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Bruno Peres chiama la Serie A: "È venuta l'ora di tornare, sono pronto"

Esclusiva TMW
di Gaetano Mocciaro
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© foto di Antonello Sammarco/Image Sport

Bruno Peres è pronto a tornare in pista e sogna l'Italia dove ha vissuto per cinque anni e mezzo, diviso fra Torino e Roma. L'esterno destro dopo essere tornato in Brasile si avvia a 34 anni a una nuova avventura. Si racconta in esclusiva ai microfoni di Tuttomercatoweb:

Bruno Peres, innanzitutto come stai?
"Sto bene e ho voglia di ricominciare. Il mio agente adesso è in Europa dove sta facendo un po' di lavoro e quando tornerà mi porterà novità".

Qualcosa bolle in pentola?
"Sono tornato in Brasile e ho potuto godermi la famiglia, l'affetto delle persone care. Ma dopo aver giocato quasi 10 anni in Europa mi sono abituato a un certo tipo di calcio. Per cui voglio tornare a giocare in Europa".

Pensi di tornare proprio in Italia?
"Perché no? Mi piacerebbe perché è un paese che mi ha accolto benissimo".

Ti sei fatto un'idea di dove ti vedresti? Nel frattempo stanno salendo in A delle squadre ambiziose come Parma e Como
"Il Parma ha una storia bellissima per il calcio italiano, ma non ho un'idea precisa sulla squadra. Parlando anche col mio agente di recente non ho avuto indizi da parte sua".

La tua ultima presenza risale a dicembre con la maglia dell'Athletico Paranaense
"Finito il contratto ho valutato le offerte. Ne sono arrivate 2-3 ma non sono andate a buon fine. Qualcosa è arrivata dalla seconda divisione ma era un'ipotesi che non ho voluto prendere in considerazione. Meglio aspettare e restare con la mia famiglia che mi dà la forza per andare avanti".

Come valuti il livello del calcio brasiliano?
"Il livello è buono, inoltre sono tornati o torneranno grandi calciatori: Marcelo e Thiago Silva sono due esempi. Ma poi dipende sempre dalla squadra in cui vai a giocare".

Sono passati dieci anni dal tuo approdo in Italia, al Torino. E c'era persino il rischio che il trasferimento saltasse
"Ricordo che c'era il problema dello slot extracomunitari, se non usciva prima un giocatore non se ne poteva fare nulla. Alla fine la situazione si è risolta ed è partita la mia avventura, bellissima".

La figura di Gian Piero Ventura per te è stata molto importante
"Per Ventura ho un affetto grandissimo, come se fosse un papà. Mi ha insegnato tantissime cose. Quando ero al Torino lui era una di quelle persone che non mi diceva mai 'bravo', non mi faceva mai un complimento. Me lo spiegò il giorno che mi stavo trasferendo alla Roma".

Cosa ti disse?
"Mi disse: 'Non ti ho mai fatto i complimenti perché avevo paura che perdessi la testa'. Mi massacrava, ma lo faceva per il mio bene perché voleva che io crescessi. Mi spronava, mi ha insegnato tante cose e mi ha fatto essere un grande uomo. L'ho trovato quando ero a Roma e lui allenava la Nazionale, è stato un bel momento".

Sei rimasto nel cuore dei tifosi granata per quel gol pazzesco nel derby
"Il gol più bello che abbia mai fatto, non so per quanto verrà ricordato. Vidal mi rincorreva a non mi prendeva mai, alla fine è dovuto venire in Brasile, nell'Athletico Paranaense, dove giocavo anche io per farlo (ride, ndr). Fu storico perché erano 12 anni che il Toro non segnava nel derby, ma la cosa più bella è stata al ritorno dove abbiamo vinto, non succedeva da 20 anni. Vedere i tifosi del Toro che piangevano dalla gioia non ha prezzo".

A Roma ci sono state più difficoltà
"Una piazza complicata ma le persone ti amano da morire, hanno un rispetto e affetto enorme. Dopo due anni a Roma ho voluto ritornare in Brasile perché papà e mamma avevano dei problemi e ho deciso di stare vicino a loro, non potevo lasciarli da soli. Sarei potuto tornare anche al Torino, mi chiamò Petrachi poi fu lui a trasferirsi alla Roma. Per me è stata una bellissima esperienza e ogni volta che ho la possibilità di tornare sono sempre belle parole e grandi abbracci. Mi vogliono bene e questo non lo posso dimenticare. Quando posso seguo ancora i giallorossi, fuso orario permettendo".

Il tuo ex compagno di squadra De Rossi intanto è diventato allenatore, proprio dei giallorossi
"Daniele era già un allenatore in campo, amava le responsabilità. Mi fa piacere vederlo alla guida della Roma, perché è sempre stata una persona umile e intelligente, con grandi idee. Sta facendo molto bene e secondo me crescerà tanto perché aveva questo in testa. Diventerà un grandissimo. Certo, mi fa un certo effetto vederlo in questo ruolo avendo condiviso con lui lo spogliatoio".

Ti vedi anche te allenatore in futuro?
"Non credo e a essere sincero non mi vedo in questo mondo. Magari resto, ma come agente. Del resto già suggerisco i giocatori al mio, di agente, gli faccio il 50% del lavoro (ride, ndr)".

Rimpianti?
"Non aver segnato nel derby della Capitale".

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