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TMW RADIO - Zenga jr: "Mio padre sottovalutato come allenatore. Addio di Conte mi ha deluso"

di Dimitri Conti
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Archivio Stadio Aperto 2020-2021
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Andrea Zenga intervistato da Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini
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Andrea Zenga, figlio dell'ex portiere ed allenatore Walter, è intervenuto in diretta a Stadio Aperto, trasmissione di TMW Radio condotta da Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini: "Come tutti i bambini, il calcio è lo sport cui mi sono appassionato subito. Nel '98, a 5 anni, già ho vaghi ricordi di me che guardavo partite. Ho giocato fino al semi-professionismo finché non mi sono accorto che ero più bravo a guardare che a giocare".

Il ruolo di portiere l'aveva nel DNA.
"Sì, magari ne avessi preso un po' di più (ride, ndr)! Ho iniziato giocando fuori, poi una volta sono stato messo in porta e lì mi sono rivelato meglio di altri, anche per doti fisiche e piedi quadrati. Ho il ruolo nel cuore".

Un rimpianto non averlo visto di più?
"Di materiale ce n'è poco, ho visto qualche video di parate più che altro. Mi manca una sua partita da 90 minuti".

Nell'Italia c'è un gran lavoro di Vio.
"Sì, me ne hanno parlato molto bene e mi è stato detto che averlo rappresenta quasi un fattore psicologico contro gli avversari. Complimenti a Mancini, perché sui calci piazzati siamo davvero pericolosi".

Suo padre è sottovalutato come allenatore?
"Sono d'accordo, non perché sia mio padre. Gli sono state date sempre poche occasioni per cominciare un progetto dall'inizio".

Quale l'arma in più dell'Italia?
"Devo dire che, tranne qualche anno buio, l'Italia ha sempre avuto spirito di gruppo e coesione rispetto ad altri. Bravo Mancini a riportarli dopo la mazzata. Tra le nazionali chi è più squadra va avanti, questa è la loro forza in più".

Mancano certi valori del calcio di suo padre?
"Il fulcro di questa nazionale è a centrocampo e, tranne Jorginho, anche Verratti dopo Pescara è subito andato a Parigi. Non c'è più l'affezione alla maglia, girano tanti soldi e mi sembra un mondo totalmente diverso rispetto a qualche anno fa. Per questo non ci sono più le bandiere di una volta".

Quanto lo vede diverso il ruolo del portiere?
"Tanto, anche nella preparazione e negli allenamenti. I migliori d'Europa oggi sono completi in tutto. Delle macchine".

Chi vede meglio tra le big di Serie A per la prossima stagione?
"Contando che con l'Europeo si comincerà più tardi, vedo un po' indietro rispetto alle altre solo la Lazio di Sarri, a cui servirà tempo per spiegare il suo gioco. La Roma con Mourinho penso sia competitiva per entrare tra le prime quattro. Da interista spero bene, anche se la Juventus con Allegri ha l'usato sicuro. L'Atalanta invece sarà tra le papabili contendenti allo Scudetto, secondo me".

Che ne pensa dell'addio di Conte?
"Mi ha amareggiato, non ne sono stato felice. Sia per la scelta dell'allenatore che per ciò che ne consegue: se sceglie di non proseguire è perché ha capito che non c'è forza economica. Inzaghi è un'ottima scelta, quello che si avvicina di più alle caratteristiche della rosa".

Avrebbe rinunciato più ad Hakimi o Lautaro?
"Il primo. Lautaro e Lukaku sono una coppia ben consolidata e temo che vendendo uno possa peggiorare anche l'altro. Con Hakimi magari limiti i danni".

Quanto merito c'è dei club nello sviluppo dei giovani?
"La crescita della nazionale deriva dai giovani che si sono fatti le ossa in squadre, sulla carta, medio-basse. Penso a Locatelli, oggi conteso in mezza Europa. Merito agli allenatori di queste squadre. Voglio fare una parentesi per Gasperini, che ha portato per esempio anche Gosens nella Germania. Bravo Mancini a puntare sui giovani, perché ci vuole coraggio".

Quanto è difficile emergere?
"Chi arriva è perché già da piccolo viene su mentalmente già pronto per fare il calciatore. Dal dilettantismo ce ne sono pochi, il gap è importante tra le varie preparazioni".

Barella sarà capitan futuro?
"Con me sfondate una porta aperta, è un giocatore che mi piace tantissimo e spero possa diventare bandiera dell'Inter".

Chi il suo riferimento?
"Dico Buffon, è lui il mio idolo. Sia per il ruolo che perché era il portiere del primo Mondiale che ho visto davvero".

Chi il migliore per lei oggi?
"A me piace Oblak perché è stato tra i più costanti negli ultimi anni. Mi auguro che Donnarumma, già in una certa cerchia, possa staccarli".

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