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Ultimo tango di Klopp con il Liverpool. Dallo 0-3 dell'Atalanta è andato tutto male

di Lorenzo Di Benedetto

Il 26 gennaio Jurgen Klopp dava l'addio tecnico del Liverpool. Dopo nove anni, una Champions, una Premier, tante battaglie. In maniera totalmente inaspettata, in un giorno come un altro. "Il Liverpool ha bisogno di un allenatore al top del suo gioco, al top del suo livello e non posso essere lui. Lo realizzi quando non sei più un giovane coniglio e non riesci a saltare in alto come facevi prima. Non ci ho pensato appositamente, è solo successo. Risponderò a 500 mila domande oggi, se volete, ma è così fino alla fine della stagione. Abbiamo così tante cose da fare, sono chiaramente immerso qui".

Una scelta che non sarebbe cambiata in alcun modo, nemmeno con una vittoria. "No, assolutamente. Anche se non dovessimo vincere niente, ci ho pensato in maniera corretta. La mia decisione indipendente da ogni risultato di questa stagione. La cosa buona è che ci sono delle ottime basi per questa squadra. Ed è per questo che è un buon momento per avere qualcun altro". Alla fine è andata proprio così, da un secondo all'altro il castello di carte è cascato.

È successo giovedì 11 aprile, contro l'Atalanta, poco più di un mese fa. Il pari contro gli odiati avversari dello United, in Premier qualche giorno prima, era visto come un intoppo. Lo 0-3 di Anfield, invece, come una catastrofe. La sensazione che qualcosa sia crollato in quel momento, anche perché subito dopo, con il Crystal Palace, è arrivata l'ultima sconfitta che ha eliminato i residui di speranze di vincere la Premier League. Troppo lontani dal City per continuità e risultati, Klopp saluta la Kop senza trofei. Come per Sir Alex Ferguson, qualcuno potrà avere anche paura di questo addio.


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