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Udinese, Forestieri ricorda Maradona: "Diego era tutto. Quando calci il pallone, lo fai per lui"

di Michele Pavese
Fonte: udinese.it
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© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport

Andato via da ragazzo, nel gennaio 2011 tra un prestito e l’altro, e tornato uomo, oltre che padre. Il cerchio della carriera (e della vita) di Fernando Forestieri, 31 anni il 15 gennaio 2021, ha messo sulla sua strada Udine come posto speciale in cui spiccare il volo e tornare poi per proteggere il nido della famiglia, creata nel tempo. Un argentino con origini italiane, a cui la serata di mercoledì resterà nella memoria forse non tanto per la sconfitta in Coppa Italia, quando per l’addio al “Tutto” per gli argentini, Diego Armando Maradona: «Ero a bordocampo e mancava poco all’inizio della partita quando ci è arrivata questa voce. Rodrigo mi ha detto che era morto Maradona e io non volevo crederci; ci sono rimasto malissimo, non riuscivo a pensare fosse vero. Ho cominciato subito a piangere da solo, e ho pianto anche durante la partita. È una cosa bruttissima per me, e penso per tutto il Mondo, perché lui è stato unico».

Cosa ha significato per lei Maradona?
"Tutto. Sono cresciuto per le strade di Rosario e Diego in quella città è in ogni angolo, avendo giocato al Newell’s Old Boys. Lui era il mito; tutti i vecchi ti parlano di lui. Da giovane è stato l’idolo assoluto per me e per tutti gli argentini; quando tu calci il pallone, lo fai per Diego".

Lei ha iniziato nelle giovanili del Boca.
"Ricordo molto bene di quando ero lì e vivevo in una foresteria con tutti i ragazzi che non erano di Buenos Aires; si chiamava Casa Amarilla ed era al fianco dello stadio. Un giorno è venuto Diego a incontrare noi giovani; avevo la pelle d’oca e purtroppo non riuscii a parlare con lui perché c’era un casino incredibile. D’altronde in Argentina quando si muoveva Diego tutti venivano per vederlo e toccarlo. Lui sarà semplicemente eterno".

Tornando al calcio a tinte bianconere, che partita è stata con la Fiorentina?
"Abbiamo difeso con cattiveria ma siamo stati puniti nel finale. Meglio che sia successo in Coppa e non in campionato. Resta il rammarico perché potevamo andare almeno ai rigori; dobbiamo imparare la lezione".

L’Udinese ha fatto però solo un gol nelle ultime tre gare.
"Dobbiamo migliorare, creando più occasioni da gol ed essendo più cattivi sotto porta. La cosa che mi piace di questo gruppo è però lo spirito di sacrificio per il compagno, e con questo andremo lontano, facendo bene, a cominciare da domenica".

Affronterete una Lazio tornata su buoni livelli.
"Per noi tutte le partite sono difficili e dobbiamo pensare a noi soltanto, facendo quello che ci chiederà il mister. Pensiamo a noi, senza paura, che ci sia di fronte la Lazio, la Fiorentina o chiunque altro".

Come è stato tornare a Udine?
"La prima volta in Friuli ero un ragazzino. Non ho mai giocato, essendo un Primavera. Sono andato spesso in prestito e quindi non posso fare paragoni. Per me ora è tutto nuovo e sto ricominciando da zero. Mi sto godendo il grandissimo livello di questa società, dallo staff agli chef, che ti mettono in condizione di fare al meglio il tuo lavoro. E’ un ambiente meraviglioso".

Speranze?
"Di giocare di più, ovvio, come ogni calciatore, ma so che c’è bisogno di tutti. Quando Gotti mi sceglie, dò sempre il massimo. So che non sarà semplice trovare maggiore spazio perché la squadra sta facendo bene".

Adattarsi al nuovo ruolo non l’ha aiutata.
"Non è stato semplice, perché quando rincorri tanto sei meno lucido negli ultimi metri, almeno dal mio punto di vista. È una cosa che mi manca, ma mi sto adattando pian piano".

Quanto l’hanno fatta crescere gli anni inglesi?
"Tantissimo, perché l’aggressività e l’intensità in Inghilterra sono incredibili. La grinta che c’è lì è una cosa fantastica, e mi è rimasta dentro".

Bello ritrovare a Udine tanti argentini?
"E’ stato bellissimo, perché quando arrivi allo spogliatoio, ti identifichi con loro. Devo dire che c’è un ottimo rapporto anche con tutti gli altri. In spogliatoio c’è un bel mix, anche se fare due chiacchiere con i compagni argentini bevendo mate è il top".

De Paul ormai è titolare fisso in nazionale.
"Prima l’ho seguito poco, ma l’ho visto spesso in Nazionale. Per me lui è il leader di questa squadra; quando parla, lo ascolti perché sai che lo fa sempre per il bene della squadra. È una persona molto disponibile e bravo a compattare lo spogliatoio".

In Nazionale può aiutare Messi a sollevare dei trofei?
"Sicuro, Rodri ha talento in abbondanza e porterà tantissimo alla nazionale, oltre che qui all’Udinese".

Le piace vivere Udine con la famiglia?
"Moltissimo, perché da giovane abitavo a Fagagna, ero un pochino fuori Udine. Adoro vivere il centro, anche se in molti mi dicevano che ci sarebbe stata confusione, ma non è vero. Anche perché abitavo a Londra e lì davvero c’era rumore, traffico, confusione. Udine mi piace tanto, prendo la bici per andare all’allenamento; anche mia moglie adora la città. Non ho mai apprezzato così tanto una città nella mia carriera come Udine ora".

Nel tempo libero fa il papà a tempo pieno?
"Mi godo i miei due figli. Il primo ha tre anni e mezzo e ha un’energia incredibile; è incontenibile. Faccio il padre cercando di farlo bene e di essere un buon esempio per lui, che comincia a ripetere quello che sente, e quindi devo stare attento a cosa dico in casa (ride, ndr)".

Tra allenamenti e fare il papà, dove trova l’energia di esercitarsi con la corda come un fenomeno?
"Tempo fa saltavo anche due ore, mentre ora la uso 10 minuti prima di fare riscaldamento. Ti svelo una cosa: Musso mi ha chiesto di insegnargli a saltare con la corda, quindi prima o poi ci sarà qualche video su Instagram con Juan protagonista".

Infine, un messaggio ai tifosi.
"Ci mancano tantissimo, con i loro canti e cori che ti danno la spinta extra quando giochi. Sono certo che faremo un campionato molto bello, anche con la loro spinta da casa".

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