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Vincere solo spingendo al massimo, l'Inter come la prima Juve di Conte

di Gaetano Mocciaro

"Se non andiamo al massimo non vinciamo". Così Antonio Conte ha sentenziato al termine di Lecce-Inter l'inaspettato stop del "Via del Mare". L'Inter, questa Inter, deve sempre andare a tavoletta per stare al passo della Juventus. Un po' come la prima Juve proprio di Conte, che aveva nel furore agonistico il marchio di fabbrica.

La prestazione dei nerazzurri a Lecce è stata sottotono, una squadra che non ha trovato le contromisure contro un avversario che per l'occasione ha cambiato modulo, optando per un iperdifensivo 5-3-2. Un Lecce peggior difesa del campionato (39 gol al passivo con oggi) che è riuscito a ingabbiare una coppia da 24 reti. Lukaku solo una volta pericoloso, Lautaro meno cattivo del solito. Anche il centrocampo, ad eccezione di Brozovic, non è stato all'altezza della situazione.

"Vinciamo solo se giochiamo a 200 all'ora" ha ribadito il tecnico. Ed è questa la differenza sostanziale con la Juventus, squadra che è partita con questa filosofia grazie al tecnico salentino e con gli anni ha imparato a gestire meglio le partite, arrivando a vincerle anche giocando male. Gonzalo Higuain, in una recente intervista rilasciata in Inghilterra, lo ha ribadito: "Siamo una squadra in grado di vincere anche se giochiamo tutti male. Quello che intendo è che se abbiamo fatto così bene finora e all'improvviso arriva qualcuno e vince titoli al posto nostro, è perché noi ci siamo rilassati". Per arrivare a questi livelli servono più giocatori, per dare un cambio ai titolari, e che siano di livello internazionale per trasmettere la mentalità giusta. Il mercato sotto questo aspetto potrà dare una mano. Il primo acquisto, Young, è già arrivato. Ma è fondamentale più che mai un giocatore che possa fare la differenza. Un giocatore come Eriksen.


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