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La MLS a un bivio: abolire i privilegi o restare lega chiusa. Decide il TAS

di Michele Pavese

Ci sono un americano, uno svizzero e un israeliano, chiusi in una stanza segreta di un hotel di Manhattan... Non è l'inizio di una barzelletta, né di un nuovo capitolo di Saw - L'Enigmista. I tre protagonisti di questa storia sono tre giudici del TAS di Losanna, che si riuniranno tra domani e giovedì in un'udienza straordinaria per decidere il futuro del soccer americano. Sul tavolo, in particolare, ci sarà l'annosa questione delle promozioni e delle retrocessioni, che la FIFA regolamenta e tutela in modo chiarissimo in tutto il mondo, eccetto negli States, in Australia e in India.

Privilegi da abolire - Da un lato, quindi, c'è la Federazione americana, che difende l'eccezione che le è stata concessa di avere un torneo chiuso, sul modello degli altri sport americani. Dall'altro, invece, due società di terza divisione (Kingston Stockade e Miami Fc) che chiedono a gran voce che la FIFA faccia valere anche negli States il diritto di conquistare titoli e categorie superiori sul campo. Oltre duecento società delle serie minori hanno presentato una lettera al presidente della Federcalcio, Carlos Cordeiro, per chiedere di abolire il sistema chiuso e permettere a tutti di sognare. La MLS, dalla sua fondazione, è sempre stata una Lega blindata: si può partecipare solo pagando una cifra dai 150 ai 200 milioni di dollari. Quindi una squadra può arrivare ultima anche per 4-5 anni consecutivi senza mai retrocedere. L'unico modo per non essere ammessi è dunque il fallimento. Se la lotta intrapresa nel 2017 dal milanese Riccardo Silva, proprietario del Miami FC, dovesse essere portata avanti anche dai giudici del TAS, ci potrebbe essere una clamorosa rivoluzione, che potrebbe scatenare un effetto domino in grado di coinvolgere, forse, anche NBA, NFL, NHL e MLB.


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