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I cento giorni in cui Thomas Tuchel ha rivoluzionato il Chelsea

di Michele Pavese

Chissà cosa penseranno, oggi, tutti coloro che lo scorso 25 gennaio reagirono con grande rabbia alla notizia dell'esonero di Frank Lampard. Quasi un atto di lesa maestà, il benservito alla leggenda era arrivato all'indomani della vittoria nel quarto turno di FA Cup contro il Luton, quindi totalmente inatteso. Il Chelsea scelse il successore 24 ore più tardi: Thomas Tuchel, che qualche settimana prima aveva ricevuto lo stesso trattamento dal Paris Saint-Germain, prendeva le redini di una squadra nona in classifica e alla ricerca costante della continuità di rendimento e di un'identità. Cento giorni dopo, nemmeno i tifosi più ottimisti avrebbero mai immaginato di ritrovare i Blues quarti in Premier e in finale di Champions League.

Marcia impressionante - Cento giorni in cui il quarantasettenne di Krumbach ha battuto Mourinho, Klopp, Ancelotti, Simeone, Guardiola e Zidane, alla faccia di chi lo reputa ancora oggi un tecnico normale, anzi, sopravvalutato. Empatico ma non esuberante, metodico senza la pretesa di essere un guru, Tuchel ha trasformato il Chelsea in pochissimo tempo, portando dalle parti di Stamford Bridge le sue tre parole d'ordine: solidità, ordine e fluidità. Una squadra compatta, organizzata e consapevole dei propri mezzi, in cui il gruppo fa la differenza ma i singoli sono determinanti. E così è sbocciato definitivamente il talento di Mason Mount (pupillo, va detto, anche di Lampard), più decisivo di Werner e Havertz. Jorginho detta i ritmi, Kanté è inarrestabile, Thiago Silva guida la difesa con la solita classe anche a 36 anni. Con buona pace del Paris Saint-Germain, che forse oggi rimpiangerà la scelta di non aver rinnovato il contratto del vecchio capitano e di aver silurato troppo in fretta colui che un anno fa portò Neymar e compagni in finale. Si pensava che fosse merito dei campioni, evidentemente non era così perché Tuchel, a differenza del PSG, ha concesso il bis, diventando il primo allenatore a raggiungere la finale della massima competizione europea con due squadre diverse in due edizioni consecutive. Il terzo a riuscirci sulla panchina del Chelsea da subentrato, dopo Avram Grant e Roberto Di Matteo. Tra TT e la storia, ora, c'è solo Pep Guardiola, che vuole diventare immortale portando il Manchester City a sollevare per la prima volta la Coppa dalle grandi orecchie. In semifinale hanno vinto praticamente allo stesso modo e questo potrebbe essere un antipasto di quello che vedremo il prossimo 29 maggio, anche se qualche indicazione era già arrivata dalla sfida di FA Cup del 17 aprile e potrebbe arrivare sabato, quando si ritroveranno in campionato. Le motivazioni non mancheranno, così come la cura dei dettagli: ci aspetta una grande finale.


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