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TMW RADIO - Fabbrini: "Da Empoli alla Romania, dopo questo giro sogno di tornare a casa"

di Dimitri Conti
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Archivio Stadio Aperto 2020-2021
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Diego Fabbrini ai microfoni di Francesco Benvenuti
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Diego Fabbrini, attaccante della Dinamo Bucarest, ha parlato a TMW Radio, nel corso della trasmissione Stadio Aperto con Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini: "L'esperienza in Romania è positiva, sono 3 anni e mezzo che sono qui, con la mia famiglia. Ci stiamo trovando bene".

La sua carriera inizia da Empoli.
"Uno dei settori giovanili migliori d'Italia, lì l'ho fatto tutto: si parla di quasi 10 anni. Ho tanti bei ricordi compresi i primi due anni da professionista. Sono cresciuto lì".

Cosa rende speciale il suo settore giovanile?
"Di calcio ci capiscono! Hanno occhio e ci sono persone competenti a lavorare. I risultati infatti alla fine stanno pagando".

Com'è stato l'adattamento con i grandi?
"Quel passo lì fu una cosa naturale, mi trovai bene con i compagni di squadra. Anche quando giocavo in Primavera affrontavamo spesso la prima squadra, quel salto non fu così traumatico".

Aveva qualche big sulle sue tracce?
"Ai tempi di Empoli c'erano tanti interessamenti, il più concreto è stato quello dell'Udinese: sono andato lì perché sono stati i più decisi".

Udine è anche Europa.
"Che esperienza. Ricordo che i primi minuti che ho giocato all'Udinese erano contro l'Arsenal. Avevamo una squadra forte, con una marea di giocatori forti: da Handanovic a Benatia fino a Isla, Asamoah e Di Natale. Erano gli anni in cui l'Udinese arrivava tra le prime cinque".

Quel doppio scontro è una ferita ancora aperta?
"Ma no, ormai sono passati tanti anni... Il calcio è così, sono passati anni. A volte si vince, altre si perde".

Che compagno di squadra era Di Natale?
"Siamo amici, mi ha aiutato tanto. Veniva anche lui da Empoli, mi ha aiutato a inserirmi nella mia prima esperienza lontano da casa".

C'è qualcosa che rimpiange?
"Qualche scelta l'ho sbagliata, errori ne ho fatti. Non so cosa sarei potuto diventare, ma il rammarico non serve. Probabilmente doveva andare così".

Ha subito qualche pressione in negativo?
"No, anche perché non sono uno che legge molti giornali. Sono più concentrato sul giocare, quando ero più giovane sul divertirmi. Non sono stato mai più di tanto influenzato".

Poi l'esordio con l'Italia nel 2012.
"Una bella soddisfazione, ricordo che si giocava a Berna contro l'Inghilterra. Mi chiamò Prandelli perché Balotelli aveva avuto un problema, ricordo che ero a pranzo a Udine e mi dissero che sarei dovuto andare a Coverciano. All'inizio non capivo, poi ho realizzato. Bello".

Poi Palermo, lì ha incrociato Gasperini.
"L'ho visto pochissimo, quando arrivai era l'allenatore, feci una partita con lui e lo esonerarono. Mi pare dopo venne Malesani, anche lui fuori dopo tre partite. Praticamente non li ho conosciuti...".

Con lei c'era Dybala: si vedeva il talento?
"Si vedeva che era forte, lui insieme a Ilicic. Quest'ultimo era più pronto".

Che ricorda della Championship?
"Bellissima esperienza, sia di vita che di calcio. Una cosa che ho avuto la fortuna di fare".

Altre strutture?
"Veramente un piacere, bello andare allo stadio a viverlo... Il calcio in Inghilterra non è molto complicato: si va per la partita, una volta finita stop e ci vediamo il giorno dopo. Anche allo stadio si respira un'aria differente rispetto alle altre parti del mondo".

Quindi lo Spezia.
"Sono stato poco ma benissimo. Me la ricordo bene come esperienza perché ero lì quando è nata mia figlia. Sono contento che abbiano raggiunto la Serie A, la proprietà è ambiziosa e spero possano fare ancora bene".

Qualche sfizio per la sua carriera?
"Continuare a fare meglio possibile, mi piacerebbe anche rientrare in Italia dopo aver fatto il giro del Mondo!".

Che calcio italiano ha visto in questi anni di lontananza?
"Oggi forse è più facile emergere, c'è più coraggio rispetto al passato. Sempre meno rispetto ad altri paesi, eh... Ci sono posti in cui se sembri pronto ti buttano dentro subito e poi si guarda il risultato. Ci stiamo europeizzando, comunque, come in tutte le altre cose".

In Inghilterra altra solfa.
"Lì c'è una forza economica tale che diventa difficile stargli dietro, fanno quasi uno sport a sé. Ma le squadre italiane, secondo me, non sono così tanto peggio".

L'Empoli intanto è tornato in Serie A.
"Di pallone se ne intendono, non dimentichiamoci che è una città piccola. Stanno facendo un capolavoro, il presidente Corsi ha fatto una marea di promozioni... Insegnano, andrebbero presi d'esempio".

A proposito del ritorno in Italia, qualsiasi categoria?
"Non so neanche dire ora o tra 3-4 anni, ma vorrei davvero tornare a casa".

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