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Udienza terminata al TFN. Ma perché Juventus e Procura hanno deciso di patteggiare?

di Ivan Cardia
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"Acqua passata". Così Francesco Calvo, CFO della Juventus, ha definito dopo il ko col Milan la sentenza sul caso plusvalenze. Parole che hanno fatto infuriare sui social il popolo bianconero, che alla Vecchia Signora, nonostante i molteplici cambi di dirigenza dal 2006 a oggi, rimprovera ancora la stessa decisione dopo Calciopoli. Parole che però, a posteriori, anticipavano in maniera chiara una scelta fatta, oggi come ieri, per mettere, appunto, acqua passata alle proprie spalle.

La Juventus patteggia. È appena terminato il processo davanti al Tribunale Federale Nazionale che dovrebbe ratificare l'accordo fra la società e la Procura Federale guidata dal dottor Chiné, nell'ambito del caso legato a manovre stipendi, rapporti con gli agenti e partnership con altri club. Attenzione: il condizionale d'obbligo. Come vi abbiamo raccontato, il TFN non è infatti vincolato dall'accordo tra le parti. Su questo, però, non si può andare oltre le ipotesi, in attesa del verdetto. Qui tutte le ultime sull'udienza in corso di svolgimento.

Ripartire da zero. Al netto delle rimostranze dei tifosi, le scelte della società si spiegano proprio con l'intenzione di fare tabula rasa dopo un annus horribilis, una stagione impossibile che Allegri non augura neanche al suo peggior nemico. Ma che ormai non si può non considerare proprio acqua passata: ricorrere al Collegio di Garanzia contro il -10 avrebbe avuto solo l'effetto di prolungare lo stillicidio. E pochissime speranze di spuntarla, considerato che la sentenza della Corte d'Appello - qui le motivazioni - è fondata proprio sulle osservazioni dei giudici presso il CONI. Sulla carta, sarebbe rimasto a quel punto il TAR, a cui appellarsi soltanto per un risarcimento economico e non per avere giustizia "sul campo", come piace dire a Torino.

Ma perché la Juventus patteggia? Anche la scelta di trovare un accordo con la Procura va in questa direzione. In primo luogo, considerato che non mancavano foschi scenari, per qualcuno addirittura persino lo spettro della Serie B, patteggiare serve a limitare i danni. Ma questo è abbastanza ovvio. A meno di un no del TFN, la Juventus conoscerà a breve l'entità della sanzione a suo carico e chiuderà una volta per tutte, in attesa dei verdetti della giustizia ordinaria, il caso legato a manovre stipendi, rapporti con gli agenti e partnership con i club. A livello sportivo, la questione si chiuderà a questa stagione: tremenda, ma al singolare. Aspettare il 15 giugno avrebbe sì consentito di difendersi in maniera più efficace: senza entrare nel merito delle argomentazioni dei legali della Juve - che le avranno ponderate con cura - un'eventuale condanna avrebbe però potuto compromettere anche la stagione 2023/24. Con il rischio di rimandare la ripartenza di un altro anno. O altri due.

Ma perché la Procura patteggia? Posto che patteggiare, a livello tecnico, non implica un'ammissione di responsabilità, per l'ufficio del dottor Chiné sarebbe comunque una vittoria, visto che l'intero procedimento si chiuderebbe con una penalizzazione da 12-13 punti e una forte multa per la Juve. Soprattutto, consentirebbe di chiudere una volta per tutte una vicenda che ha avuto notevoli strascichi polemici e acceso i riflettori, in maniera non sempre gradita, sull'operato della giustizia sportiva.

La UEFA… Alla finestra, infine, c'è la confederazione europea. La UEFA potrebbe decidere di rivedere l'accordo transattivo per violazioni del Fair Play Finanziario, ma soprattutto escludere la Juventus dalle competizioni europee. Gli uffici di Nyon interverranno, se lo faranno, a conclusione del processo sportivo italiano. E l'esclusione varrà soltanto alla prima occasione utile. Cioè nella prossima stagione, se la Juve otterrà il patteggiamento e conquisterà l'accesso almeno alla Conference League, come da classifica attuale. Se i bianconeri avessero rimandato alla prossima annata la parola "fine", l'esclusione dalle coppe sarebbe potuta arrivare per il 2024/2025. Di più: l'UEFA sarebbe potuta intervenire una prima volta per la prossima stagione - in base alla condanna definitiva per il caso plusvalenze - e poi ancora per quella successiva, sulla base dell'eventuale condanna per manovra stipendi, rapporti con gli agenti e partnership coi club. Compromettendo, di fatto, tre stagioni in un colpo solo. E per definirla "acqua passata" la Juve avrebbe dovuto aspettare il 2025. Troppo tempo per ripartire.

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