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È il giorno decisivo per il calcio italiano - Tutti i numeri della crisi per l'azienda calcio

di Marco Conterio

E' il giorno decisivo per il calcio italiano. In conference call alle 18:30 il Ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora, incontrerà le componenti federali del calcio italiano, guidate dal Presidente Gabriele Gravina, poi Paolo Dal Pino, numero uno della Lega di A e tutti gli altri rappresentanti di leghe e sindacati. Sul tavolo tempi e modalità dell'eventuale ripartenza del pallone. Sono ore caldissime, Tuttomercatoweb.com seguirà live questa lunga giornata con aggiornamenti in diretta e approfondimenti dedicati.

Il costo dello stop al paese e all'azienda calcio

Ospite del magazine Riparte l’Italia il presidente della FIGC Gabriele Gravina ha analizzato ieri anche i numeri alla base della scelta di far ripartire il movimento calcistico dopo la pandemia di Coronavirus che ha colpito il Paese: "Le ragioni profonde dell'azione intrapresa dalla FIGC - spiega il numero uno del pallone nostrano - sono da ricercare nell'impatto reale che il calcio ha nel nostro Paese. Si tratta di un movimento che in Italia coinvolge 4,6 milioni di praticanti, con circa 1,4 milioni di tesserati, di cui 833.000 calciatori tesserati nell'ambito dell'attività giovanile. Ogni anno in Italia si disputano circa 570.000 partite ufficiali, ovvero 1.600 partite al giorno (una ogni 55 secondi). Questi numeri si traducono in importanti riflessi dal punto di vista economico; il fatturato diretto generato dal settore calcio è stimabile in 4,7 miliardi di euro. Di questa cifra, il 23% viene prodotto dai campionati dilettantistici e giovanili, dalla FIGC e dalle leghe calcistiche (1,1 miliardi di euro), mentre il restante 77% (3,6 miliardi) dal settore professionistico, ovvero dal valore della produzione generato dai club di Serie A, Serie B e Serie C. Un dato che evidenza quanto il comparto professionistico rappresenti il principale attore all'interno del sistema calcio e dell'intero sport italiano. Analizzando - conclude Gravina - ciò che il calcio italiano genera non è quindi così difficile capire perché la Figc persegue pervicacemente la via della ripartenza. Ce lo abbiamo nel DNA e lo portiamo anche nel nostro nome: per noi ripartire vuol dire tornare a giocare".


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