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"Non capisco il Man United". Da Mou e Ibra a oggi, la risposta giusta l'ha data proprio Guardiola?

di Dimitri Conti

Un indizio sullo stato di crisi del Manchester United, forse inconsapevolmente, l'ha dato Pep Guardiola parlando dei rivali cittadini prima del derby contro il suo Man City: "So cosa abbiamo fatto noi in questi anni, ma non so cosa ha fatto il Manchester United e non so spiegarmi perché non sia a lottare per il titolo. Ma non me lo aspettavo, onestamente: quando sono arrivato c'era Jose Mourinho in panchina, Ibrahimovic davanti, Lukaku ha firmato nel 2017...".

Ecco, la risposta sul perché il Manchester United non lotti per vincere la Premier League, ed in sostanza non lo abbia mai fatto da quando Sir Alex Ferguson ha lasciato vuoto il suo posto sulla panchina di Old Trafford, potrebbe trovarsi proprio lì. In quelle continue rivoluzioni a ciclo quasi annuale che nel corso di una decade hanno visto alternarsi un numero impressionante di allenatori: Moyes, Van Gaal, Mourinho, Solskjaer, Rangnick e infine Ten Hag, senza però dimenticarsi degli interregni di Giggs e Carrick.

Tanti volti e modi di intendere il calcio differenti, dalla solidità al comando (Mourinho) fino alle vane ricerche di calcio totale (Van Gaal) o di estremizzazione del gegenpressing, ciò che ha portato alle ultime due scelte in panchina, Rangnick prima e l'attuale manager Ten Hag poi. Entrambi decisamente disastrosi, in termini numerici, nonostante inizi che sembravano pure incoraggianti. Nel caso del secondo e attuale guida, l'avvio sembrava pure promettente ma in seguito sono subentrati anche dei problemi ambientali (si è partiti dal "caso" Ronaldo fino ad arrivare a quelli meno piacevoli riguardanti Greenwood, Antony o Sancho) che hanno reso tutto estremamente più complicato.


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