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Vlahovic costa 40 milioni all'anno per la Juventus e se non segna è un problema. San Siro rimarrà, chi l'avrebbe mai detto. La FIFA cancellerà il Mondiale per Club?

di Andrea Losapio
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© foto di Lorenzo Di Benedetto

Dusan Vlahovic non è un caso? Forse no, perché gli attaccanti vanno a periodi. Per un po' possono anche non segnare, avere le polveri bagnate, l'importante è che non sia un trend che si ripete stagione dopo stagione. Nella scorsa ha fatto discretamente con 16 gol, comunque lontano dal capocannoniere Lautaro Martinez. Con Thiago Motta c'era l'idea e l'impressione che potesse segnarne davvero molti, da unica punta nel 4-2-3-1, ma per ora ha funzionato a singhiozzo. Due soli gol, contro il Verona, poi ci hanno pensato gli altri. In particolare la difesa che ha evitato di prendere reti e, quindi, di perdere nelle ultime tre partite senza sbloccarsi.

Vlahovic in questo momento però costa 40 milioni di euro all'anno. 23 per lo stipendio e 16,67 di ammortamento (era costato 75 milioni, da dividere per quattro anni e mezzo di contratto): totale 39,67. Il costo storico a gennaio sarà di circa 25 milioni e se dovesse rinnovare fino al 2029, ecco che l'ammortamento passerà da 16,67 a 5 all'anno. La Juventus quindi "risparmierebbe" quasi 12 milioni di euro a stagione, pur tenendo Vlahovic a 23 lordi. Certo, "spalmare" ulteriormente e trovare un accordo intorno ai 10 milioni netti all'anno sarebbe una vittoria su tutta la linea. "Il rinnovo un problema? No, un calciatore come lui con prospettive ancora importanti non può mai essere un problema, il rinnovo è un obiettivo, lo faremo. Un giocatore che vale tanto e guadagna tanto per noi rappresenta un patrimonio". Così ha parlato Cristiano Giuntoli ieri. Certo, se non segna incomincia a diventarlo.

Un anno e mezzo fa ci chiedevamo se i nostri figli vedranno il nuovo San Siro. La risposta di questi giorni è evidente: no. Ovviamente è incredibile, come per il progetto sullo stretto di Messina, come ciclicamente si ripropongano cose che poi non vanno mai in porto. La colpa è della burocrazia in primis e della politica in secondo luogo. Tutti possono avere un'opinione su tutto e bloccare il progetto per questo o quel cavillo. Possiamo, prima o poi, creare delle regole vere che diano un certo risultato? Una semplificazione sulla costruzione/rimodernamento degli stadi? Con due o tre regoline, non facili ma nemmeno impossibili da soddisfare. Altrimenti Pallotta lascia Roma perché non gli fanno fare lo stadio - andate a rivedervi le frasi dei tempi, fanno ridere - Commisso non può provare a farne uno di proprietà, De Laurentiis parlava di centro sportivo e stadio nel 2006, quando era ancora in Serie B.

La verità è che l'Italia è immobile su questo fronte perché ci sono troppi interessi. Di chi ci mangia sopra, di chi vuole mantenere lo status quo. Così tutto rimane fermo, impantanato, cristallizzato. Non ci sarà mai niente di nuovo in questa nazione finché non si faciliteranno le cose, invece di complicarle in maniera assurda. L'Atalanta per avere lo stadio pronto ci ha impiegato 5 anni. Cinque anni. Di mezzo c'era il Coronavirus, questo è vero. Ma cinque anni sono un tempo talmente lungo che è quasi assurdo pensarlo. Come possiamo credere che ci saranno stadi nuovi con queste situazioni? Il 2032 sembra tanto lontano, ma è dietro l'angolo. Chissà se Italia 90 ci ha insegnato qualcosa? (La risposta, anche qui, è no).

Invece settimana scorsa se il Mondiale per Club rischiava di saltare. Ora la risposta l'abbiamo più concreta ed è: sì. Rodri, candidato al Pallone d'Oro, parlava di punto di rottura. "Sì, e penso che ci siamo vicini. Penso che tutti i giocatori abbiano la stessa idea, chiedete a chi volete. Arriverà un momento...ma non so cosa succederà. È qualcosa che ci preoccupa. Io posso parlare solo di Spagna e City. Ma è qualcosa di cui siamo preoccupati. Ovviamente, la situazione non è uguale per tutti, perché non tutti arrivano a giocare 60-70 partite stagionali, ma l'idea è condivisa". Nel frattempo Rodri si è fatto male e salterà tutta la stagione, quasi fosse la riprova che bisognerebbe rifare qualcosa nel modo di vivere il calcio. Ora, più se capire se rischia di saltare o meno, c'è un'ultima domanda da farsi: la FIFA lo cancellerà?

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