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Conti: "Cerco una squadra, ma non aspetterò oltre gennaio. Gasperini? Fenomenale"

di Alessio Del Lungo

Lo svincolato Andrea Conti è alla ricerca di una nuova opportunità per il futuro e ha rilasciato un'intervista a Sky Sport nella quale ha raccontato la sua quotidianità: "Sto abbastanza bene, purtroppo sono a casa. Mi alleno tutti i giorni e sono in attesa di sviluppi. Nel frattempo mi godo la famiglia, ma comunque sono sereno, non la sto vivendo male".

Si rimprovera qualcosa?
"Ne è valsa la pena, di tutto; non rimpiango niente di ciò che ho fatto in carriera. C’è certamente un po’ di rammarico per i tanti problemi che ho avuto, però nella sfortuna mi posso ritenere fortunato per quello che sono riuscito a ottenere. I rimpianti sono certamente rappresentati dai miei problemi fisici; per quanto riguarda i sogni vorrei togliermi ancora qualche sfizio a livello sportivo, anche se so che non sarà facile".

Il periodo migliore della sua carriera lo ha vissuto all'Atalanta con Gasperini.
"Fenomenale. Sicuramente il migliore che abbia avuto. Riesce a tirare fuori qualcosa che con altri allenatori non si crede di avere. Forse venendo dal settore giovanile è più abituato a lavorare con i giovani. I risultati parlano per lui, ogni anno gli vendono dei giocatori importanti ma riesce a ottenere sempre grandi risultati. La sua formula è: tanto lavoro e credere in quello che si fa".

Poi il passaggio al Milan.
"Quell’estate non è stata semplice per me. Mi cercava il Milan e io volevo andare perché mi sentivo pronto, e quando ti chiama una società come quella – nonostante venisse da anni non semplici - è difficile per un ragazzo giovane dire di no. È stato un anno in cui il Milan ha cambiato tanto, era anche il primo della proprietà nuova, non saprei dire cosa non abbia funzionato perché sono successe tante cose; magari il fatto di aver cambiato tanto non ha aiutato, poi ci sono state pressioni in più rispetto al solito, legate alle grosse spese sul mercato, che non siamo riusciti a reggere".

L'infortunio ha complicato le cose.
"Mi sono fatto male subito, a settembre. Sono comunque riuscito a giocare le prime partite guadagnando la nazionale ed esordendo, poi mi sono infortunato e da lì è stato un calvario. Nonostante mi fossi ripreso un po’ nel 2020 - con Pioli giocavo regolarmente - ci sono state dinamiche che mi hanno portato ad andare via. Comunque è stato un onore indossare la maglia rossonera. Giocando a San Siro ho realizzato un sogno".

Il suo problema sembrava non aver fine.
"Mi ricordo quando mi hanno comunicato l’entità delll'infortunio: mi è crollato il mondo addosso. Ero giovane e nel punto più alto della carriera, si parlava tanto di me e avevo guadagnato la Nazionale. Poi dipende tutto da come si riesce a uscirne; per me è stato comunque un calvario perché ho avuto continui problemi e ho dovuto operarmi quattro volte al ginocchio. Non è stato semplice anche perché ho dovuto mettere in dubbio il mio futuro a livello calcistico, non è semplice vivere con questi pensieri".

E oggi questo problema è sempre più frequente.
"Come consiglio posso dire loro di affidarsi alle persone giuste e di circondarsi dell’amore dei propri familiari, perché quella è la cosa più importante nei momenti difficili. Nel mio caso è stata una conseguenza di cose, dopo la prima volta l’intervento non è andato bene e la riabilitazione non è stata semplice; ma ne ero uscito anche abbastanza bene, infatti nel 2020 mi sentivo bene. Poi mi sono rotto il menisco, e da lì è stato sempre un inseguirsi di problemi perché dovevo sempre intervenire sullo stesso ginocchio. È chiaro che dopo tutti questi problemi non si può tornare agli stessi livelli di prima".

Adesso che cosa cerca?
"Vorrei una nuova avventura, anche se so che non è semplice perché è tanto tempo che non gioco. Non ho avuto possibilità, non sono stato cercato questa estate né ultimamente, ma la vivo bene. Non ho l’ansia dovuta all’essere senza squadra, perché sono consapevole del mio passato e di quanto possa essere difficile per una società cercare di ingaggiarmi. Resto in attesa di una chiamata ma deve essere quella giusta, con tutti i problemi che ho avuto non me la sentirei di andare in una realtà in cui non c’è chiarezza o in cui non mi sento benvoluto al 100%. Attendo la chiamata giusta, ma non per sempre: mi do un limite, che penso sia il mercato di gennaio. Se non avrò offerte poi prenderò le mie decisioni, perché comunque è difficile star fermo tanto".

Chi sono i suoi esterni ideali?
"Per la velocita scelgo Bellanova; per le capacità difensive e la mentalità, Di Lorenzo; per la resistenza Theo Hernandez; per tecnica e cross prendo Dimarco".

Dopo il suo ritiro che cosa vorrà fare?
"Non so ancora con certezza ciò che farò. Difficile al momento immaginarmi allenatore o direttore, ma può anche capitare che tra un po’ di tempo cambi idea. Al me giovane direi di godersi appieno ogni istante di carriera, di lavorare sempre al massimo per cercare di migliorare sempre di più e ottenere le massime soddisfazioni che riesce. Ho realizzato i miei sogni, nonostante tutto".


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