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Pirola: "Sousa l'allenatore con cui sono cresciuto di più. Frattesi si merita tutto"

di Alessio Del Lungo

Lorenzo Pirola, difensore dell'Olympiacos, ma che in passato ha vestito la maglia anche di un club come l'Inter, ha espresso sinceramente quello che prova dopo il suo trasferimento in Grecia: "Se sono rammaricato di aver lasciato l'Italia? Un po’ sì, più che altro perché da noi si sta bene. Ma voglio vincere qui: quest’anno l’Olympiacos compie cent’anni e l’obiettivo è vincere il campionato. Sarei il secondo italiano a farlo dopo Leandro Greco. Un orgoglio. E quando si sono fatti avanti non ho esitato. La prima settimana è stata tosta, ora mi sono adattato".

Che cosa si porta dietro del passato?
"Penso alle partite con mio fratello gemello Carlo in giardino, con mio padre lì a guardarci. Lui gioca in porta, quest’anno è alla Giana Erminio in Serie C, ma voleva sempre calciare. Abbiamo anche giocato contro in un Inter-Como di tanti anni fa, nelle giovanili. Dopo un quadrangolare andai all'Inter. Avevo 13 anni, giocavo già in difesa e feci bene. Feci un provino a Interello e nel giro di dieci giorni vestivo nerazzurro. Per me, un ragazzo di Casatenovo cresciuto all’oratorio con mio nonno, è stato un sogno diventato realtà. Ricordo i due campionati vinti con l’Under 16 e l’Under 17 e l’esordio in Serie A contro la Spal. Conte mi portò in ritiro a Lugano e poi, a fine campionato, mi fece esordire. Eravamo un gruppo fortissimo: io, Esposito, Oristanio. L’Inter è stata la mia vita per molto tempo".

Un suo ex compagno come Frattesi ora è all'Inter dove si è affermato.
"Abbiamo giocato insieme a Monza, in Serie B. Io, lui e Colpani siamo tuttora molto legati. Qualche anno fa abbiamo anche fatto un viaggio insieme alle Maldive. Davide è così come lo vedi, uno che scherza di continuo e poi in campo si trasforma. Quello che si vede oggi, come gli inserimenti e i tanti gol, si vedeva già a Monza. Si merita tutto. A fine allenamento si fermava sempre per migliorare".

L'esperienza alla Salernitana come è andata?
"Il primo anno bene. Paulo Sousa è l’allenatore con cui sono cresciuto di più. Un martello alla Conte attento a qualsiasi dettaglio, dall’alimentazione alla tattica e al fisico. Mi faceva lavorare con la palla, impostare dal basso. Voleva dominare il gioco. L’anno scorso, purtroppo, l’annata è iniziata male e si è conclusa peggio, con la retrocessione. Ma Salerno resta una piazza incredibile, piena di passione. Sono stato davvero bene".

Lei è il leader dell'U21?
"La fascia di capitano è un orgoglio, e non mi nascondo: vogliamo vincere l’Europeo. Negli ultimi due siamo usciti una volta ai quarti e un’altra ai gironi. Mi piacerebbe concludere questo percorso iniziato nell’Under 15 con una vittoria, ce la metterò tutta. Sogno di vincere un Mondiale con l’Italia. E il titolo con l’Olympiacos".


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