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Juve sempre più brutta, è allarme: pari solo al 90’ su rigore che non c’è e il Milan in dieci. Crisi atletica e rigetto del gioco di Sarri che ora rischia. Agnelli non chiama Allegri, ma fra poco c’è la Champions. E Guardiola è possibile

di Enzo Bucchioni
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© foto di Federico De Luca

Per la Juventus l’unica cosa positiva è il risultato, con questo pareggio e il Milan senza Ibra, Hernandez e Castillejo squalificati nel ritorno, la finale di coppa Italia è in tasca.

Di tutto il resto però non torna niente, la situazione per i bianconeri ora è decisamente allarmante. Un allarme sempre più rosso a dieci giorni dalla sfida di Champions con il Lione, a due settimane dallo scontro diretto con l’Inter in campionato.

Ieri sera il Milan ha giocato ad alta intensità per tutta la partita, ha creato occasioni, ha segnato con Rebic e anche in dieci ha preso gol solo a tempo scaduto su uno dei tanti rigori inesistenti fischiati quest’anno per fallo di mano in virtù di una regola cambiata e mal interpretata. La regola andrà modificata o qualche braccio andrà amputato: fate voi. In questa occasione però, è indubbio, l’arbitro ha sbagliato anche dopo aver guardato il monitor del Var. Il movimento di Calabria è congruo, Rizzoli in occasioni simili era stato chiaro. Concludendo, forse solo Valeri è stato peggio della Juve. In precedenza, infatti, c’era un rigore su Cuadrado che l’arbitro non ha fischiato e non è andato neppure a riguardare.

Ma tornando alla prestazione dei bianconeri, la Juve è senza gioco e atleticamente svuotata. Sembra senza energie fisiche e mentali, in piena involuzione.

Che succede?

E’ questo l’interrogativo che gira da giorni nelle stanze del palazzo bianconero senza avere risposte. Le sconfitte in campionato con Napoli e Verona, diverse prestazioni incerte, hanno lasciato il segno, ma quello che preoccupa di più è la mancanza di reazione. Non è da Juve. Mai vista una squadra bianconera incapace di tirare fuori il carattere, di vincere partite sporche. Forse la ricerca dei meccanismi sarriani ha fatto perdere l’identità caratteriale a un gruppo fondato sul carattere.

E allora ci chiediamo: siamo davanti a una crisi di rigetto di Sarri, delle sue idee di calcio e dei suoi sistemi di allenamento o si tratta soltanto di una crisi passeggera che potrebbe essere normale nell’arco di una stagione?

Questa è la domanda delle domande che forse Agnelli ha fatto proprio a Sarri nella ormai famosa cena dell’altra sera. Le risposte non ci sono, si aspettano dal campo e se le indicazioni arrivate ieri sera sono giuste, la situazione sta addirittura peggiorando. Non s’è mai visto un gioco fluido, è chiaro che la squadra sta cercando di fare delle cose, gioca di prima, palla avanti e palla indietro, prova il pressing alto, ma non funziona quello che si vorrebbe fare o funziona molto poco. Il ritmo è basso, la convinzione scarsa.

La sensazione è che la squadra non creda in quello che fa e in questo contesto è difficile anche valutare le prestazioni individuali. Non salvo nessuno, forse Dybala, Buffon e Ronaldo per la rovesciata che ha procurato il rigore. Per il resto c’è anche qualche situazione di involuzione come con Matuidi (soprattutto) e Pjanic, equivoci come Ramsey, ritorni indietro come DeLigt. L’unica cosa che può far pensare positivo i dirigenti bianconeri è la situazione del Chelsea di Sarri che un anno fa ha avuto problemi simili, salvo poi ripartire in primavera e andare a vincere l’Europa League.

E’ un problema di preparazione atletica?

Agnelli & C. lo sperano perché gli impegni decisivi sono alle porte.

Che fare?

Ai bianconeri non resta che sperare nel contributo dei senatori che conoscono l’ambiente e del carisma di campioni alla Ronaldo. Ma senza un gioco che funziona anche i campioni fanno fatica e s’è visto.

E’ anche vero che a volte basta poco per uscire da situazioni del genere, ma il momento è arrivato.

Ovvio che nel mirino ci sia Sarri. Anche se Paratici ieri sera ha ribadito la totale fiducia per il presente e per il futuro, se la Juve non tornerà almeno sui livelli dell’autunno e non chiuderà la stagione in crescendo, sarà difficile confermare l’allenatore. Vincere il nono campionato di fila non basterebbe a nessuno, soltanto la Champions vorrebbe dire conferma automatica.

Qualcuno ha ipotizzato il ritorno immediato di Allegri che, come sappiamo, è ancora sotto contratto. Scordatevelo. Vi immaginate Agnelli che torna sulle sue decisioni e ammette il fallimento di un’idea che doveva essere rivoluzionaria e avrebbero dovuto migliorare la Juve? Mai e poi mai. Caso mai, di sicuro si sta tornando a pensare a Guardiola. L’anno scorso vi abbiamo raccontato di un lavoro iniziato più o meno di questi tempi che però non è bastato a portare a Torino l’allenatore del City. Poi fu preso Sarri. Quello che fu negato aspramente allora da molti, oggi viene ammesso e dato per scontato anche dai negazionisti di un anno fa. Tutto torna. E forse arriverà davvero, ora Guardiola che non è più all’apice del suo rapporto con gli inglesi e può liberarsi. L’idea, ovvio, c’è. Sull’evoluzione tutto dipenderà dai risultati, ma la precarietà del futuro di Sarri è evidente e non serve andare a lavorare alle Poste per capirlo. Al di là del campo, del gioco e dei risultati, sta montando proprio l’idea che Sarri non sia in sintonia con la Juventus, il suo mondo e la sua storia. E questa è la cosa più grave…

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