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TMW RADIO - Giulanova, Diamoutene: "Sogno di fare il ct del Mali. Prima provo a tornare pro"

di Dimitri Conti
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© foto di Federico De Luca
Archivio Stadio Aperto 2020
TMW Radio
Archivio Stadio Aperto 2020
Souleymane Diamoutene ai microfoni di Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini
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Souleymane Diamoutene, difensore del Giulianova, è intervenuto in diretta nel corso di Stadio Aperto, trasmissione in onda sulle frequenze web di TMW Radio: "L'epidemia è arrivata all'improvviso e ha fatto fermare tante cose, sia per il calcio che nella vita quotidiana. Una cosa veramente impressionante, siamo rimasti a casa senza fare nulla e muoversi e questo ci fa capire che c'è qualcuno sopra di noi che è più forte".

Avevate sin da subito la sensazione che la D non sarebbe ripartita?
"No, all'inizio non eravamo così sicuri. Poi alla tv vedevamo che i casi erano in aumento, e ci sono ragazzi che conoscono referenti dell'AIC, che ci hanno detto delle tante possibilità che ci saremmo dovuti fermare. Le società non hanno tanti soldi, poi dalla settimana scorsa ci hanno detto che ci saremmo fermati".

Ha avuto paura?
"No, perché secondo me Dio ci ha mandato questa malattia per quante cose brutte stavano succedendo nel Mondo".

Ne usciremo diversi?
"Penso che possiamo farcela, ci sono molte persone che in cuore sono cambiate, avendo avuto paura di morire. Forse proveranno a chiedere perdono alle varie persone e agli animali, perché in molti fanno del male. Ne usciremo forti".

Quale immagine l'ha colpita?
"Mi fa male il Brasile, dove stanno morendo tante persone. Ma anche negli Stati Uniti è un casino... Vedere la gente che muore fa male, ma questa è la natura, ce ne andremo tutti. Certo, il virus è stato inaspettato e ha colpito tutto il Mondo, anche in Africa nessuno esce. Se in Europa sono ricchi, in Africa non ci sono le stesse possibilità di guarire le persone".

Preoccupato per l'Africa?
"Ti dirò la verità, in Africa ho sentito che sono morte poche persone, anche in Mali c'erano una dozzina di casi e un paio di morti. Qui invece si sentivano tanti di più... Forse perché quando è successo il caos in Europa, nessuno si è più spostato: in Africa ci baciamo spesso, ci stringiamo le mani. Credo che se il virus fosse arrivato in Africa sarebbe morto l'80% delle persone. Sono contento che non sia arrivato lì come in Europa, seppure la gente muoia per altri motivi".

Pensa che alcune questioni negative del calcio, vedi razzismo, saranno superate?
"Non sono tante le persone che fanno cori razzisti, saranno 2-3 su 50.000. Questi per me ci saranno sempre, sono ignoranti e nel 2020 non hanno capito cos'è lo sport. L'Italia è bella anche per il calcio, è conosciuta molto per questo, e vedo tante cose che sono migliorate, eccetto alcuni piccoli che non sanno come funziona il mondo. Credo che molte persone cambieranno in positivo".

Che pensa di fare per il prossimo anno? Continua ancora?
"Io voglio ancora giocare. Sarebbero mancate 8 partite alla fine della Serie D, e devo dire che quest'anno mi stavo molto divertendo. Ho già preso il patentino UEFA B ma ho voglia di giocare, magari anche fino a 40-42 anni, fortunatamente non ho mai neanche sofferto infortuni gravi. Mi piacerebbe tornare tra i professionisti, prima di gennaio stavamo andando bene, poi in inverno il presidente ha fatto qualche cessione e ci siamo trovati nelle zone basse di classifica. Però sto bene, fisicamente e mentalmente, ho più esperienza e vorrei tornare nel calcio che conta".

Come si immagina nel ruolo da allenatore?
"Ho una piccola idea, vorrei cominciare dal settore giovanile. Piano piano, guardando come vanno le cose... Dato che ho avuto molti allenatori bravi, ho imparato molto da loro, visto che l'Italia è il paese con più tattica del mondo. In futuro vorrei diventare il ct del Mali, anche se guardo un obiettivo alla volta".

Deve molto a Zeman, l'ha più risentito?
"Il mister non risponde quasi mai a nessuno (ride, ndr). Spesso lo chiamo ma non risponde quasi mai... Lui è così. Comunque ho conosciuto suo figlio, e un suo collaboratore. Prima di lui poi mi ha aiutato molto Cosmi, mi ha preso dalla C1 e mi ha portato in Serie A, contro giocatori fortissimi come Kaka e Shevchenko. Non smetterò mai di ringraziarlo".

Si dice che alle federazioni africane manchi l'organizzazione europea, e non i giocatori. Vero?
"Secondo me sì. Parlo del Mali, perché quello ho vissuto. La nostra nazionale più va avanti e più la gente prende le cose alla leggera. Questo è da cambiare, anche se negli ultimi anni è pieno di allenatori Europei. Prima di vedere vincere una squadra africana al Mondiale ci vuole ancora tanto, anche se credo che perlomeno a una semifinale qualche squadra dell'Africa possa arrivarci".

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