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TMW RADIO - Baroni: "Meriti al Napoli per la Coppa Italia. Lo Spezia ricorda il mio Benevento"

di Dimitri Conti
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport
Archivio Stadio Aperto 2020
TMW Radio
Archivio Stadio Aperto 2020
Marco Baroni, allenatore, ai microfoni di Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini
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L'allenatore Marco Baroni si è collegato nel corso di Stadio Aperto, trasmissione di TMW Radio condotta da Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini: "Secondo me le prime partite sono state sufficientemente piacevoli, chiaro che senza l'enfasi del pubblico e lo stadio pieno viene meno molto dello spettacolo, anche se si tratta di gare viste in tv. Ci abituiamo a sentire le voci dei giocatori e degli allenatori nel silenzio degli stadi vuoti, ed è inusuale. Non ci sono grandissimi ritmi ma si sono viste buone partite, il timore di avere molti infortuni o sfide scialbe è stato secondo me smentito, sia per la Serie A che per la B".

Sorpreso dal ko in Coppa Italia della Juve e delle critiche a Sarri?
"Quando sei l'allenatore della Juventus ed erediti uno score così dalla gestione Allegri è normale, tutti si attendono che la Juve vinca tutto. Il Napoli ha fatto un'ottima partita, dimostrandosi squadra centrata sia in semifinale che finale. Era una squadra forte, forse un po' smarrita, ma con Gattuso alla guida si è ritrovata. I giocatori corrono tutti, si mettono a disposizione e sono compatti. Diamo anche merito a loro per aver vinto la Coppa Italia, ora credo che il compito della Juve in campionato non sia facile, visto che ha la Lazio dietro e che anche l'Inter può rientrare".

Perché le squadre U23 (o B) sono state ignorate? Come fare per gli under?
"Il tema è difficile, dobbiamo dare possibilità di crescita ai giovani e l'U23 in questo senso è buona. Salire dal settore giovanile della Juventus alla prima squadra è veramente complicato, e hanno provato questa cosa. Io ho assistito a qualche loro partita, e non sono molto apprezzati ma per me è una buona scelta per non disperdere tutti quei calciatori che riesci a portare su in una realtà molto complessa come quella della Serie C. Con un aiuto diverso, possono crescere".

Sono troppe le 60 squadre di Serie C?
"Più che la quantità deve esserci la qualità del club: spesso si vedono squadre che partono e poi a metà campionato si ritrovano in difficoltà economica. Ci vuole una garanzia per quelle realtà che hanno più stimolo da tutti i punti di vista: cercando di mantenere tanti giocatori nel professionismo si rischia comunque di creare confusione ed andare incontro a difficoltà economiche pronti via".

Sfida salvezza: giocando ogni tre giorni possono esserci sorprese?
"Sicuramente in questo momento Brescia e SPAL hanno grandissime difficoltà. Ho visto invece il Lecce ed è una squadra assolutamente viva, finché il risultato era in equilibrio hanno fatto un buon calcio, poi chiaro che quando salta il punteggio non vengono più rispecchiati i valori della gara. Ci sono squadre come Genoa, Sampdoria e Udinese che forse rientrano in questa corsa, a differenza secondo me di Fiorentina e Torino. Però con tante gare ravvicinate, dovendo gestire squalifiche, infortuni e ricambi, qualche pericolo si può correre".

Juric è davvero pronto a seguire le orme di Gasperini?
"Se porta avanti le sue idee e trova l'ambiente ideale, secondo me può far bene. L'ha già dimostrato, e questa è componente per allenatori che credono in un determinato modo di fare calcio: trovare la piazza che ti sostiene è fondamentale".

Ha valorizzato tanti giocatori poco conosciuti come Rrahmani, Kumbulla e Amrabat, giusto per citarne alcuni.
"Assolutamente, sta facendo un grande lavoro. Prima avete menzionato l'Atalanta, e sono 70 anni che nessuna squadra segna così tanto: il calcio di Gasperini deve essere messo sotto la lente d'ingrandimento, uno svuotamento dell'area che viene attaccata invece da esterni, mediani e trequartisti. Molto interessante. Sono anni che ormai fa bene, e oggi Juric sta cercando di fare come lui, anche perché sono due persone che si conoscono molto bene. Ha trovato lo stesso tipo di ambiente trovato da Gasperini all'Atalanta".

Il Benevento sta per tornare in Serie A.
"Un campionato straordinario, bisogna fare i complimenti a tutti. Ma non è più una sorpresa: già da tempo hanno gettato le basi per far sì che il Benevento abbia sempre più spazio nel campionato maggiore: ci sono soldi, professionalità ed idee, ed è una strada non più in salita ma con una sua progettazione. Credo che il Benevento ne raccoglierà i frutti nei prossimi anni".

Lei ha avuto Politano a Pescara. Lo vede compiuto come giocatore o ha ancora margini?
"Secondo me Matteo ancora può migliorare, ha grandi qualità. Lì a Pescara ho allenato due talenti che venivano dalla Roma come lui e Caprari, mi facevano la differenza in ogni gara. Chiaro che quando arrivi in grandi squadre c'è competizione, e forse nell'accettarla Matteo deve migliorare ancora. Diventerà sicuramente un giocatore al top, perché ne ho allenati pochi con le sue qualità tecniche. Napoli può essere l'ambiente ideale per sentire la giusta fiducia ed esplodere".

Pinamonti è un '99 ma già sulla scena da un po'. Problemi più suoi o del contesto nel confermarsi?
"I giovani bisogna anche saperli aspettare ed aiutarli a lavorare. Pinamonti ha grandi qualità, una fisicità importante e una buona tecnica. Deve credere di più nel lavoro e perfezionare i dettagli, sono quelli che fanno fare i gol in Serie A. Le potenzialità le ha e deve insistere individualmente per completarsi, è giovanissimo e davanti ha una carriera brillante, ne sono certo".

Chi è oggi la squadra più vicina al Benevento?
"Crotone e Frosinone. Però occhio allo Spezia che potrebbe inserirsi: in loro vedo l'entusiasmo e le idee dei miei tempi a Benevento, non mi stupirei se si inserissero nella corsa al secondo posto".

Come giudica Faraoni oggi?
"Ho seguito tutto il suo percorso, è anche andato all'estero e rientrato. Nasce centrale di difesa, poi cresce da esterno e avendo la libertà di attaccare continuamente che gli dà Juric le sue caratteristiche vengono esaltate. Sta chiudendo un cerchio di maturazione ed è una bellissima realtà".

Che carriera ha fatto Ciciretti?
"Lui è uno di quelli come Politano e Caprari. Nella Roma era considerato il più qualitativo, molto probabilmente non ha gestito benissimo il post-Benevento. Forse andare a Napoli è stato un gradino troppo alto, non era pronto e oggi deve ritornare a lavorare su se stesso. Ha mezzi che devono essere accompagnati da fiducia, lavoro quotidiano e attenzione ai particolari".

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