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Roma, il "Mourinhismo" e un futuro che resta in bilico

di Dario Marchetti

Con Josè Mourinho non esistono sfumature. O lo ami o lo odi, o stai con lui o contro di lui. E’ stato così per un’intera carriera e vale lo stesso ora che è alla Roma. Per sua stessa ammissione esiste “il mourinhismo”, ma “c’è anche l’anti-mourinhisimo, specialmente qui nella Capitale”, è stata la sottolineatura dello Special One. “Ci sono entrambe le fazioni - ha spiegato - Con il mourinhismo che lo conoscono le persone che sanno cosa ho fatto. L'anti-mourinhismo è cavalcato da gente felice per tutto il tempo in cui la Roma non ha vinto una coppa e non aveva alcun tipo di successo europeo. Si divertono in radio e va bene. L'anti-mourinhismo vende, mentre il mourinhismo è uno modo di stare nella vita, più che nel calcio”.

I tifosi giallorossi, però, mai come in questo momento sono avvolti dai dubbi di un contratto, quello del portoghese, che si avvicina alla scadenza, nel silenzio di dirigenza e proprietà. “Non so se resterò dopo il 2024 - ha proseguito José - Ma prima di Budapest ho promesso ai calciatori che non sarei andato via. Dopo lo Spezia, all'Olimpico, l'ho promesso anche ai tifosi e infatti sono rimasto”. Certo in due anni e mezzo ne sono cambiate di cose, compreso il suo rapporto con i Friedkin, decisivi nel riportarlo in Italia. “Quando sono arrivato qui non conoscevo né la città né la squadra, ci avevo solo giocato contro, ma la proprietà è arrivata con un discorso che mi è piaciuto, convincendomi a venire qui”. E da quel sì ai colori giallorossi ne è nato un matrimonio passionale con la piazza. “Quando sono arrivato ho imparato a conoscere il romanismo - ha raccontato - E devo dire che mi piace, mi sono affezionato. Anche perché quando arrivi in due finali europee e prendi la città con te, quando piangi di gioia con loro, ne diventi ancora più parte”.

Per questo quando ha commentato il suo rapporto con gli arbitri, ha parlato di “difesa del popolo”. “Nel calcio - ha aggiunto Mou - l'unico che può sbagliare e ha un aiuto per rimediare al suo errore è l'arbitro, quindi devono sbagliare di meno. E quando vedo ingiustizie contro il mio popolo vado in difficoltà, è il mio modo di vivere”. Ecco spiegata anche l’emozione che ancora oggi prova nel guardare la Curva Sud. Un sentimento che “rimarrà con me anche quando un giorno andrò via”. Quasi a voler preparare la città a un momento che inesorabilmente sembra avvicinarsi sempre di più. E quando quel giorno arriverà, con sé porterà la Vespa regalatagli dai Friedkin al suo arrivo perché “oggi entrando a Trigoria purtroppo non ci sono tante coppe, ma la Vespa è lì. E verrà con me quando lascerò la Roma”.


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