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TMW RADIO - R. Vanoli: "Quanto è cresciuto Zajc! Stulac? Piangeva, oggi mi ringrazierà"

di Dimitri Conti
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport
Archivio Stadio Aperto 2020-2021
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Rodolfo Vanoli, tecnico dell’FC Koper, intervistato da Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini
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Rodolfo Vanoli, allenatore del Koper in Slovenia, è intervenuto in diretta a Stadio Aperto, trasmissione di TMW Radio condotta da Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini: "Sette anni fa con questo club siamo arrivati per due campionati consecutivi in Europa League, arrivando sempre al secondo turno preliminare. Una cosa straordinaria, ho visto crescere ragazzi come Stulac dell'Empoli o Crnigoj del Venezia".

Che Koper ha ritrovato?
"Il club è cresciuto molto nonostante sia fallito 3 anni fa: il presidente ha riportato la società nel massimo campionato, e adesso siamo quarti in classifica e ancora dentro la coppa slovena. L'organico è differente da quello precedente: prima c'erano tanti giovani cresciuti in casa, oggi ha preso giocatori di grande esperienza per provare a vincere qualcosa".

All'Olimpia Lubiana che realtà ha vissuto?
"Essendo la capitale è tutto più grande. Sono riuscito a vincere il titolo con una squadra un po' come questa: datata, piena di nazionali. Avevo Zajc, oggi al Genoa. Coi nazionali ho dovuto modificare il mio modo di allenare, oggi invece no".

Come fa la Slovenia a essere così florida nello sport?
"La cosa bella sono le strutture. Lo scorso anno ero a Bisceglie, in Lega Pro, e ti rendi conto che sono due mondi diversi: in Italia si parla tanto ma si fa poco, anche gli stadi di proprietà ce l'hanno in pochissimi. Io ho iniziato all'Udinese Primavera, e lì la mano della società per esempio si sente. I settori giovanili non possono allenarli i postini, ma ci vogliono professionisti che costano. In Italia però si preferisce l'amico dell'amico... Pure al Lugano puntavano di più su strutture e giovanili".

Quale il problema della Serie C?
"Io vi dico che dopo aver conosciuto la realtà di Bisceglie per due anni e... Beh, non mi sta piacendo la gestione dei giovani. Se sono bravi giocano, ma non bisogna pagare le realtà per metterli, o quando usciranno dall'età, se non sono bravi, dove finiscono? Vedo squadre come Catanzaro, Ternana e Bari che non guardano al minutaggio: costruiscono una squadra per vincere, e basta. Se poi hanno giovani bravi, allora li mettono! Sennò ci raccontiamo favole".

Gotti è una figura anomala in questo calcio...
"Un carissimo amico, abbiamo fatto insieme il master e abbiamo una conoscenza di lunga data. Due anni fa faceva parte dello staff di Igor Tudor, non era nemmeno il secondo... Voleva dare una mano dietro le quinte e l'hanno messo in panchina, si è giocato bene la sua chance".

Che palestra è stata Udine?
"Ho avuto la fortuna di crescere con Gino Pozzo: in mezzo a tutti quei giovani, chiedeva sempre se questi, descritti di prospettiva, avrebbero potuto giocare il giorno dopo al posto di Di Natale. Con lui e Carnevale sono cresciuto tantissimo, sia da allenatore che nel lavoro di crescita dei giocatori. Ricordo Isla, che fu preso dal Cile come difensore centrale".

Conosce bene Conte.
"Con Conte sono molto legato, pensate che eravamo in camera assieme e che lui esordì proprio al posto mio. C'è mio fratello nel suo staff ed è davvero bello vederli così avanti".

Se lo sarebbe immaginato anni fa ad allenare l'Inter?
"No, lui aveva 20 anni e io 23. Talmente innamorati del pallone che non pensavamo al dopo ma solo a giocare e divertirci. Anche lui però era al master con noi, così come Max Allegri che guidava l'Aglianese".

Era lecito attendersi di più da Zajc?
"Miha è un ragazzo molto intelligente, che ascoltava tantissimo. Quando l'ho allenato, gli ho detto che mancava un po' di forza per alcuni grandi campionati. Una tecnica incredibile, ma non il contrasto che serviva per la Serie A. Oggi lo vedo cresciuto fisicamente, e anche nel giocare negli spazi. Sono molto contento".

Anche Stulac è un suo figlioccio...
"Nasce come numero 10, e tipo Pirlo della situazione è passato a giocare da play. Inizialmente non voleva giocarci, piangeva, ma penso che oggi possa ringraziarmi!".

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