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Istinto e progettualità non stanno bene insieme. Il caso Crotone lo ha dimostrato

di Claudia Marrone
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Una settimana, questa da poco iniziata, che si è aperta con l'esonero - di buon mattino - del tecnico del Crotone Lamberto Zauli. Tre vittorie, quattro sconfitte e un pareggio, al momento undicesima posizione nel Girone C, che non vale neppure la qualificazione ai playoff. Ma ecco che l'esonero è durato in sostanza una pausa pranzo: perché la squadra, compatta con il mister, ha fatto la voce grossa con la società, prendendola di petto, e il mister è stato richiamato al suo posto. Esonero non esonero, in sostanza. Con una conferenza indetta in fretta e furia per cercare di mettere a una pezza a una situazione decisamente imbarazzante.

La surreale conferenza stampa
Presenti di fronte ai giornalisti, la squadra, che, attraverso le parole di Gigliotti si è presa le proprie responsabilità, promettendo un cambio di rotta e ancora maggiore impegno, e il Dg Raffale Vrenna, che ha rischiato l'autogol in conferenza: "Questo lavoro ti porta a tifare e il tifare porta a prendere decisioni di pancia, ma il calcio è anche un'azienda, e non ci si può far prendere dall'istinto". "Istinto". Una parola non proprio indicata vicino al termine "progettualità", quella che la società pitagorica ha sempre dichiarato di avere, e che fa riflettere su quanto sia importante magari confrontarsi una volta in più prima di sbandierare comunicazioni ufficiali. Che sia chiaro, possono comunque essere riviste, perché cambiare idea è segno di intelligenza. Però la comunicazione da parte di ruoli apicali deve evitare le brutte figure mediatiche.

Il ruolo della squadra. Raro esempio nel calcio
I calciatori appunto. A memoria, viene difficile ricordare una così netta presa di posizione di un gruppo. Queste, parte delle parole di Guillaume Gigliotti: "L'impegno da parte dei ragazzi c'è sempre stato, la maglia l'abbiamo sempre onorata. Magari questo gesto, il rivolere il mister, non sarà condiviso e capito da nessuno, parlando con la gente e leggendo il mister non lo vuole più nessuno, ma noi lo viviamo nello spogliatoio tutti i giorni, vediamo come lavora e se oggi lo abbiamo rivoluto è perché non merita di essere esonerato: quando le cose vanno male, nel calcio, paga sempre il mister, ma la decisione di oggi è ingiusta, perché in campo ci andiamo noi e gli errori li commettiamo noi. Ora daremo il massimo, ci impegneremo il doppio perché vogliamo dimostrare di avere ragione, quanto espresso fino a oggi è stata responsabilità nostra". Solo applausi, un'onestà, anche intellettuale, che è merce sempre più rara in questo sport.

La posizione di Zauli
In una giornata in cui è sostanzialmente saltata la gerarchia dei ruoli che sarebbe cardine di un club, viene da chiedersi adesso quella che sarà la posizione del mister. La squadra ha fiducia in lui, la proprietà probabilmente un po' meno. Delegittimato pubblicamente e rimesso in panchina dai suoi giocatori, ha adesso una patata bollente tra le mani: come la gestirà? E in che clima si ritroverà a dover lavorare?

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Domenica 29 Settembre 2024
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