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Occhio a Spalletti: tentativo disperato per rimanere all’Inter, cambia le alleanze, e c’è stato quel colloquio prima del Chievo… Agnelli vuole convincere Guardiola con l’aiuto dell’Uefa. Roma: ecco l’alternativa straniera Fonseca

di Tancredi Palmeri
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Non è finita, finché non è finita. Questo deve avere pensato Luciano Spalletti negli ultimi giorni, in piena modalità John Belushi. E non pensando tanto alla lotta Champions, che è solo una delle due partite che si sta giocando, forse la più semplice.
Perché Luciano sa che se entrerà di nuovo in Europa, da terzo o quarto che sia, allora sarebbe sportivamente inattaccabile. L’arrivo di Conte non è cosa fatta ma poco ci manca: la firma ci manca - che non è poco - ma è arrivato anche Zhang jr. per ratificare finalmente scelte e strategie.
Ma ha deciso di tentare il tutto per tutto il vate di Certaldo, non tanto con il risultato del campo, quanto con delle mosse tanto inaspettate quanto disperate. Mosse politiche, per riuscire a convincere la dirigenza che il futuro può essere ancora lui. Sì, sembra assurdo pensando alla volontà convergente su Conte da tempo, ma Spalletti ha deciso di provare tutto.

Davanti alle telecamere, e soprattutto dietro. E’ così che vanno lette le sue parole, ma va letto anche tra le sue parole. L’attacco durissimo alla Gazzetta e ai media per il trattamento riservato all’Inter, qualcosa su cui i tifosi nerazzurri da tempo protestano. Parole che così dirette non si sentivano dai tempi di Mourinho, e che hanno portato dalla sua parte la pancia del tifo interista, insinuandogli il dubbio sul cambio.
Ma bisogna leggere anche in mezzo alle parole, un clamorosissimo cambio di cavallo. Ricordatevi che Spalletti è uomo scelto, supportato e confermato da Ausilio. Il quale Ausilio è sopravvissuto ad altri superiori, ma che adesso sembra debba riportare stabilmente a Marotta, che piano piano si sta prendendo il controllo decisionale. Ebbene, è stata spassionata la lode di Spalletti a questi mesi di Marotta, l’uomo che forse lo sostituirà ma che comunque può orientare il destino della panchina. E nella lode si è sentito un sibilo nei confronti di chi da due anni a questa parte passa sistematicamente ai giornali notizie interne. Non si può certo fare una corrispondenza diretta con Ausilio, per carità. Ma allo stesso tempo chiunque sia addentro al mondo Inter è perfettamente consapevole del rapporto di lusso tra Ausilio e i media più importanti, quasi un rapporto privilegiato, di certo attentamente curato.

Ma poi c’è quello che succede dietro le telecamere. Spalletti sta facendo di tutto per recuperare alla sua causa molti dei favori che si era alienato. Su tutti, ça va sans dire, quello con Icardi. Perché c’è stato un colloquio che definire clamoroso è un eufemismo: nelle immediate ore precedenti alla partita con il Chievo, l’allenatore dell’Inter ha parlato con l’ex capitano quasi tentando di fare leva sull’amore per l’Inter reciproco, addirittura arrivando a a manifestargli che le cose possono essere risolte, e insomma moralmente abbracciandolo, quasi adombrando una ritrattazione del duro atteggiamento avuto in passato, e insomma non ha pronunciato “scurdammoce ‘o passato” solo perché il vernacolo partenopeo non appartiene a nessuno dei due interlocutori.
Un colpo di coda davvero clamoroso. Spalletti sta tentando di tutto per rimanere all’Inter, questo è.

Così come Agnelli potrebbe addirittura tentare vie infinite per provare, una terza volta, a convincere Guardiola. L’offerta di marzo non ha funzionato, nemmeno quella di aprile. Adesso un’alleata inaspettata (o no?) potrebbe essere l’Uefa. Perché il New York Times ha rivelato che, per la prima volta con club di questo livello, l’Uefa sta seriamente vagliando l’esclusione del club dalle coppe europee a causa del financial fair-play.
E proprio Agnelli era stato tra i presidenti che nel passato autunno più duramente avevano chiesto un’azione esemplare contro i club contravvenenti al ffp, specialmente City e PSG (casa di Mbappé…).
Ed è vero che in questo gioco 1+1 non fa 2. Ma è anche vero che il maggior consigliori non ufficiale del presidente Uefa Ceferin sul futuro è diventato proprio il presidente dell’Eca Agnelli, con cui ormai c’è un’intesa quasi totale sul sistema calcio.
L’esclusione dalla Champions sarebbe una leva perfetta per provare a convincere Guardiola. Nel frattempo comunque ribadiamo: non c’è stato a oggi il benché minimo feedback positivo alla proposta della Juventus, in quanto Guardiola è tuttora in sintonia totale sia con la proprietà degli Emirati, sia e soprattutto con la dirigenza spagnola (anzi, catalana) sodale di vecchia data.

Alla Roma la decisione sull’allenatore è ancora in alto mare. Dopo Conte, era Sarri la nuova prima scelta, ma l’addio dal Chelsea sembra improbabile. L’opzione Giampaolo in casa è la più concreta.
Ma si considera il totale cambio di rotta, come già avvenuto in passato con la proprietà americana, quando si scelse un profilo internazionale emergente non ancora affermato ai massimi livelli, come Luis Enrique prima e Garcia poi.
E per questo motivo l’alternativa internazionale tenuta in considerazione è Paulo Fonseca, il 45enne allenatore dello Shakhtar che a Roma conobbero bene l’anno scorso, quando fece tremare i giallorossi negli Ottavi, prima di cedere il passo a una squadra che nello stesso anno eliminava Atletico, Chelsea e Barcellona. La marca del calcio di Fonseca è quella di un gioco di qualità, offensivo e veloce, ma con elementi di praticità, un’intensità che riesce a fare necessità virtù a seconda delle difficoltà specifiche.
Oltre a vincere tutto nel biennio in Ucraina, è così che eliminò l’anno scorso il miglior Napoli di Sarri ai gironi. E anche quest’anno ha sfiorato la qualificazione all’ultimo, tenendo il livello alto nonostante nel biennio abbia perso Bernard, Fred, Ferreira e Srna.
E la sirena italiana non è una novità per Paulo Fonseca: infatti l’anno scorso era stata l’opzione internazionale a cui proprio il Napoli aveva pensato qualora l’accordo con Ancelotti non fosse arrivato. L’allenatore portoghese aveva già avuto dei contatti, ma poi non se ne fece più niente.
Sta a vedere che ancora una volta il nome di Sarri non si incroci con quello di Fonseca, ma sull’asse di Roma.

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