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Benvenuti in Italia - Top 50 di chi arriva. Lukaku al secondo posto

di Ivan Cardia

"Non pensavo che sarebbe diventato un big", così Geert Emmerechts, il primo tecnico di Romelu Lukaku. Che ce l'ha fatta, eccome. Lo scetticismo è statto un tratto distintivo della carriera del centravanti belga: troppo lento, e poi sfodera record di velocità. Segna poco, e al WBA fa un gol ogni due partite. Troppo pesante, e sfoggia un fisico praticamente perfetto. Tra predestinato e potenziale flop, il crinale è sempre stato sottile, per il classe '93 di Anversa. Il Chelsea lo ha pagato 12 milioni a 18 anni e non ci ha creduto, Roberto Martinez e l'Everton gli hanno cambiato la vita. Poi il grande salto al Manchester United è andato bene ma non benissimo: 27 gol stagionali nella prima stagione all'Old Trafford, 15 nella seconda. Alti e bassi, una crescita che non è sempre stata lineare. Perché Lukaku era più grande, forte, veloce, potente dei suoi avversari già giovanissimo. E di quello in diversi frangenti della sua carriera è sembrato accontentarsi.

L'ha voluto Conte. Quando il tecnico salentino e l'Inter si sono annusati per poi scegliersi, le richieste tecniche sono state ben precise. A livello di nomi, però, quello di Lukaku è stato l'unico punto imprescindibile per l'ex ct. Eppure, la trattativa è stata lunga ed estenuante: c'è stato l'inserimento della Juventus e sono serviti summit internazionali perché i nerazzurri potessero fare quel passo in avanti che serviva, a un soffio dagli 83 milioni che chiedeva lo United sin dal primo minuto. 65 milioni in cinque anni, più 10 di bonus e una piccola percentuale sull'eventuale futura rivendita: tanto è servito, per mettere d'accordo i due club. Per prendersi la Serie A, molto meno: due gol in due partite, l'avvio di Lukaku è stato da incorniciare. Sembra l'uomo giusto al posto giusto. Con le spalle larghe a sufficienza per reggere in alto l'Inter.


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