16 luglio 2015, scompare Alcides Ghiggia. 65 anni dopo il Maracanazo a Rio De Janeiro

Ci sono due 16 luglio importanti nella storia del calcio d'Uruguay. E in entrambi c'entrano il Brasile, la Coppa del Mondo e soprattutto Alcides Ghiggia, l'uomo del Maracanazo, del 2-1 finale di quel mondiale brasiliano di 74 anni fa, quando il calcio comportava anche suicidi e una sorta di saudade nel non essere all'altezza di diventare Campioni del Mondo.

Stadio Maracanà, Rio De Janeiro, 1950. L'Uruguay sembrava la vittima sacrificale, contro il Brasile che pregustava la prima Coppa Rimet. Bastava un pareggio ai verdeoro per alzare il trofeo al cielo, ma l'intenzione era quella di stravincere, non soltanto di limitarsi al compitino. Ci sono delle similitudini con il 1982, quando Tele Santana era convinto di essere alla guida di una fuori serie. Cosa vera, probabilmente, ma Paolo Rossi firma il 3-2 finale, con Zoff che para sulla riga: anche lì sarebbe bastato il pareggio. Invece all'attuale Mario Filho, il Maracanà, il Brasile non ha rivincita sociale. Un paese dilaniato da conquiste coloniali e disparità classiste che credeva nel riscatto.

Tutti pensavano alla vittoria, già il giorno prima. Parte il Carnevale, il giorno prima, con la Federcalcio brasiliana che regala un orologio d'oro ai Campioni del Mondo. Che non lo saranno mai: gol di Friaça, pareggio di Schiaffino. Il Brasile pensa che sia solo questione di tempo per segnare un'altra volta, invece arriva Ghiggia. "Era tutto previsto, tranne il trionfo dell'Uruguay", le parole di Rimet dopo la partita. Quel che non era previsto è che esattamente 65 anni dopo, il 16 luglio del 2015, Alcides Ghiggia si toglie le spoglia mortali e saluta questa Terra. Nel giorno più dolce della sua vita, quello del Maracanazo.