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Aigner

di Claudio Nassi
per Claudionassi.com
Imago/Image Sport
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Giovedì ci ha lasciato Gerhard Aigner, all'età di 80 anni, ex Segretario dell'UEFA dall''89 al 2003. Uno dei dirigenti più preparati e potenti dell'epoca. Lo incontrai a Coverciano. Aveva casa nel Valdarno. Gli feci i complimenti per una designazione che gli ho sempre attribuito e definisco "opera d'arte". Il 28 maggio '97 era in programma a Monaco la finale di Coppa Campioni tra il Borussia Dortmund e la Juventus. In largo anticipo si conobbe l'arbitro: l'ungherese Puhl, il numero uno. Credo abbia tranquillizzato Giraudo e Moggi, allora alla guida del club. Ma dimenticavano che Aigner, il Richelieu della situazione, era tedesco, come il club e la sede in Baviera. Infatti, prima della doppietta di Riedle, un rigore netto su Del Piero non viene fischiato, né sul 2-1 ancora un fallo in area sullo stesso calciatore. Finì 3-1.

Ancora oggi rimango dell'avviso che Aigner non abbia gradito i complimenti. Si poteva già parlare di Uefopoli, senza attendere il 2006, a conferma di quella grande baggianata che si risolveva cambiando due articoli delle Carte Federali. Il calcio è da sempre il gioco del potere. Se capisci, limiti i danni. Per questo viene da ridere quando Capodelegazione della Nazionale vedo Riva, Vialli e Buffon. Grandi calciatori, ma non all'altezza del ruolo. Che cosa sanno del calcio a livello politico? Pensano sia sufficiente la conoscenza dello spogliatoio e dei giornalisti? Arrivano in un mondo sconosciuto grazie a Carraro, per il quale andava bene chi reggeva il titolo e la foto in prima pagina. Il ruolo si addice a Galliani, come nel 2003 ad Innocenzo Mazzini, che portò la Nazionale da ultima a prima nel girone per l'Europeo 2004 e preparò, con Paolo Bergamo, la griglia che permise di vincere il Mondiale 2006, come Lippi ben sa.

Così viene da ripetere che la fascia di capitano a Zoff prima, Buffon poi e a Donnarumma non dà vantaggi, quando nel calcio si fa l'impossibile per averne. Boniperti insegnò che doveva essere un centrocampista, perché aveva la possibilità di incontrare il direttore di gara nella sua diagonale. Dicendogli di volta in volta quello che era giusto e sbagliato, senza mai alzare le braccia, finiva per condizionare e, dal momento che il magistrato può condannare (cartellino rosso), dare la condizionale (giallo) o assolvere, si avevano vantaggi. Ma è semplice e, come le cose semplici, troppo difficile. 


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