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Leone Cipani: "Vi racconto il modello Genoa. E Rovella..."

di La Giovane Italia
La Giovane Italia vi porta alla scoperta dei nuovi talenti del calcio italiano, raccontandovi ogni giorno, alle 8:45, le storie dei giovani di casa nostra e dei club che scommettono su di loro
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Il settore giovanile del Genoa da anni ha raggiunto ormai uno status importante, essendo diventato uno dei vivai che in Italia ed in Europa sforna il maggior numero di talenti. La Giovane Italia si è avventurata nel mondo rossoblu anche nella puntata in onda su Sky Sport “Nicolò Rovella incontra Domenico Criscito”. A proposito di talenti. Non è un caso se alle parole del responsabile del settore giovanile ligure, Michele Sbravati, fanno da eco quelle di Leone Cipani, allenatore dell’Under 15.

Siete partiti alla grande in questo campionato con tre vittorie in altrettante gare. Hai rimpianti per questa stagione che probabilmente non verrà portata al termine?
“Abbiamo iniziato la stagione con il piede giusto, personalmente sono stato favorito anche dal fatto di aver guidato i 2006 l’anno passato, tutto è stato più semplice. Il rammarico più grande non può che essere per i ragazzi, si tratta di fasce delicate e fondamentali per la crescita, sportiva e non. Gli ultimi due anni sono stati terribili sotto ogni punto di vista. A meno che non si riparta, è davvero un peccato”.

Come avete portato avanti il lavoro nonostante questa complicata situazione?
“Ci tengo a fare una premessa, fondamentale a questo proposito. Nel settore giovanile non ci sono allenatori, bensì istruttori o formatori; ovviamente, facendo calcio a livello professionistico le competenze in materia devono essere alte, ma non si limitano al rettangolo verde. Mai come in questo periodo emerge la necessità di avere un mix di conoscenze a 360°, che sconfinano dal mondo del calcio. Sono ad esempio fondamentali le relazioni interpersonali e la comunicazione con i giovani, aspetti che forse a volte vengono tralasciati. Oltre ad essere di primaria importanza ciò che trasmettiamo, a fare la differenza sono anche le modalità di comunicazione. A mio avviso sono cruciali equilibrio ed empatia: trasmettere concetti ed emozioni. I rapporti che si creano con i ragazzi ci aiutano a capire chi abbiamo davanti. Diventa quindi un dovere informarsi sulla vita dei nostri calciatori fuori dal campo. Tutti questi aspetti creano delle relazioni che sfociano nell’affetto e questo aiuta tantissimo. Noi istruttori non dobbiamo mai perdere l’umiltà e la volontà di apprendere per evolverci giorno dopo giorno. Il segreto di ogni maestro è rimanere allievo”.

Parlaci della metodologia Genoa.
“Parto da un concetto: il ruolo. Se ne parla sempre e a tutti i livelli, quasi a dover necessariamente ingabbiare subito un ragazzo in una posizione di campo. Per quello che è il nostro credo, ancor più importante del ruolo è la funzionalità del calciatore nel gioco. Il calcio è uno sport dinamico, non sei da solo, ci sono dieci persone con te e ne affronti altre undici, per cui si vengono a creare infinite situazioni, tutte diverse tra loro. A questo proposito, e torno al concetto di funzionalità, il nostro obiettivo è quello di preparare i ragazzi a riconoscere qualsivoglia tipo di situazione, interpretarla e trovare una soluzione per ognuna di essa. Il tutto ad una velocità variabile, dipendente dallo spazio ed il tempo a disposizione. Ovviamente poi c’è anche l’esecuzione tecnica che è un aspetto fondamentale. Come facciamo a preparare i ragazzi secondo questi principi? Cerchiamo di contestualizzare al meglio creando in allenamento l’ambiente di una partita. Concludo aggiungendo che non bisogna assolutamente limitare il talento dei ragazzi, ognuno di loro è eccellente in qualcosa. Se un giocatore sa dribblare bisogna lasciarlo libero, non frenarlo, piuttosto incentivarlo a sfruttare quella è che la sua migliore qualità. Così facendo si potenziano le caratteristiche su cui ogni singolo presenta parametri importanti, e allo stesso si rinforzano le doti più deboli con allenamenti individuali”.

Com’è il rapporto tra i vari componenti degli staff nel settore giovanile?
“Questo è uno degli aspetti che più mi entusiasma, il modello del vivaio Genoa è meraviglioso a tal proposito. C’è un continuo ed incessante confronto tra tutti quanti, è davvero un lavoro di squadra. Ho la fortuna di essere al fianco di veri professionisti come Armando Ferroni ed il prof. Riccardo Laborante. Ma penso anche alla fortuna di poter chiedere consigli a tecnici straordinari come Luca Chiappino della Primavera, Marco Oneto del Femminile, l’allenatore dell’Under 16 Gabriele Gervasi. Al loro fianco sento di crescere giorno dopo giorno e questa per me è una grandissima soddisfazione, oltre che un’opportunità. Poi, ovviamente, non posso che ringraziare il top player del settore giovanile: Michele Sbravati. Ci tengo a ringraziare anche Davide Brunello, con il quale ho lavorato per un anno intero, attuale responsabile del vivaio del Bari, un fuoriclasse nella formazione dei giovani calciatori”.

Nicolò Rovella è al momento il fiore all’occhiello del Genoa. Cresciuto nel settore giovanile rossoblu, è stato da poco acquistato dalla Juventus.
“Nicolò arrivò nel nostro settore giovanile da bambino, personalmente avevo avuto la possibilità di osservarlo anche ai tempi dell’Alcione Milano durante un torneo. L’eccellenza di questo ragazzo è la personalità, quasi sfrontata considerando l’età; non è un caso se la Juventus abbia deciso di puntarci. Credo abbia tutte le potenzialità per affermarsi in Serie A e diventare un pilastro della Nazionale”.

Perché in moltissime squadre europee si vedono titolari giocatori giovanissimi, cosa che in Italia accade di rado?
“Perché in sostanza siamo schiavi del risultato, purtroppo è questo il punto. Abbiamo tante società che lavorano bene, difficilmente oramai vedo squadre poco preparate, e mi rendo conto che c’è un buon numero di talenti tra i nostri giovani. Poi però non c’è pazienza nell’aspettarli, non viene concessa loro la possibilità di giocare, accumulare esperienza e anche di sbagliare. L’errore è un altro fattore importante nella formazione del giovane calciatore. Devo dire però che il CT Roberto Mancini ha da tempo mandato un messaggio molto chiaro, bisogna credere di più nei giovani”.

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