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John Elkann

di Claudio Nassi
per Claudionassi.com
www.imagephotoagency.it
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Non sono tifoso della Juventus, ma delle società per le quali ho lavorato. Comunque so quanto siano importanti il club bianconero, l'Inter e il Milan. Il calcio è determinante per l'immagine del Paese. Si può non credere, ma è un errore. Perciò, quando vedo che club di vertice non vanno come dovrebbero, chiedo perché. Lascio le milanesi, in mano a fondi USA, e credo che la Juventus possa tornare ai livelli del passato. Se l'uomo da cui dipendono le sorti è John Elkann, il maggior azionista di Exor, finanziaria del gruppo, non dovrebbero esserci problemi. Basterebbe si domandasse perché Gianni Agnelli, il nonno, avesse a cuore i bianconeri, per trovare soluzione.

Risulta, invece, non ci sia uno che capisce di calcio, né una presenza in Consiglio Federale a dimostrazione che si vuol partecipare alla vita dell'organizzazione. Non ci sono risposte, se non inchieste per plusvalenze e penalizzazioni. Non si ricorda il passato, ma è la testa che fa muovere braccia e gambe. Pensi ai tempi di Boniperti e Giuliano. Un esempio. Tutto girava a perfezione, con l'Avvocato immanente. Ma anche con Giraudo e Moggi vinceva, rispettando i bilanci. Non è solo un problema economico a preoccupare, perché una perfetta organizzazione farebbe intravedere un futuro roseo. Purtroppo non ci sono spiragli per dar corpo alla speranza.

Elkann si è dimostrato uomo di finanza, seguendo le orme di Marchionne, ma non riesce a capire il calcio, al contrario della Ferrari, che lo vede presente ai Gran Premi. Non basta affidare il club a Giuntoli, reduce dallo scudetto a Napoli. Se si fosse informato, avrebbe saputo della presenza di un ottimo match analyst, Beccaccioli, e di due scout di livello, Micheli e Mantovani, determinanti nella scelta dei calciatori. Per usare il pugno di ferro col guanto di velluto bisogna essere bravi e Giuntoli dovrà esserlo. Torino non è Napoli. Il compito è molto delicato e sottile. Proprio per un fuoriclasse, come lo hanno definito Bonacini e Sarri; ma al mercato di gennaio, con Alcaraz e Diallo, non si dimostra tale e l'arrivo di Di Gregorio dal Monza per 20 milioni, quando ci sono Szczesny e Perin, fa dire che alla Juventus si pretende ben altro.


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