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TMW RADIO - Protti: "Nel calcio di oggi ci sono troppi singoli, l'ha percepito anche Prandelli"

di Dimitri Conti
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Archivio Stadio Aperto 2020-2021
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Igor Protti intervistato da Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini
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L'ex attaccante Igor Protti ha parlato a Stadio Aperto, trasmissione di TMW Radio condotta da Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini: "Nel calcio di oggi ci sono tante cose che non amo tanto, ma devo anche prendere coscienza che il mondo va avanti, e cambia continuamente. Io ho iniziato a giocare nel lontanissimo '83/'84 e smesso nel 2005, già nei 21 anni di carriera ho vissuto step di cambiamento rapido. Ci dobbiamo adattare, ma penso e dico che a volte per migliorarsi non bisogna guardare soltanto avanti, ogni tanto anche indietro per capire".

Cosa ci sarebbe da recuperare?
"Senso d'appartenenza, capire che il calcio è fatto di passione. Dirlo in questo anno di stadi vuoti è ancora più difficili, visto che quest'assurdità toglie l'atmosfera che è l'altra grande bellezza del calcio. Indossare una maglia deve significare qualcosa di importante: rappresenti storia, città, tifoseria. Questo è il calcio che ho vissuto io, oggi mi pare un po' diverso e vorrei si tornasse a certi valori".

Uno che non sente più suo il calcio è Prandelli, dimessosi dalla Fiorentina.
"Nel nostro paese è sempre stata una fetta importante, e c'è sempre di più la possibilità per tutti di esprimere la propria opinione. Una cosa bella, anche se andrebbe sempre fatto nei giusti modi e termini, con la consapevolezza che parlare è semplice e fare è complicato. La lettera di Prandelli è molto bella: non lo conosco di persona, ma si è sempre dimostrato sensibile e probabilmente in questo momento ciò l'ha portato a percepire alcune di quelle cose di cui parlavo. Andrebbe riportato il calcio su quei binari in cui il gruppo prevale sulle individualità, questo è importante".

Come le è sembrata l'Italia?
"A me questa Nazionale piace, ci sono giocatori giovani o relativamente tali, con qualche matusalemme come il mio grande amico Giorgio Chiellini. Ho la sensazione che abbiano la giusta libertà mentale e un grande allenatore, che ha la giusta misura tra buona organizzazione e libertà d'espressione, la stessa che aveva lui in campo. Quello che non ha avuto in Nazionale quando giocava, e vi assicuro che era un fuoriclasse, un genio con gli occhi dietro di testa che ha fatto anche certe scelte di vita e non ha trovato la fortuna che meritava. Chiaro che dall'Italia ci si aspetta qualcosa di importante a Europei e Mondiali".

Sbagliamo a considerare giovani i '97?
"Per assurdo ai miei tempi per essere considerati calciatori bisognava aver fatto due-tre campionati da professionista con più di venti partite da titolare. Oggi invece sono professionisti sin da subito e si è sempre abbastanza giovani, mentre prima si diventava subito vecchi. Dipende anche dal fatto che la carriera dei giocatori si è allungata tantissimo. Prima a trent'anni era già quasi finito, oggi vediamo grandi campioni avvicinarsi ai quaranta. Prendiamoci però le responsabilità un po' tutti, facile dire che allenatore o società non hanno la forza di lanciare i giovani, ma se poi al primo errore lo massacriamo... Stampa e tifosi dovrebbero avere più pazienza".

Come va interpretata la numerosa rappresentativa di over-35 in Serie A?
"Certi giocatori farebbero bella figura dovunque, anche se da qualche anno il nostro campionato non è tra i più competitivi, importanti o difficili. Lo vediamo anche dalle squadre europee, il fatto che si vinca poco è un termometro, un parametro per misurare la febbre del nostro movimento. Molti di questi over-35 hanno una grandissima forza mentale, però, vogliono sempre vincere, essere leader e insegnanti per i più giovani".

Nel nostro campionato si va più piano, o è l'evoluzione dell'atleta?
"Credo che sia l'esperienza che però ti porti ad ottenere risultati importanti: è capitato anche a me, la maggior parte dei gol li ho segnati nella seconda parte di carriera. Aiuta tanto anche il fatto che i metodi di allenamento permettano di arrivare a quest'età in ottime condizioni fisiche. Metodologie e tecnologie consentono di allenarsi ed essere in grande condizione anche se non si è più giovanissimi. Troppo presto oggi si fanno contratti molto importanti, e si è condizionati dal fatto di guadagnare così tanto da giovani: mantenere i piedi per terra non è facile, si rischia di rallentare la crescita dei ragazzi".

Lucarelli e la sua Ternana sembrano voler rompere i record in C.
"Sono molto legato a Cristiano e sta facendo una stagione veramente pazzesca: se lo merita, ha fatto tanta gavetta. Non posso non nascondere, e lo dico sempre anche a lui, che pur essendo felice per lui e mi stia simpatica la Ternana, io sono tifoso del Bari, e proprio quest'anno doveva beccare la stagione d'oro!".

Chi va in Champions League?
"Non riesco ad essere obiettivo (ride, ndr). Posso però dirvi che, paradossalmente, qualche mese fa quando l'Inter è stata l'unica squadra ad uscire dalla Champions per loro si è rivelata una fortuna. Potendosi concentrare sul campionato, si ritrovano davanti grazie ad un allenatore super motivato. Pensavo a tre-quattro squadre in lotta per lo Scudetto, ma mi sembra ridotta a loro e all'Inter. Sulla Champions non mi pronuncio".

C'è un marcatore oltre Chiellini in Italia?
"No, e credo non ci sarà. Il calcio sta andando in una certa direzione, la fase difensiva viene fatta molto più di reparto che di lotta individuale, con molto più occhio sulla palla e meno sull'avversario. Questo agevola e aiuta gli attaccanti a segnare tanti gol, oggi i difensori marcano molto meno e stanno attenti al pallone più che all'attaccante. Quando parlo di questo ripenso a Maradona negli anni '80, che per me era il più forte di tutti, che ha vinto la classifica marcatori con 15 gol. Oggi ne fanno anche trentacinque, e dice molto su come si difende".

L'anno prossimo Allegri tornerà in panchina?
"Ne ha voglia, e il calcio ha bisogno di un allenatore come Massimiliano. Oggi lo stanno tutti un po' rivalutando, ma quando alla Juventus pareggiava una partita tutti lo criticavano e storcevano naso e bocca. Vale lo stesso discorso per i giovani: anche i tifosi devono prendersi le loro responsabilità, ricordo che la maggior parte dei tifosi due anni fa non lo voleva, e oggi dà la colpa a Agnelli e compagnia di non averlo tenuto. Deve ricominciare ad avere un peso ciò che si dice. Mi piace quando si prende un po' meno sul serio e sottolinea l'importanza dei calciatori e della loro libertà. Anche io ho quell'idea lì, ho visto allenatori scarsi vincere con giocatori bravi e mai allenatori bravi con giocatori scarsi".

Dove lo vedrebbe bene Mazzarri?
"Lo dico senza offesa nei confronti degli altri che ho avuto, ma è veramente un fenomeno, l'ho vissuto al Livorno. Sottovalutato, forse in alcune situazioni non è entrato in sintonia con l'esterno per un fattore mediatico, ma per come vedo il calcio c'è bisogno di lui".

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