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Claudio Nassi: "Il cross dal fondo"

di Redazione TMW
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Algoritmo: "Qualsiasi schema o procedimento sistematico di calcolo". E' la definizione che dà al sostantivo il Devoto-Oli. Credo che siano artisti o scienziati quelli che lo avvicinano al calcio. Non so che cosa significhi, ma ricordo quello che ho fatto per avere vantaggi nelle società. Nel '74 iniziai ad adattare il basket al calcio. A Pistoia nel '78 avevo lo psicologo. Ero arrivato alla Lucchese con gli scout del Fernet Tonic Bologna e della China Martini Torino. Nell''84 a Perugia si andava in campo col computer, perché alla fine dei primi 45' l'allenatore avesse i dati relativi ai suoi e agli avversari. Uscito dal calcio nell''89 ho confezionato, con amici, un annuario tecnico-statistico, Tuttocalcio, dove un allenatore poteva preparare le partite.

Quando mi sono trovato alla Sampdoria e alla Fiorentina, con proprietà che volevano vincere, l'impegno, se possibile, aumentava, per la concorrenza più agguerrita. Cercavo il meglio in B e in C. Non si parlava di algoritmi, né mi servivo di osservatori. Avevo il terrore che la gente parlasse e la trattativa sfumasse. Ero solito usare quelli che stimavo e lavoravano per altri club. Avevano l'abitudine di raccontare i loro spostamenti e i calciatori osservati. Vivevo di segnalazioni e, una volta convinto, chiudevo immediatamente. Sapevo che, come una notizia usciva, la Juventus soprattutto, poi Milan e Inter, mi avrebbero anticipato. Che cosa cercavo? Chi aveva di più, col gol nel dna. Poi gioventù, talento e velocità. Oltre al gol, chi aveva l'assist facile. La conoscenza dei ruoli faceva il resto. Ad esempio, un'ala ieri, o l'esterno alto oggi, doveva possedere dribbling, arrivare a crossare dal fondo, servire assist, guadagnare punizioni dirette e rigori, insomma qualcosa che ricordasse Mora, Claudio Sala, Causio, Bruno Conti, Domenghini, Trevor Francis e pochi altri. Né dimenticavo chi recuperava tanti palloni, egualmente determinante.

Me la cavavo senza osservatori, match analyst e algoritmi.
Per scelta tenevo sotto controllo le nazioni calcisticamente più importanti, come Argentina e Brasile, o società guida come l'Ajax. Questo mi permetteva di arrivare a Van Basten e Redondo.
Cercavo il meglio per l'allenatore di turno.
Né dimenticavo il preparatore atletico.
Avevo il Prof. Datteri.
L'ho ritrovato nelle dichiarazioni di Pintus, che ha lavorato coi migliori tecnici. "Il lavoro individuale è fondamentale. La migliore prevenzione è la preparazione. La forza è un aspetto importante. Non seguo le mode. Per raggiungere gli obiettivi di allenamento bisogna allenarsi bene". Avevo Antonio Pagni, il numero uno dei massofisioterapisti. E non dimenticavo l'alimentazione. Ma di algoritmi neppure l'ombra!

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