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Pioli: "Ibra autoritario ma mai presuntuoso. Futuro all'estero? No, finché sto bene al Milan"

di Pietro Lazzerini
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© foto di Daniele Mascolo/PhotoViews

Il tecnico del Milan Stefano Pioli, in vista della partita di questa sera contro il Lille valida per la terza giornata di Europa League, ha rilasciato una lunga intervista a L'Equipe:

Il Milan pensa allo scudetto?
"Se alla 32esima giornata fossimo ancora in questa posizione direi di sì, invece davanti a noi ci sono ancora tante partite e dobbiamo mantenere la concentrazione sul nostro obiettivo, ovvero il ritorno in Champions League".

Quali sono le ambizioni del club?
"Il progetto è chiaro: non si guarda più a cosa è successo in passato ma al presente e al futuro. Sono stati acquistati tanti calciatori giovani, l'obiettivo è fargli capire cosa significa fa parte del Milan e riportare il club ai fasti di un tempo".

Le piacerebbe un giorno allenare in Francia visto che il suo procuratore, Bruno Satin, è francese?
"Ci siamo conosciuti nel 2000 quando trattò il passaggio di Meghni al Bologna. Gli voglio bene, è molto intelligente e conose il calcio. Nel 2011 ci sono stati dei contatti col Monaco, ma il club era in Ligue 2 e scelse Ranieri. Un'esperienza all'estero sarebbe intrigante, ma un po' meno rispetto ad altri momenti della mia carriera visto che sto molto bene al Milan".

Il suo giocatore francese attualmente risponde al nome di Theo Hernandez.
"E' uno dei migliori terzini che ci sono in Europa. Sta cercando di migliorarsi ogni giorno e lo sta facendo soprattutto guardando alla fase difensiva. Sono contento di quello che sta facendo ma può ancora migliorare molto. Nazionale? Sono sorpreso che non venga convocato ma non voglio intromettermi nel lavoro del ct. In Francia ci sono tanti talenti, ma lui meriterebbe una chiamata e lavora per questo".

Ibrahimovic ha cambiato la sua squadra. Com'è il vostro rapporto?
"Non ho mai avuto problemi con calciatori di questo livello. So che quando interviene parlando in modo autoritario davanti ai suoi compagni non è per presunzione ma per il bene della squadra. In questi casi lo lascio fare, non intervengo. So che quello che dice è positivo per i compagni. E' bello e semplice lavorare con campioni del suo calibro, perché hanno una grande dedizione al lavoro sia dentro che fuori dal campo".

Avete la squadra più giovane dei principali campionati europei, può essere un limite?
"Giovani non significa superficiali. Ho una squadra molto responsabile, seria e matura. Ci sono giocatori come Donnarumma, Kessie, Romagnoli e Calhanoglu che all'interno del gruppo hanno una forte personalità".

Cosa ne pensa della definizione di "Normal One"?
"La semplicità per me è una caratteristica importante. Ho le mie idee di gioco e cerco di adattarle ai giocatori che ho a disposizione. Non sono un integralista e cerco di mettere il gruppo nelle migliori condizioni per rendere al massimo, seguendo le principali caratteristiche dei miei calciatori".

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