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ESCLUSIVA TMW - Da Bradaric all'Atalanta, l'intervista al ds dell'Hajduk Bjelanovic

di Andrea Losapio
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"In questo periodo ho staccato un po', è stato un mercato abbastanza lungo, facendo cose buone". Sasa Bjelanovic, ex attaccante di Atalanta, Torino, Genoa, Verona e Vicenza (tra le altre), è ora direttore sportivo dell'Hajduk Spalato, nonostante la giovane età e l'aver smesso solamente nel 2015. "Sulla carta abbiamo fatto un ottimo calciomercato, considerati i giocatori presi, la situazione attuale di classifica. Poi bisogna valutare sul lungo periodo, ma se il buongiorno si vede dal mattino...".

Avete preso Bradaric, dal Cagliari.
"Per noi è un ritorno a casa, è cresciuto nelle giovanili dell'Hajduk, è nel giro della Nazionale, ha fatto i Mondiali. Era una cosa impensabile fino a 20 giorni fa, quando poi si è aperta la possibilità. Noi abbiamo delle molte ambizioni in questa stagione".

Che genere di ambizioni?
"Il nostro rivale più grande è la Dinamo Zagabria, sta disputando la Champions League, sulla carta sono la squadra più forte. Dal punto di vista economico ha un budget superiore rispetto alle altre. Ma noi vogliamo dire la nostra, cercheremo di ottenere uno dei primi due posti per arrivare ai preliminari di CL".

Non è strano che il campionato della Nazionale Vicecampione del Mondo non abbia un posto fisso in Champions?
"Purtroppo dipende dai ranking, noi siamo un po' indietro. La Nazionale è la nostra perla, ma il livello del campionato non ci permette di avere delle squadre qualificate direttamente".

Però siete una piccola Nazione con grandi risultati.
"Il territorio è molto ricco di talento, è quello che ci permette di fare delle cose, avere dei giocatori conosciuti. Il successo in Russia è stato frutto di un momento, si è creato un gruppo guidato da un allenatore che è riuscito a sfruttare le caratteristiche al meglio. Non credo sia un risultato programmatico: dopo il talento c'è tanto lavoro, non bisogna puntare solo su quello, è solo una parte nel calcio di oggi. Alle volte i nostri giovani, andando via dalla Croazia in maniera prematura, possono trovare delle difficoltà".

Invece Dani Olmo è venuto in Croazia...
"In quel periodo non c'ero ancora, però è venuto alla Dinamo Zagabria giovanissimo, è riuscito a fare molto bene e ha vinto il campionato Under21 con la Spagna".

A proposito, la Dinamo gioca contro l'Atalanta: due scuole calcio che sfornano talenti.
"Sì, anche se negli undici titolari non ce ne sono molti cresciuti all'interno. Parlo della Dinamo, sono stati inseriti dei giocatori portati da fuori che aiutano i giovani. La squadra è tornata in Champions League dopo un paio di anni, per loro è un grande successo. Per l'Atalanta è la prima volta nella storia ma, a parte le motivazioni che ci sono per entrambe, sula carta i nerazzurri sono favoriti".

E possono arrivare agli ottavi di finale?
"Lo Shakhtar non è più quello di una volta, prima della guerra tra Russia e Ucraina. Era molto più forte, ora certamente è una squadra importante ma penso che sia un livello che l'Atalanta può pareggiare. Certo, hanno un'esperienza maggiore, ma penso ci siano delle chance".

Lei era a Bergamo il primo anno del ritorno di Percassi.
"E penso che nulla sia casuale, bensì frutto di una programmazione, di un lavoro da parte della famiglia Percassi. Hanno fatto investimenti importanti, sin dal primo giorno che sono arrivato si vedeva ambizione e qualità. Penso sia una soddisfazione sia per il club che per quello che ruota intorno. La gente che lavora è molto capace, in sei mesi ho visto un attaccamento enorme alla maglia. Hanno trovato una proprietà con ambizioni e soddisfazione nel vedere gioire la gente, è un mix di successo".

Ha quarant'anni ed è già direttore sportivo...
"Verso la fine della carriera pensavo già a cosa fare dopo, forse ho smesso con qualche anno di anticipo per poi investire sulle cose, sullo studiare, sui corsi per avere le licenze. Ho avuto fortuna perché mi è stato offerto subito un lavoro importante come assistente del vicedirettore sportivo, sono stato lì due anni e poi premiato perché hanno visto qualcosa di buono in me. Così sono diventato il ds a metà 2018".

Com'è Spalato?
"Una grande piazza, le aspettative sono alte, per me è responsabilità. È un'ottima esperienza, che mi servirà, ma per me è il presente perché l'Hajduk è il massimo. Assomiglia a Napoli, per la passione, per l'attaccamento, come la gente vive calcio. Non c'è via di mezzo, o sei su o sei giù, è una delle squadre - se non quella - più conosciute della Croazia oltre alla Dinamo".

Come fate quadrare i conti?
"Vendendo. Nell'ultimo anno abbiamo ceduto Bradaric e Palaversa, siamo costretti a cedere i giovani talenti, talvolta troppo presto. Dipendiamo dalle vendite, quest'anno 15 milioni per un 1999 e un 2000. Dobbiamo produrre calciatori, è la politica della società".

Chi consiglierebbe alle italiane?
"Quello che sta giocando con più continuità è Darko Nejasmic, potrebbe diventare un giocatore molto interessante. Lo vedo molto bene, è adattissimo per il calcio italiano. Un mix fra Badelj e Brozovic, gioca davanti alla difesa. È un regista classico, è del 1999, l'anno scorso è stato la rivelazione del campionato, il miglior giocatore per i tifosi. Ogni tanto qualcosa esce, per fortuna abbiamo giovani come lui".

Molte sue squadre hanno avuto successo nella scorsa stagione: Verona, Lecce, Pordenone...
"Ne ho cambiate tante, in tutte le categorie. Sono molto contento in particolare per il Lecce, perché è un territorio che vive per la squadra. Avevo anche qualche ex compagno di squadra che ci giocava, è un salto importante".

E il suo, di futuro, sarà in Italia?
"Ogni cosa ha il suo tempo, come idea potrebbe combaciare. Quando sarà il momento ci penserò, ora sono concentrato sull'Hajduk, è una grandissima esperienza".

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