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Perché in Svezia può essere nata la nuova Juventus di Allegri

di Marco Conterio
Fonte: dall'inviato di TMW a Malmo, Svezia
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© foto di Insidefoto/Image Sport

Massimiliano Allegri da Livorno non accampa scuse ma spiega le sue ragioni. Analizza le ultime sconfitte, dopo il piccolo grande trionfo di Malmo, Svezia, Champions League, e dice che si deve perdere per meriti altrui e non per regali o demeriti propri. Dice, pensa e crede pure che sia arrivato tutto per topiche individuali e questo può esser paradossalmente un bene. Perché il black out lo riaccendi, se la linea è piatta è dura far rialzare il battito e vedere orizzonti rosei per una squadra. L'avversario d'Europa era modesto, è vero e se il tecnico Jon Dahl Tomasson a fine gara dice che "per noi dev'essere un bonus esser qui e non aver subito un passivo più pesante", ecco che allora questa Champions per tutti nella fase a gironi continua a esser inclusiva per motivi sempre più politici che tecnici.

L'AREA DA RIEMPIRE Però d'inciampi contro Davide è pieno il percorso dei Golia, sicché nella conca svedese di Malmo ci son dei segnali di un nuovo inizio. Per la Juventus e pure per Massimiliano Allegri. Tatticamente ha le sue idee, per adesso viaggia prudente sulla corsia di marcia ma dentro ha il fuoco di chi vorrebbe che i suoi accelerassero da subito. Occhio all'effetto diesel, che finora nessuno ha messo in conto. Un esempio: schiera la Juventus con un prudente e ragionato 4-4-2, che poi diventa 3-5-1-1 in fase propositiva. Però poi, quando Cuadrado parte, quando Alex Sandro crossa, quando Dybala accorcia per prender palla nell'Equatore del campo, ecco che lamenta le poche presenze nell'area avversaria. Per ora è un vorrei ma non voglio, più che non posso. Dovranno esser bravi soprattutto i centrocampisti ad ascoltarlo, ed ecco perché prima e dopo ogni gara batte il tasto lì, dove tatticamente duole di più.

NUOVO INIZIO Segnali e fiducia. Vincere aiuta a vincere, il calcio è fatto di banali ma verissimi mantra come fosse uno specchio della vita. Credere nelle proprie possibilità, puntar l'uomo anziché cercare l'appoggio facile, o piuttosto liberare l'area con uno sprezzante rischio consapevole in più, senza che questo sia avvolto e stravolto da una fervida paura, sono i passi che la Juventus vuol fare ora per uscire dal baratro. Non c'entra la poca caratura del Malmo, perché in fondo era Champions League e tre punti valgono per tutti. Quando sei in una selva oscura, poi, l'Europa è il miglior Virgilio che possa esistere come balsamo per gli animi sofferenti. Poi c'è il Diavolo, però, Caronte, pronto a far di nuovo precipitare giù i precari equilibri juventini. Certo è che la Svezia ha aiutato a rialzarsi. E' già ben più che qualcosa.

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