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La crisi Juventus e la dirigenza che ha soltanto due strade da prendere: confermare Allegri perché crede totalmente nel progetto insieme o esonerarlo a qualsiasi costo economico. Non ci possono essere vie di mezzo per evitare il tracollo

di Marco Conterio
Nato a Firenze il 5 maggio del 1985, è inviato di Tuttomercatoweb. In RAI con 90° Minuto e Calcio Totale, ha collaborato con Radio Rai, è stato speaker di Radio Sportiva e firma de Il Messaggero
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Massimiliano Allegri dice di sentirsi parte della soluzione e non del problema di questa Juventus ma, al contempo, di non saper la via giusta per risolvere le problematiche della Vecchia Signora. Bel collo d'imbuto, per una squadra che sembra vittima sempre dei suoi stessi sbagli, errori. La società lo ha riportato a Torino con auspici messianici, per mascherare quel che con Maurizio Sarri prima e con Andrea Pirlo poi era emerso da sotto il velo dei tanti Scudetti consecutivi e poi perduti. Il ciclo era finito, quello della BBC, dei grandi nomi, e Cristiano Ronaldo uno splendido sogno che non ha dato poi i risvegli sperati sul tetto d'Europa.

Le colpe di Allegri
Solo che Allegri non è riuscito a risolvere con carisma, personalità e aura da vincente le annose e ora visibilmente endemiche problematiche bianconere. Piuttosto, ha reso un gioco non esaltante, quello della seconda fase di Pirlo, in una squadra con poca struttura e senza identità tattica. Un conto è la gran difesa con Barzagli, Bonucci e Chiellini davanti a Buffon, avere un centrocampo all'altezza dei migliori al Mondo e un attacco altrettanto. Uno è avere una squadra esaurita nei senatori e che non ha avuto negli anni ricambi all'altezza delle speranze e degli auspici di grandeur. La Juventus ha voluto così cambiare direzione, in questa sua strada da NextGen con cui vorrebbe contraddistinguersi. Avvicinarsi al nuovo, al moderno, solo che Allegri ne è attualmente l'antitesi e l'opposto.

La battuta di Arrivabene
Che deve fare la Juventus, adesso, la dirigenza? Andare oltre il sentire popolare e pure oltre i risultati disastrosi di questa Champions, dove comunque nulla è perduto matematicamente ma molto quasi compromesso, e proseguire sulla propria linea? Farlo per scelte tecniche, pensare che Allegri sia l'uomo giusto comunque, che riuscirà a portare la barca in porto e agli allori sperati, sarebbe una virtù non comune in un calcio che segue sempre i quattro venti contrari e più facili. Farlo per questioni di bilancio, economiche, sarebbe invece una scelta a breve termine e senza visioni imprenditoriali e di prospettiva. "La mia è stata una battuta", ha subito ribadito Maurizio Arrivabene, quando gli era stato sottoposto il quesito sulla risposta data al tifoso nel giorno della gara contro il Benfica, quel "quello che arriva lo paghi tu?" che era sembrato fuori luogo e tempo. Perché in una situazione così delicata, è logico comprendere la risposta dell'uomo Arrivabene, col sorriso, ma difficile altrettanto capire quella dell'amministratore delegato Arrivabene, coi tifosi in tensione e ora pure in contestazione.

Ci sono solo due strade
La Juventus confermi Allegri se ci crede, altrimenti faccia la scelta più coraggiosa e cambi. Non c'è una via di mezzo, sopportarsi non equivale a supportarsi, cosa che la dirigenza ha fatto in tutta l'estate con un mercato disegnato con e per il proprio allenatore. Che è stato accontentato forse come nessun altro in tutta la Serie A, salvo non riuscir poi a rendere la Juventus una squadra all'altezza del Benfica. Le assenze di Pogba, Chiesa e Di Maria? Il budget, il monte ingaggi e gli investimenti bianconeri, anche senza di loro, è comunque nettamente superiore alle Aquile e figuriamoci a Sampdoria e Salernitana. La Juventus non può vivere di alibi, John Elkann a inizio anno aveva chiesto di veder tornare il progetto laddove era sempre stato, ovvero davanti a tutti. Così non è e allora andare avanti per mere ragioni economiche sarebbe un autogol in prospettiva. Scelga con coraggio, la Juve, qualsivoglia sia la sua strada, conferma o addio, a ogni prezzo. Perché se dovesse continuare così, l'impressione è che a fine stagione potrebbe cambiare ben più che l'allenatore.

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