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Borziallo su linterista.it: "Il futuro è adesso. Inter, non perdere questo treno"

di Redazione TMW
Fonte: LINTERISTA.IT
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Qualche giorno fa mi è capitato di fare una chiacchierata con Giampiero Marini, campione del mondo a Spagna 82, colonna portante di una Inter scudettata e targata Eugenio Bersellini - 1979/80, in testa dalla prima all’ultima giornata - oltre ad essere ricordato come l’allenatore della coppa UEFA 1993/94 (che bella era la coppa UEFA, nulla da spartire con la roba di oggi, manifestazione di primo livello allora), la seconda delle tre in bacheca, la meno attesa, quella con la firma di Dennis Bergkamp e Wim Jonk, per intenderci. Bene, Giampiero (a cui mi bullo di dare del Tu considerandolo un amico prima di tutto) mi ha detto, anzi ci ha detto visto che eravamo in collegamento radio: L’Inter è forte in tutti i reparti e, se consideriamo la rosa, non dico forte quanto le cosiddette grandissime europee (o inarrivabili, scegliete Voi) ma appena un filo sotto. Appena, forse.

Ecco, voglio partire da qui, da questa affermazione forse troppo ottimistica per qualcuno, forse più che condivisibile per qualcun altro. L’Inter, oggi, può vantare un signor portiere, magari avrà pure qualche difetto ma stiamo parlando di un ’96, ventisei anni e un lungo futuro tra i pali, a occhio e croce l’estremo difensore del prossimo decennio nerazzurro. Linea difensiva di prim’ordine, magari se qualche volta si cambia modo di stare in campo non muore nessuno oltre a poter studiare alternative a quel trecinquedue in alcune circostanze dannoso in primis per noi stessi, pensiamo allo schierare con poca utilità i tre mentre dalla parte opposta c’è un solo attaccante di ruolo, tutto finisce per farci perdere un uomo in mezzo al campo oltre a lasciarne uno nella terra di nessuno a girarsi i pollici, opinione personale sia chiaro, non diktat o verità assoluta.
Inoltre, accanto all’Acerbi inatteso per rendimento, dal mio punto di vista elemento duttile e prezioso nello scacchiere nerazzurro nonostante l’accoglienza poco dolce a causa di un errore sul finire dello scorso campionato – andare a rivedere l’azione per capire che l’errore, eventualmente, non fu suo, tanto per dire - l’età media del reparto difensivo non è così alta da far pensare beh, un anno o due e tutto dovrà essere stravolto: ora, leggendo qua e là, col peso specifico da attribuire a talune indiscrezioni, lasciamo perdere, parrebbe probabile l’interesse nerazzurro per l’ennesimo ultratrentenne. Che va bene, d’accordo, le spese, i parametri zero, i risparmi per forza. Però, accidenti, evolviamoci, andiamo alla ricerca di giovanotti a poco prezzo, cresceranno accanto agli Skriniar o ai Bastoni.

Centrocampo: ha ragione Marini, guardate che lì nel mezzo siamo forti davvero, altro che balle.
Allora, partendo da questo presupposto, completiamo la mediana, puntelliamola attraverso ragazzotti con voglia di correre e di vincere, con fame di gloria: possibilmente facendoli giocare, non lasciandoli ammuffire in panchina.
Davanti il discorso è un filo diverso: sulla carta l’attacco interista è forte, tanto forte.
Poi gli infortuni, le ricadute, quegli imprevedibili accadimenti pallonari ci hanno portato a disputare questa prima parte di stagione con due sole punte, una delle quali ha pure trentasei primavere sulle spalle, a marzo trentasette, e sta timbrando il cartellino con una regolarità impressionante ma, prima o poi, dovrà rifiatare, questione fisica. Romelu l’abbiamo visto ad agosto, poi missing: dovevano essere venti giorni di stop a memoria, ne sono trascorsi novanta.
Correa impalpabile da quando si è presentato ad Appiano Gentile, peccato mortale con la tecnica e il fisico che si ritrova: ci vuole, è d’obbligo, qualcuno perlomeno all’altezza di Edin e Lautaro. Costa dieci milioni? E che diamine, si spendano dieci milioni. Sono dieci, mica cento. Che va bene tutto, ma un minimo!

Il futuro si inizia a costruire adesso: tra qualche mese potrebbero già essere passati troppi treni. E stare a piangersi addosso non servirebbe a niente.

Alla prossima.

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