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Fiorentina tra passato, presente e futuro

di Redazione TMW
Fonte: Tommaso Loreto
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© foto di Federico De Luca

Un mese decisivo, giorno più giorno meno, in campo e fuori. La stagione entra nel vivo, i viola si giocano molto tra febbraio e marzo affrontando avversarie toste e dirette concorrenti, il tutto nel bel mezzo di una faticosa crescita che la società porta avanti dal giugno di due anni fa. Tanto è passato da quel comunicato in cui i Della Valle si dicevano disposti a cedere il club, due anni nei quali - in assenza di proposte serie e concrete pervenute ai proprietari - la dirigenza ha comunque portato avanti una gestione non semplice perchè di totale ricostruzione.

Lo ha fatto secondo rinnovati paletti, diversi da quelli che avevano contraddistinto l'era dei Gomez o dei Rossi, ricostruendo da zero settore giovanile e staff tecnico. Abbandonando la priorità data alla prima squadra dal duo Pradè-Macia e lavorando più sui giovani con il ritorno di Corvino. Certamente commettendo errori che oggi segnano e giocano altrove con maglie diverse (gli esempi son sulla bocca di tutti, inutile ricordarli) ma ritrovandosi pur sempre a rincorrere l'Europa, in semifinale di Coppa Italia e con una Primavera reduce da tre finali consecutive tra campionato e Torneo di Viareggio. Come dire che non proprio tutto è da buttare via. Lo stesso Pioli si gioca molto nelle prossime settimane, ma in società la stima è alta almeno quanto la fiducia di tornare nelle competizioni continentali e per questo, salvo scossoni, il tecnico è destinato a restare al suo posto.

Anche perchè, stando così le cose in un calcio dominato dai soldi e nel quale i capitali stranieri non sono attratti dall'idea di entrare nel pallone italiano, l'attuale management viola non può far altro che cambiare strategia: scovare più talenti possibile dal settore giovanile (che dovrà essere presto arricchito con il centro sportivo a Campi Bisenzio) e magari predisporre eventuali strappi alla regola. Chiesa è chiaramente il primo e più importante esempio, del presente e del futuro, ma è altrettanto evidente che nel suo caso la scelta spetterà più a lui che non alla Fiorentina. E' semmai il riscatto di Muriel, incluso l'ingaggio intorno ai 2 milioni di euro, che potrebbe sancire la revisione di qualche paletto attuale oltre agli investimenti già effettuati sulla prossima stagione con gli arrivi di Traorè, Zurkowski e Rasmussen (il bilancio 2018 si dovrebbe chiudere con una perdita stimata intorno ai 20 milioni) .

Per il resto non è destinato a cambiare l'autofinanziamento, non cambierà la gestione sportiva (che Corvino potrebbe abbandonare soltanto per dedicarsi al settore giovanile) e non cambieranno nemmeno gli intendimenti sullo stadio. La Fiorentina è al lavoro per presentare il progetto definitivo per un'opera da circa 500 milioni complessivi tra stadio e strutture annesse, di fatto attende però – insieme ai futuri finanziatori - che l'area in questione si liberi prima di poter costruire. Nel frattempo s'interroga se quota 40.000 posti, al di là dell'opportunità di ospitare finali europee, non rappresenti una soglia eccessiva (al vaglio c'è anche l'ipotesi di scendere a una capienza tra i 33 e i 35 mila posti).

Una linea certamente meno appariscente ed entusiasmante rispetto al passato, ma che oggi è l'unica percorribile in un ambito calcistico dove i ricchi restano più potenti e dove vincere diventa praticamente un miracolo. Se i diritti televisivi in ambito nazionale non sembrano più fare la differenza per il divario con chi partecipa alla Champions, e se uno stadio di proprietà ancora non c'è, non ci sono molte altre alternative: si tratta di saperle spiegare con chiarezza anche per provare a ricompattare un ambiente che resta deluso. C'è da augurarsi che gli errori lungo il cammino siano il minor numero possibile, senza giovani persi lungo la strada, ma anche con la consapevolezza che determinate deroghe al tetto degli stipendi siano inevitabili e anzi propedeutiche ad alzare l'asticella di ambizioni per forza di cose ridimensionate rispetto al passato. Perchè l'augurio principale resta che idee e programmi possano essere concretizzati in un ambiente meno diviso rispetto agli ultimi due anni e mezzo.

La faticosa risalita, insomma, prosegue.

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