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Rosenthal preoccupato: "Temo che Italia-Israele sarà strumentalizzata per fini politici"

di Dimitri Conti

"Rosenthal go home" e "Via gli ebrei dal Friuli" erano solo due delle scritte che 35 anni si potevano leggere a Udine nei giorni in cui l'Udinese stava acquistando Renny Rosenthal, attaccante israeliano che fu vittima di antisemitismo e il cui trasferimento in Serie A alla fine non è stato possibile da realizzare.

Oggi, in vista della sfida di Nations League di domani sera tra Italia e Israele, Rosenthal torna a parlare intervistato da La Repubblica, iniziando proprio dalla partita: "Temo possa essere strumentalizzata per fini politici. Intorno alla squadra di Israele c'è sempre molta sicurezza, adesso sarà molto più intensa. Strano che il comune di Udine non volesse patrocinare questo grande evento, sono contento ci abbia ripensato. A causa dell'antisemitismo ormai un paese europeo non è più libero di organizzare una partita in casa propria come vorrebbe...", dice citando l'esempio del Belgio che ha spostato la partita contro Israele in Ungheria.

Quindi torna sui famosi episodi del 1985: "Mi hanno fatto un favore, pochi mesi dopo ho firmato per il Liverpool. In quel momento ero molto deluso, per quanto ne sapevo ero il benvenuto. Ero stato capocannoniere dello Standard Liegi, in un paio di giorni con l'Udinese era tutto fatto. Mentre ero a Tel Aviv, dopo firma e test medici, lessi sul giornale che avevo un problema medico o qualcosa del genere. Rimasi sorpreso, mi dissero che avevano trovato un'anomalia nelle vertebre della schiena. Erano le scritte antisemite e avevano trovato un altro giocatore, Abel Balbo, almeno al tempo ho pensato fosse quello il motivo. Poi dopo il Liverpool ho giocato al Tottenham e finito la carriera al Watford: mio figlio Tom ha iniziato a giocare lì e Pozzo ha comprato proprio il Watford. Alla fine è successo: un Rosenthal ha giocato in una squadra dei Pozzo".


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