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ESCLUSIVA TMW - Domani Juve-Porto, Futre: "I miei Dragoes come Ajax e Lione. CR7 penalizzato"

di Giacomo Iacobellis
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Due campionati portoghesi, due Supercoppa di Portogallo, due Coppa di Spagna, una Coppa di Portogallo, un campionato italiano e una Coppa dei Campioni. Miglior giocatore portoghese per due anni consecutivi (1986, 1987) e vice-Pallone d'Oro (1987), nell'arco della sua lunga carriera Paulo Futre ha scritto pagine e pagine di storia, ma è sicuramente con le maglie di Porto e Atletico Madrid che è riuscito a raggiungere il tetto del calcio. TuttoMercatoWeb.com lo ha intervistato in esclusiva, a margine di uno speciale evento de LaLiga, proprio per presentare la sfida di ritorno degli ottavi di finale di Champions League tra la Juventus e i suoi Dragoes in programma domani sera.

Futre, il Porto ha le carte in regola per eliminare la Juve secondo lei?
"Sì, il Porto deve sognare l'impresa domani. La Juve lo scorso anno è stata eliminata contro ogni pronostico dall'Olympique Lione proprio a Torino, l'anno prima dall'Ajax... Non vedo perché i Dragoes non debbano crederci e sognare di raggiungere i quarti di finale, soprattutto alla luce del 2-1 a favore dell'andata".

Si aspettava la vittoria dei portoghesi in casa?
"Tutti i portoghesi avrebbero firmato per un 2-1 prima di quella sfida, ma adesso restano ancora da giocare 90 minuti. Se mister Conceição e i suoi vogliono rientrare tra le migliori otto squadre d'Europa, a Torino dovranno fare una partita perfetta contro una Juventus che proverà a rimontare in tutti i modi. Sarà una battaglia, sportivamente parlando".

A cercare di trascinare la Juve verso una nuova rimonta sarà, in primis, il suo connazionale Cristiano Ronaldo. Come lo vede oggi?
"Cristiano non ha mai smesso di segnare, ha fatto gol anche nelle due tanto discusse gare contro Ajax e Olympique Lione che hanno visto la sua Juventus uscire malamente dalla Champions. I suoi compagni in quelle occasioni non hanno vissuto la loro miglior serata, diciamola così, specialmente nel caso della sconfitta con gli olandesi. Ho visto errori in difesa che una big come la Juventus non può e non deve commettere, men che meno nel suo stadio".

Il suo sogno di vincere la Champions anche con la Juventus resterà una mera illusione?
"Troppo presto per dirlo. Cristiano Ronaldo è ancora il miglior calciatore del mondo. Può vincere da solo le partite in Italia e in Europa, proprio come fece con l'Atletico Madrid di Simeone due anni fa, ma se il resto della squadra non lo supporta e non lo sostiene i risultati arrivano molto più difficilmente. Proprio per questo, ribadisco che col Porto la Juve dovrà mantenere alta la concentrazione se vorrà eliminare un avversario che ha già dimostrato di poterle fare male".

Pronostico?
"Non vi dico un risultato preciso, ma ci aspettano 90 minuti veramente interessanti. Può succedere ancora di tutto in questo doppio confronto".

Guardiamo ora in Spagna e parliamo della partita di ieri tra Atletico e Real (1-1): se le dico derby di Madrid, cosa mi risponde?
"Appena arrivato nello spogliatoio dell'Atletico, nel 1987, i leader della squadra mi presero da una parte e mi dissero che la maglia biancorossa va onorata e impregnata di sudore in ogni partita, ma che nel derby col Real bisogna sudare sangue. Non dimenticherò mai gli anni vissuti a Madrid, giocare al Calderón era veramente un'emozione unica. Io sono portoghese, ma dentro di me mi sentirò sempre anche un colchonero".

Qual è il suo miglior ricordo legato al derby di Madrid?
"I migliori ricordi, è curioso, sono arrivati tutti al Bernabéu. Penso al 4-0 in campionato del novembre '87, dove riuscii a realizzare gol e assist, o alla mia seconda Copa del Rey vinta coi colchoneros nel '92. In finale battemmo proprio il Real e fui io stesso a segnare il definitivo 2-0. Annientammo la tanto osannata 'Quinta del Buitre', mi viene ancora la pelle d'oca se ripenso a quei momenti... La gioia che ho provato in queste due partite si può paragonare solo a quella della finale di Champions vinta col Porto prima di trasferirmi in Spagna".

Se pensiamo all'attualità, la seconda Liga in bacheca sarebbe la ciliegina sulla torta nel percorso di mister Simeone.
"Come rojiblancos dobbiamo tutto al Cholo. Simeone è stato, è e sarà sempre una leggenda dell'Atletico Madrid. C'è stato un Atleti prima di lui e uno dopo, nessuno potrà mai dimenticare il fantastico lavoro che ha fatto negli ultimi dieci anni alla guida dei colchoneros. Da tifoso biancorosso mi auguro che questo possa essere l'anno giusto per riportare l'Atleti sul tetto di Spagna".

Chiosa, inevitabile, su quel Pallone d'Oro sfiorato nel 1987. Fa ancora male?
"Continuo a non capire cosa sia successo. Arrivai all'Atletico Madrid dopo aver vinto la Champions col Porto, giocando proprio in finale forse la miglior partita della mia carriera, e fui subito decisivo nello storico 4-0 del Bernabéu. Non so cosa avrei dovuto fare di più per vincere quel Pallone d'Oro. Ero sicuro di farcela, ma alla fine sapete tutti come andò a finire: la spuntò Ruud Gullit del Milan".

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