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TMW RADIO - Stovini: "La mia storia da Totti al sogno Fiorentina. Che discussioni con Zeman"

di Dimitri Conti
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Archivio Stadio Aperto 2020-2021
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Lorenzo Stovini ai microfoni di Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini
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Lorenzo Stovini, ex difensore e oggi team manager dei dilettanti della Lastrigiana, ha così parlato in diretta ai microfoni di TMW Radio, durante la trasmissione Stadio Aperto con Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini: "Sono ormai fuori da tanto tempo dall'ambiente ma non riesco a stare troppo lontano, mi hanno chiamato alla Lastrigiana e siamo qui. Siamo partiti bene".

Come ha trovato il dilettantismo?
"Come l'ho ritrovato, un po' come lo conoscevo prima: è un mondo difficile, da gestire bene o rischi che ti sfugga di mano. Se ne parla poco ma è un bacino d'utenza importante anche per il professionismo, con tanti talenti".

Contento della sua carriera?
"Ci credi sempre, all'inizio magari non pensavo a certe pieghe...".

Chi c'era con lei nelle giovanili della Roma?
"Su tutti Totti ma lui era già in pianta stabile in prima squadra, in Primavera ci veniva solo per le partite importanti e decisive. E ce le ha fatte vincere tutte".

Cambiati i tempi?
“Il mio calcio non ha nulla a che vedere con questo, di campioni ce ne erano tanti. C’era anche la cultura della difesa, oggi invece è tutto spettacolo offensivo e vieni guardato storto”.

Chi il suo riferimento?
“Da tifoso viola era Passarella, un’icona è un mito per un bambino tifoso della Fiorentina”.

Ci racconta i due anni di Vicenza?
“L’esordio fu emozionantissimo, fu un anno veramente importante e giocai pure la Coppa delle Coppe che oggi non c’è più. Già a quei tempi andando a Stamford Bridge si aveva già l’idea che fossimo indietro”.

Poi alla Reggina con Pirlo.
“Si, era in prestito dall’Inter, ma anche Baronio, Possanzini, Cozza… Che salvezza, una stagione bellissima. A Reggio venne anche a giocare in Europa la Fiorentina del Trap, la più bella mai vista. Era un altro calcio… L’anno dopo eravamo rimasti indietro, recuperammo ma andò male”.

Non aver giocato nella Fiorentina è un cruccio? Mai stato vicino?
“Voci ce ne sono state tante, ma qualcosa di concreto mai. In cuor mio l’unica speranza era quando arrivò Corvino che doveva rifare la squadra ma ufficiale niente. Mi sarebbe bastato un allenamento per essere contento”.

La Nazionale un rimpianto?
“Assolutamente no, mai neanche sperato. Ho sempre fatto il mio, quando ero a Lecce sembravo in aria di convocazione ma alla fine nulla. Fosse arrivata sarebbe stato bello ma va bene uguale, ho 350 partite in Serie A, cosa che non possono vantare in tanti”.

Qualcuno con lei a Lecce poteva fare di più.
“Bojinov, poteva fare cose importanti ma si è perso a Firenze. Poi ho giocato con Chevanton, Vucinic, Cassetti. Insomma…”.

La differenza di livello in Serie A si vede sulle squadre medie?
"Chi ai miei tempi era di medio valore oggi farebbe scintille in Serie A. Le big magari potrebbero essere anche simili, ma le medie no: oggi giocherebbero dal quarto al sesto posto. Il Chievo della Champions oggi si giocherebbe le piazze Champions, un po' come l'Atalanta".

C'era più identità italiana?
"Sì, ma perché oggi è solo business. I giovani sono presi, così, per dire che ci sono... Chi fa un lavoro diverso sono in pochi, mi vengono in mente Atalanta ed Empoli per esempio".

A proposito di Empoli, che partenza.
"La loro filosofia parte da dietro, praticamente da quando esistono. Inculcare una certa mentalità o filosofia per loro non è difficile, sono dei maestri".

Che bilancio degli anni a Catania?
"Sono stati tre anni importanti, due salvezze soffertissime e prese bene di cui una giocata praticamente interamente a campo neutro per via di ciò che successe all'ispettore Raciti nel derby col Palermo. Lì si vive per il calcio, il Massimino la domenica era veramente un'arma in più".

A quale allenatore è più affezionato?
"Ho un buon ricordo di tutti, con alcuni ho anche discusso più volte ma sempre per questioni tecniche. Ho avuto gente di personalità come Zenga, Cavasin, Baldini, Zeman... Dico Colomba, lui è quello con cui sono più legato di cuore".

Con Zeman ci discuteva per la difesa troppo alta?
"Venivamo da una salvezza presa per i capelli e ci siamo ritrovati in Serie A con l'acqua alla gola... Normale che qualche discussione ci sia stata. A volte ci riuscivamo a fare come voleva, altre no: per chi si deve salvare non è facile il gioco di Zeman. Un altro che ricordo con affetto è Delio Rossi, che mi disse la frase più bella della storia. Ci salvammo a due giornate dalla fine dopo che al girone d'andata eravamo ultimi. Disse: 'Non sono stato io, mi ha trascinato la squadra'".

Che idea si è fatto del caso Vlahovic?
"Lui è un giocatore della Fiorentina per adesso, e come tale spero che segni, ma proprio non capisco come si possa rifiutare un'offerta del genere. L'unica cosa cui posso pensare è che ci sia già un accordo con un'altra squadra e che tu non creda proprio nel progetto. Un anno fa neanche sua mamma lo conosceva...".

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