facciamole a titolo definitivo. Contratti di tre anni a sedici sono giusti per evitare scippi, ma a diciannove anni ci deve essere una scelta: o puntare su di lui, facendolo giocare in prima squadra oppure nelle riserve, altrimenti cederlo davvero, non usare un artificio (legale) per far sì che uno non riesca mai a crescere, se non per fortunate circostanze. Andranno avanti solo i più bravi, ma anche la Serie B e la Serie C sarebbe decisamente più competitiva.

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Mercoledì 18 Settembre 2024
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