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L’abbraccio di San Siro deve andare oltre le beghe con Donnarumma: meritiamoci l’Europeo. Metodo su Dybala: ha ragione la Juventus o ha ragione il Milan? Per Vlahovic alla Juve niente polemiche?

di Tancredi Palmeri
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Gli amori finiti male, si sa, tendono a essere un po’ irragionevoli: ecco così lo striscione della Curva Sud contro Donnarumma appeso proprio di fronte alla sua finestra dell’hotel. Si poteva immaginare, si può comprendere, ma adesso basta così. Non è Milan-PSG: è Italia-Spagna. Meritiamoci per una volta l’Europeo che i ragazzi ci hanno regalato. Meritiamocelo tutti: milanisti e non, perché fischiare Gigio sarebbe solo un ridicolizzarci agli occhi del mondo. Ma non è soltanto una questione di amor proprio o di calcolo per non regalare un vantaggio all’avversario: Italia-Spagna è una semifinale di un trofeo per il quale - quando più di un anno fa siamo arrivati alle Final Four - vale assolutamente battersi. Non diamo per scontate queste gioie e questi traguardi, quando proprio a San Siro 4 anni fa di questi tempi seppellivamo il cuore in area di rigore. Quello a San Siro è il primo vero abbraccio tra i Campioni d’Europa e i tifosi della Nazionale in massa, il resto non deve contare.

Mancini stavolta ha un carica di autostima costruita da lui stesso e lanciata dagli Europei, si aggiunge al suo progetto e alla visione, al netto delle assenze e alla mancanza di centravanti. Il falso nueve non è mai stato un piano B per il Mancio ma una valida alternativa, con Bernardeschi suo fedele pretoriano che ha sempre ripagato la fiducia. Potrebbe giocarsi però anche Pellegrini pendolo tra centrocampo e attacco, come accaduto in certe trasferte rognose in sede di qualficazioni europee. Ma l’effetto San Siro è fondamentale per fare pendere dalla nostra parte la bilancia del gioco, che contro la Spagna agli Europei per l’unica volta ci è stata sfavorevole. A Luis Enrique però non mancano solo tutti assieme Morata, Gerard Moreno e Dani Olmo, cioè i nueve e i falsi nueve in una Seleccion che già fatica a segnare; gli mancano anche Llorente e soprattutto Pedri, il giovane maestro che accanto a Busquets ci aveva fatto girare a vuoto a Wembley. Il 4-3-3 spagnolo non tradirà mai l’idea di Luis Enrique, e punterà a prendersi la palla, ma se San Siro aiuta stavolta potremmo portarcela subito noi a casa.

Se l’addio a Donnarumma è esacerbato dall’essere andato via a zero, allora si apre la discussione sul metodo Juventus: Dybala rimarrà, ma a 9 milioni netti all’anno (a partire dal terzo anno con dei facili traguardi raggiunti nei primi due anni di contratto). Posto che chiunque è libero di pagare quanto vuole chi vuole se può permetterselo, ma sapendo che la Juve è costretta a fare economie, allora la domanda nasce spontanea: ma Dybala vale davvero 9 milioni all’anno, quindi vincolare il proprio destino a lui per il prossimo quinquennio? Dybala è una splendida malattia di cui è difficile fare a meno, quindi non vogliamo dire che bisogna privarsene. Men che meno perderlo a zero. Ma vale davvero la pena vincolarsi, rendendolo il secondo giocatore più pagato in Italia? Il Dybala visto recentemente, può essere il leader di una Juventus vincente negli anni a venire? Ha ragione la Juve a legarsi per evitare di perderlo a zero, o ha avuto ragione il Milan a sterzare netto rispetto agli svincolati, pur subendo un rilevante danno economico?

A proposito. Finisce male tra Fiorentina e Vlahovic, anche se andrà avanti probabilmente fino a giugno. Si dice che ci sia dietro la Juventus. Personalmente ritengo difficile che la Juve possa scucire gli almeno 60 milioni che servono, ma nel mercato tutto è possibile.
Una domanda però nasce spontanea: dovesse finire a un’italiana, torneranno ad ammorbarci i soloni con i discorsi delle ricche che rovinano il calcio e per questo non volevano la Superlega, o se lo fanno le italiane grandi alle piccole va bene, mentre invece quando lo fanno le grandi estere di colpo si svegliano i moralizzatori che incredibilmente vedono nella Superlega la panacea di tutti i mali?…

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