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Sette partite più importanti di mesi e mesi di scouting. L'abissale differenza che Euro 2024 ha prodotto tra i giocatori spagnoli e quelli italiani (con un'unica eccezione)

di Raimondo De Magistris
Nato a Napoli il 10/03/88, laureato in Filosofia e Politica presso l'Università Orientale di Napoli. Lavora per TMW dal 2008, è stato vicedirettore per 10 anni. Inviato al seguito della Nazionale
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La Spagna dei record, dei talenti, del bel gioco e dei tanti trionfi apre nuovi scenari e riposiziona le furie rosse al centro del mondo calcistico. Dopo una breve parentesi di crisi e rifondazione, la nazionale più vincente nella storia dell'Europeo è di nuovo al vertice del calcio continentale. "Siamo solo all'inizio", ha detto de la Fuente durante la notte di Berlino. L'obiettivo è aprire un ciclo vincente e importante almeno come quello di 15 anni fa, l'aspirazione quella di portare a casa anche quei premi individuali che nell'era dei Puyol e dei Torres, degli Xavi e degli Iniesta, sono clamorosamente mancati. Quando tra il 2008 e il 2012 la Spagna dominò tutto vincendo due Europei e una Coppa del Mondo non portò a casa nemmeno un Pallone d'Oro: eravamo all'apice dell'era Messi-Cristiano Ronaldo e a prescindere quel premio per anni è stato solo affare loro. Non più essere così stavolta, evidentemente, con Rodri e Carvajal che dopo Berlino più di Bellingham hanno diritto al più prestigioso riconoscimento individuale.

Quella spagnola è stata anche selezione che ha lanciato nel panorama mondiale un futuro numero uno e consegnato a LaLiga un dualismo che nei prossimi 5-10 anni può diventare caratterizzante e polarizzante come lo è stato Messi-Cristiano Ronaldo. A partire da agosto da un lato ci sarà Lamine Yamal, l'enfant prodige del Barcellona e di questo Europeo, l'uomo dei record e delle grandi giocate. Dall'altro, nel Real Madrid, finalmente Kylian Mbappè, la grande delusione delle notti tedesche. Un attaccante che s'è perso dietro la sua maschera e ora spera nella nuova vita spagnola per riaffermarsi come numero uno.

Spagna sempre e comunque. Il successo nell'Europeo non solo riuscirà a ridare appeal a un campionato che negli ultimi anni ha perso un po' di smalto, ma consegna soprattutto a questo mese e mezzo di calciomercato le stelle più ambite. Perché spesso si parla di mesi e mesi di scouting per individuare gli obiettivi, di calciatori che vengono scelti con mesi di anticipo. Ma poi la verità è che bastano sette partite come quelle della Spagna per rivedere le gerarchie e stravolgere gli obiettivi dei grandi club. O quattro come quelle dell'Italia per produrre l'effetto contrario.

Guardate Alvaro Morata: un Europeo come quello del Capitano della Spagna ha convinto il Milan a una spesa (non un investimento) da 50 milioni di euro per un centravanti di quasi 32 anni: pagherà all'Atletico Madrid i 13 milioni di euro della clausola, verserà al giocatore circa 36 milioni di euro lordi per i prossimi quattro anni.
Cifre importanti, ma non come quelle che ha rifiutato il Barcellona per Lamine Yamal: si vocifera che il Paris Saint-Germain sia sia spinto (senza successo) fino a 250 milioni di euro per il solo cartellino. Nulla di fatto, anche perché oggi per il Barça rinunciare a Yamal vorrebbe dire rinunciare a sé stesso, a tutte le possibili ambizioni future.
Robin Le Normand anche grazie a questo eccellente Europeo diventerà il nuovo perno difensivo dell'Atletico del Cholo Simeone. Il centrale classe '96 in passato vicino al Napoli lascerà la Real Sociedad al pari di Mikel Merino: Arteta lo vuole a tutti i costi nel suo Arsenal.
C'è poi una lunga fila di club pronti a pagare la clausola di Nico Williams: 55 milioni di euro sono decisamente pochi per un calciatore classe 2002, per la miglior ala sinistra dell'Europeo. Stesso discorso per Dani Olmo. La sua carriera sembrava dovesse arenarsi a Lipsia dopo l'ultimo importante rinnovo di contratto e invece adesso, grazie al trionfo delle furie rosse, diversi club sono tornati alla carica: ha una clausola da 60 milioni di euro, ci pensa soprattutto il Manchester City.

Altro che scouting, insomma. Competizioni così importanti fanno il bello e il cattivo tempo quando c'è bisogno di creare appeal sul mercato. La controprova in questo senso è l'Italia, la più grande delusione dell'Europeo. Federico Chiesa si ritrova oggi in una situazione ancor più di stallo rispetto a un mese fa, per Scamacca, Raspadori e Retegui - i nostri tre centravanti - non s'è mossa una foglia dopo quanto accaduto in Germania. L'unico fin qui a trasferirsi tra i giocatori che hanno preso parte alla spedizione tedesca è stato Alessandro Buongiorno, nemmeno un minuto giocato. E' successo perché Conte appena insediatosi a Napoli ha messo il suo nome in cima alla sua lista degli acquisti e il fatto di non esser mai sceso in campo ha paradossalmente favorito la chiusura evitando che club dall'estero (la solita Premier...) potessero inserirsi.
In Germania hanno sorpreso in positivo solo due giocatori dell'Italia: il portiere Gianluigi Donnarumma, che già gioca nel PSG ed è già il portiere più pagato al mondo, e il difensore Riccardo Calafiori. E guarda caso proprio quest'ultimo è l'unico giocatore della spedizione di Spalletti che ha mercato all'estero dopo quanto accaduto in Germania: l'Arsenal è vicino alla chiusura.

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