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ESCLUSIVA TMW - Blanchard: "Juve, rimpianto di essere rimasto solo un anno. Oggi nella mia Dunkerque"

di Gaetano Mocciaro
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La Juventus ha sempre avuto un rapporto privilegiato con i calciatori francesi. In molti hanno vestito la maglia bianconera, con alterne fortune. Uno di essi è Jocelyn Blanchard: arrivato alla corte di Marcello Lippi nella stagione 1998/99, è durato un solo anno per poi far ritorno in Francia. Ai microfoni di Tuttomercatoweb ci racconta la sua storia:

Che fine ha fatto Jocelyn Blanchard?
"Sono a Dunkerque, dove vi ho giocato fino a 38 anni. Una volta ritiratomi mi sono reso conto che era troppo tardi per fare l'allenatore, perché avrei dovuto perdere tempo a seguire corsi, prendere il diploma. Per questa ragione ho optato per la carriera dirigenziale e sei mesi dopo aver smesso il Lens, col quale ho giocato per 4 anni, mi ha proposto di essere direttore sportivo. Ho ricoperto questo incarico per 5 anni. Poi è arrivata la chiamata del Dunkerque, dove sono il direttore per lo sviluppo della struttura. È qualcosa che va oltre il ruolo di direttore sportivo perché è esteso oltre la prima squadra".

Qual è la vostra filosofia?
"In un mondo come quello attuale dove c'è spazio solo per i soldi, noi puntiamo a sviluppare i calciatori nel vero senso della parola. La nostra filosofia è giocare un calcio offensivo, divertente. L'obiettivo principale non è vincere, ma divertire i nostri tifosi. Certo, non sarà facile perché la squadra è tornata dopo 24 anni in Ligue 2 e ci confronteremo quindi a un livello più alto. Ma vogliamo provarci".

Obiettivo Ligue 1?
"No, la Ligue 1 non può essere un obiettivo. Puntiamo a salvarci giocando bene. Cercheremo molto umilmente di imitare in un certo senso l'Ajax".

Non le sarebbe piaciuto allenare?
"Non mi sono posto il problema perché quando ho smesso era tardi. Ma mi sarebbe piaciuto allenare i giovani".

Nella sua carriera c'è una fugace parentesi alla Juventus
"Esperienza grandissima. C'erano Zidane, Deschamps, Del Piero. E un grande allenatore come Marcello Lippi".

Nonostante il solo anno il suo italiano è ottimo
"Sono dell'idea che quando un giocatore va a giocare all'estero deve imparare la lingua del posto. È una forma di rispetto nei confronti del Paese nel quale vivi e lavori, e lo è anche nei confronti dei compagni. Lo stesso l'ho fatto in Austria, sebbene il tedesco sia una lingua complicata. Basta un po' d'impegno e dopo se mesi ho imparato a parlarlo.

Eppure ci sono giocatori attualmente che anche se in Italia da oltre un anno non rilasciano ancora interviste in italiano
"Evidentemente il calcio è cambiato. Mi sorprende apprendere questo dalla Juve, dato che ai tempi Bettega, Moggi o Lippi non accettavano che uno non si esprimesse in italiano. Potevi anche parlarlo male, ma non concedere le interviste in italiano, quello no. Personalmente ho avuto la fortuna di trovare dei compagni di squadra che mi davano una mano, peraltro eravamo 4 francesi in squadra e l'integrazione fu semplice. Uscivo con Zidane e Deschamps".

Com'era il rapporto con gli allenatori?
"Ancelotti preferiva giocare con quelli che conosceva. Lippi mi diede più spazio dato che fu lui a volermi".

Come mai è rimasto solo una stagione alla Juventus?
"Ho giocato 20 partite, avevo 25 anni e ho voluto andar via per giocare di più. Col senno di poi ho sbagliato, dovevo restare. E accettare il fatto che la prima stagione fosse quella dell'apprendistato".

C'era la possibilità di rimanere almeno in Serie A?
"Sì, c'era la possibilità di restare in Italia, ma in prestito. Preferii un trasferimento definitivo".

Fra i suoi compagni di squadra: Conte, Deschamps, Zidane. Tre allenatori fra i migliori al mondo
"La cosa non mi sorprende. Erano dei grandi professionisti in campo. Vedere Conte in panchina è lo stesso di quando era in campo: stesso carattere, stessa grinta. Deschamps e Zidane erano nazionali francesi e nella loro carriera hanno maturato un'esperienza internazionale tale da acquisire l'autorevolezza necessaria per allenare. Parti già in vantaggio, i giocatori ti rispettano".

Come vede Pirlo sulla panchina della Juve?
"Pirlo mi piace. Certo non possiamo ancora valutarlo ma di sicuro ha una conoscenza adeguata per diventare allenatore. La Juve già in passato ha puntato su uomini cresciuti in bianconero come Deschamps, Ferrara e Conte. È un grande rischio ma certamente per lui non sarà un compito facile".

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