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De Laurentiis vent'anni fa: "Sgattaiolerò dalle interviste. Mi piace il low profile, devo campare"

di Andrea Losapio
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Vent'anni fa nasceva la Napoli Soccer, con Aurelio De Laurentiis presidente, Pierpaolo Marino direttore generale e Gian Piero Ventura come allenatore. Queste le prime parole in conferenza stampa del presidente azzurro, arrivato a due decenni di presidenza.

"Ho letto sui giornali perché qualcuno che si domandava perché io non avessi contattato Naldi e non fossi subentrato in una squadra in Serie B. Io non sono riuscito ad entrare nel Napoli nel 1999, perché la mia procedura era non abituale, cioè io chiedevo che mi fosse venduto il segno distintivo del Napoli, cosa che in quel momento non era possibile. Lo faccio ora perché finalmente si è presentata l’occasione che ho cercato di favorire nel 1999, cioè di subentrare in una posizione completamente azzerata. La mia intenzione di allora e di oggi non è cambiata, volevo iniziare un discorso nuovo, un progetto nuovo, dove io potessi esprimere nel bene e nel male i miei pregi e i miei difetti, la mia personalità nel condurre un gioco che io non vedo solo di calcio, ma che vedo imprenditorialmente".

Su Pierpaolo Marino.
"Forse è questa la cosa che mi appartiene di più, tant’è che sono stato felicemente sposato dall’intuito e dalla fortuna, e di questo è buon auspicio, nel momento in cui qualche giorno fa ho rintracciato Pierpaolo Marino. Lui ha accettato di venire in Svizzera, dove stavo per le riprese per il mio ultimo film, arrivando a mezzanotte e un quarto. Io mi sono quasi addormentato per i primi trenta secondi, biascicando qualche parola e trovandomi subito in imbarazzo. In realtà poi siamo partiti in quarta, quinta e sesta fino alle 5.45 senza interromperci mai, e divertendoci. La mattina siamo ripartiti, io per Napoli e lui per Milano. Io sono arrivato alle 20 di sera convinto che non potesse accettare perché era troppo bravo, troppo professionale, troppo utile alla squadra. Però l’appeal di Napoli è un appeal unico".

Sulla cifra di acquisto.
"Qualcuno si è detto “ma come mai paga così tanto la C1?”. Io non pago la categoria, io mi sono rivolto al Napoli come un asset. Quindi, certo, se io avessi potuto creare il Napoli da zero e mi fosse stato assegnato il titolo, senza pagare la curatela fallimentare sarebbe stato meglio, ma non si può avere tutto dalla vita. Ma da qui a dire, a domandarsi perché paga così tanto il Napoli… Forse è stato meglio acquistarlo ora che non nel 1999".

Sulla stranezza del calcio.
"Ritornando su Marino, la sera quando mi ha detto “sì io vengo”... Io ho già parlato con la famiglia Pozzo che è stata straordinaria, meravigliosa, di grande livello. Ho pensato quindi nel calcio non è tutto strano, non è tutto diverso. Cecchi Gori, dopo che aveva preso la Fiorentina, mi diceva sempre: “Aurelio, Aurelio, io credevo che il nostro ambiente fosse particolare. Ma come quello del calcio non lo puoi sapere…”. Tutto ciò mi ha intrigato e molto incuriosito. Invece questo incontro telefonico con la famiglia Pozzo è stato straordinario, di grande fiducia.

Sul nuovo corso.
"Ho iniziato questo percorso il 9 agosto, mentre mi stavo operando di menisco ed ero appena tornato dagli Stati Uniti. Leggevo la stampa, vedevo le diatribe... Per me il mese d’agosto è stato storicamente un mese di semina, ho incominciato a ripensarci, ho chiamato l’avvocato Cipriani che mi ha seguito in questa incursione e ci siamo rimessi a lavorare. È stato confezionato tutto di corsa. Abbiamo un grande direttore generale, che ha già vinto uno Scudetto a Napoli, che ha portato Maradona a Napoli. Abbiamo Ventura come allenatore, con Pierpaolo Marino che ci ha già lavorato in una duplice occasione. Questo è un viaggio che si sta preannunciando molto interessante. Certo, bisognerà modificare qualche cosa, perché io ho uno stile diverso dal mondo del calcio, pur essendo napoletano d’origine mi chiamano “lo svizzero” sul lavoro. Molto dolore mi piace, ma poi bisogna fare i fatti, servono concentrazione e determinazione da parte di tutti.

Sugli obiettivi.
“Vincere? Non siamo venuti per perdere, ma non è il primo obiettivo. Si vince se si semina, se si costruisce, la mia intenzione è quella di dare un assetto societario di grande management. Dovrebbe essere un segnale di garanzia anche per voi. C’è una grande novità: noi non sappiamo se meriteremo il plauso di tutti quanti voi, dei tifosi, perché cominciamo adesso. Ripeto: non è importante vincere, ma costruire. Noi non chiediamo nulla alla città, siamo pronti a farvi partecipare gratuitamente al primo girone d’andata. Noi venderemo a tutti quanti coloro che lo faranno nei primi trenta giorni dall’inizio, da oggi, gli abbonamenti dove si pagherà solamente il girone di ritorno. Perché noi non sappiamo se riusciremo a divertire, a fare spettacolo".

Sul perché De Laurentiis entra nel mondo del calcio.
"Credo che sia una compagnia di contenuti, dove facciamo sognare la gente - o perlomeno crediamo - dove ci si deve organizzare anche internazionalmente. Ci devono portare nel mondo come esempio, come modello di vita, come filosofia. Non possiamo criticare bene e razzolare male: chiediamo di accompagnarci in questo progetto con la maturità e uno scopo diverso. Se noi facciamo solo moine perdiamo credibilità. Dobbiamo far sì che questo asset diventi importantissimo, foriero di risultati in tutto il mondo. La squadra del Napoli è sempre stata la seconda italiana, a livello di capacità di coinvolgere emotivamente. Però noi ci dobbiamo dimenticare di questi ultimi dieci anni. Però non potete pretendere i miracoli: abbiamo fatto un progetto di cinque anni, in quel momento potrete dirci se abbiamo fatto bene o male".

Sul modo di essere.
"Sarà uno stile diverso, alle volte potrà meravigliarvi, non accontentarvi. Io questo so fare. Non mi piace l’appariscenza, il low profile, come ha lavorato Della Valle. Cercherò sempre di sgattaiolare dalle molteplici interviste. Pure io devo campare, lavorare, ho altre cose da fare. Non posso passare le mie giornate a parlare con la stampa. Capiamo che c’è fame, c’è fame, c’è fame. Chi mi dice che sono un grande comunicatore… Credo sia sbagliato. Dando di meno, creando il mistero, voi otterrete il massimo dell’attenzione e della partecipazione. Se tutto viene dato la gente si appiattisce. Tanto che negli ultimi due anni c’è meno interesse per il calcio. Bisogna cominciare, visto che il Napoli è misterioso e ancestrale, che appartiene a tutto il popolo italiano, bisogna saperlo cantare. Serve la vostra partecipazione e il vostro aiuto”.

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Martedì 17 Settembre 2024
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