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Storia di Beppe Iachini, il traghettatore già esonerato in partenza

di Ivan Cardia
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© foto di Image Sport

La solidità difensiva e la scalata del post lockdown avevano fatto ben sperare. Subentrato a gennaio a Vincenzo Montella, Giuseppe Iachini aveva riportato la chiesa al centro del villaggio chiamato Fiorentina, portando a casa risultati. E soprattutto convincendo Rocco Commisso che fosse lui l’uomo giusto per avviare la nuova stagione, in sella questa volta dalla prima giornata. Non è andata così e nonostante l’avventura viola resterà, statistiche alla mano, una delle migliori della sua carriera, per molti era evidente sin dalla conferma che fosse iniziato una sorta di countdown verso l’inevitabile.

Un’estate piena di dubbi. L’affascinante idea De Rossi, i contatti concreti con Juric, i colloqui con Di Francesco, l’idea che Sarri potesse ripartire da casa sua. Dalla fine del campionato all’inizio di quello successivo, attorno alle panchina gigliata si sono addossate spesso e volentieri nuvole. Perché, se da un lato Iachini godeva della fiducia presidenziale, dall’altro in dirigenza l’idea che potesse servire un nome nuovo si è affacciata a più riprese. Ad allontanare le nubi, ci ha pensato proprio il patron italo-americano a inizio agosto: fiducia a Iachini: “Se l’è meritata”. All’incertezza societaria si aggiungeva però quella della piazza: con 150 presenze in viola a cavallo tra gli anni ’80 e ’90, Iachini è nei cuori dei tifosi. I quali però lo immaginavano come un traghettatore. E infatti.

Il mercato non ha aiutato. Anche perché, al netto dei confronti interni che ci sono sicuramente stati, il bilancio è quello di una squadra molto lontana dal calcio di Iachini. La Fiorentina ha ceduto Chiesa e lo ha sostituito con un altro esterno d’attacco come Callejon, che fa il paio (per ruolo e per età) con Ribery sulla fascia opposta. È tornato Biraghi, ma un vero esterno di destra nel centrocampo a cinque non c’è, mentre c’è abbondanza di giocatori capaci di giocare sulla trequarti, in maniera più o meno offensiva. Più che al 3-5-2, marchio di fabbrica del tecnico marchigiano, la costruzione della rosa sembra pensata apposta per un 4-3-3 o un 4-2-3-1, cioè il modulo che ci si aspetta mandi adesso in campo Cesare Prandelli. Un altro allenatore nel cuore dei tifosi viola.

Tempo perso? Non ditelo a Iachini, che in questa stagione ci credeva ancora, fino all’esonero, arrivato un po’ a sorpresa perché si sentiva sicuro della conferma, complici anche le telefonate con il patron Commisso. La fiducia, però, non può tutto: due sole vittorie in sette giornate di campionato, la fascia a Chiesa, la difficoltà a cambiare un modulo non convincente. Un elenco di fattori che, non solo per responsabilità di Iachini, hanno contribuito a rendere difficile immaginare una prosecuzione. Tanto più se era partita con varie incertezze. Esonerato in partenza è forse troppo, ma è difficile dire che sia stata davvero un lampo a ciel sereno.

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