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Sorpresa Vasquez, l'ex preparatore: "Via dal Milan per giocare. C'erano altri club"

Esclusiva TMW
di Dimitri Conti
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L'Empoli è forse la più grande rivelazione di questo inizio di Serie A e tra gli azzurri di Toscana spiccano le prestazioni del nuovo portiere, il colombiano Devis Vasquez preso in estate dal Milan. Per approfondirne un po' la figura, e discutere di temi legati al mondo degli estremi difensori, abbiamo intervistato in esclusiva uno che lo conosce bene, il preparatore dei portieri Antonello Brambilla con cui Vasquez ha lavorato nella stagione scorsa, prima allo Sheffield Wednesday e poi all'Ascoli: "Quando sono andato a Sheffield, con Xisco Munoz allenatore, cercavamo un portiere. Dopo averne visti tanti, ho scelto personalmente Devis, mi ero confrontato anche con un preparatore del Milan. Ha iniziato a giocare, fino all'esonero. Da lì ha ripreso a giocare il portiere dell'anno prima, con cui avevano vinto il campionato (di League One, ndr), era più benvoluto dallo spogliatoio. Poi verso dicembre sono andato all'Ascoli, serviva uno da mettere alle spalle di Viviano ma che fosse pronto in caso di necessità".

Come poi è stato.
"Il direttore (Giannitti, ndr) mi ha chiesto di Vasquez, sapendo che l'avevo già allenato. Ci siamo confrontati tutti insieme e siamo andati su di lui. Ne ho parlato pure con Emiliano (Viviano, ndr), con cui ho un ottimo rapporto: mi ha detto che era bravo e anche per lui andava preso. Vasquez mi piace sia come ragazzo che come portiere".

Come lo descriverebbe?
"Ha una fame incredibile, voglia di emergere ed è un grande lavoratore. Si allena e si cura bene, gli mancava un po' della continuità che ha iniziato a trovare nel finale della scorsa stagione ad Ascoli. Le dico che mi avevano chiamato anche altre squadre di Serie A per lui, erano tre oltre all'Empoli".

Il Milan ci ha creduto poco?
"Non so che idee avessero, ma so che voleva giocare e immagino abbia chiesto di essere mandato a farlo. Al Milan non è semplice, anche quando cederanno Maignan immagino che prenderanno un grnde nome".

Merito all'Empoli, allora?
"Negli ultimi anni hanno sempre preso portieri di prospettiva. Guardate Vicario... Di lui ne parlai con Giulini quando sono venuto via da Cagliari, a lui è piaciuto tanto e poi l'ha preso. E poi Caprile... Lì è anche merito di un preparatore bravissimo come Sicignano, ha fatto un grande lavoro".

Pro e contro di Vasquez lato tecnico?
"In porta è reattivo ed esplosivo, molto bravo con i piedi: è moderno. L'unica cosa che posso evidenziare dall'altra parte è che avendo una forte influenza sudamericana, tende a usare spesso la parata a croce. Non è proprio un difetto, quanto più una caratteristica, io non sono così rigido sulla tecnica. Può diventare ancora più bravo nelle scelte, lavorandoci".

A Cagliari lei ha avuto Cragno. Cosa pensa sia successo nel suo percorso di sviluppo che si è interrotto?
"Lui è fortissimo, mi ha fatto vincere il premio di miglior preparatore del campionato. Credo che il primo anno a Monza sia stato 'fregato' da qualcuno, forse gli avevano promesso di giocare. Poi ci si è messo un infortunio alla spalla, mai semplice da superare. Quindi è scoppiato Di Gregorio ed è andato al Sassuolo, ma anche lì poco spazio. Mi dispiace, deve trovare il posto giusto, tra infortuni e il resto ha perso il treno delle grandi squadre che avrebbe meritato. Spero ne passi un altro, quello della rinascita".

Ha allenato Viviano alla Sampdoria e poi quasi dieci anni dopo all'Ascoli.
"Ragazzo straordinario, è uno che aiuta tantissimo il gruppo con la sua esperienza. Allenare Emiliano è come fare uno stage in una super azienda, è come un master dopo l'Università. Forse è servito più a me che a lui poterci lavorare insieme...".

In generale, come le sembra il livello in Serie A?
"Vedo una buona batteria di portieri. Milinkovic-Savic è partito forte, vediamo come andrà Di Gregorio, se si confermerà anche alla Juventus".

A proposito di Di Gregorio, qual è la difficoltà nella parata di sabato scorso sulla punizione di Politano?
"È andato sulla traiettoria del tiro a giro: molto rapido, è stato fantastico. Tra gli italiani secondo me comunque Donnarumma rimane il numero uno".

Cosa si porta dietro dalle esperienze internazionali che ha vissuto (Inghilterra, Romania, Francia)?
"Sono sempre stato aperto al confronto e alle nuove metodologie. Non sono mai stato rigido e ho sempre voluto aprirmi ad altre scuole. Il mio sogno era la Premier League e l'ho fatta con il Watford, ho anche scritto due libri su un metodo che abbina la scienza a nozioni di educazione fisica. Forse è stata l'apertura mentale a spingermi ad andare fuori, consiglio anche ai colleghi di provare l'estero. Si dice sempre che la scuola italiana sia la migliore ma, per esempio, abbiamo iniziato a costruire da dietro ben più tardi degli spagnoli".

Un tecnico con cui vorrebbe allenare?
"Il mio riferimento è Gianluca Spinelli dell'Inter, mi piacerebbe lavorare con lui. Se si parla di allenatori impossibile non dire Guardiola, Arteta, Ancelotti...".

Cosa la aspetta adesso?
"Vorrei tornare in pista, per aiutare una squadra e il suo staff. Io non sono uno che pensa solo al suo orticello, mi piacerebbe integrare il lavoro con gli altri membri e farlo a 360 gradi. Per esempio sono appassionato anche di scouting e palle inattive. In generale la figura dell'allenatore dei portieri è molto cambiata negli ultimi 15-20 anni".

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