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Marotta: "I confronti ci saranno, ma il piano B non esiste. Spero Conte resti all'Inter al 100%"

di Tommaso Bonan
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"E' stata ed è tuttora una grandissima soddisfazione, un'impresa storica. C'è dietro una grande fatica di tutti, una cultura del lavoro e tante qualità positive. Condivido le parole di Conte, un'opera d'arte". Nel giorno dopo la conquista dello scudetto, è l'amministratore delegato dell'Inter, Giuseppe Marotta, a parlare ai microfoni di Radio anch'io sport, sulle frequenze di Rai Radio 1.

Quando c'è stata la svolta in questa Inter? "La crescita è stata costante, anche dalla passata stagione quando siamo arrivato a un punto di distanza dalla Juve campione e in finale di Europa League. Con il suo lavoro, Conte ha inculcato i principi vincenti che sono alla base di questo successo".

Più difficile gestire Conte o le altre squadre? "Ho tanti anni di esperienza, con tanti allenatori alle spalle. Posso dire che un allenatore vincente ha nel suo DNA sempre qualche aspetto spigoloso, ma chi vince in genere è così. Conte è un vincente, ma quest'anno non abbiamo mai avuto nessun problema. Dice sempre quello che pensa, ed è una cosa positiva".

In che percentuale Conte rimarrà all'Inter? "Io spero al 100%. Sappiamo che siamo in un momento difficile per lo sport, non solo nel calcio, e questo incide inevitabilmente nelle decisioni dei grandi club. Noi ad esempio abbiamo perso circa 70 milioni di introiti. Anche per questo la "potenza" sul calcio mercato sarà ridotta. I confronti saranno legittimi, giusti, così come saranno fatti in altri club. Tutti assieme bisogna ragionare su certi costi che sono certi e sui ricavi che invece sono incerti".

Le riconferme dei big saranno i migliori acquisti? "Non voglio anticipare le linee guida, tutti ascolteremo cosa ci dirà la proprietà, ma siamo in un momento particolare del calcio. Siamo in difficoltà, come tutti i grandi club, dobbiamo trovare nuovi modelli".

Il futuro della società. "La proprietà sta lavorando per il bene dell'Inter. L'obiettivo è arrivare all'accordo con un partner per avere la liquidità che serve in questo momento. Siamo ottimisti, ma non dobbiamo scordarci degli investimenti fatti dalla società in questi anni".

Scudetto vinto per demerito degli altri? "I numeri ci premiano in maniera netta. La statistica dice che siamo a 82 punti e la Juve l'anno scorso a questo punto era a 80. E mancano ancora 4 domeniche con 12 punti a disposizione. La squadra è a immagine e somiglianza del tecnico, ed è giusto che sia così. La filosofia di Conte è particolare e vincente".

Più bello vincere con la Juve o con l'Inter? "Chiaro che quando vinci lo scudetto è sempre bello. Nella Juve, dopo il primo della lunga serie, c'erano meno difficoltà, anche per una presidenza più duratura. Qui c'era più instabilità, con Conte abbiamo creato anche un'area sportiva ben consolidata che ha portato quel qualcosa in più".

Verso quale futuro andrà il calcio? "Accanto al denaro ci deve essere una competenza umana. In Italia abbiamo l'esempio dell'Atalanta, che compete ad alti livelli senza spendere eccessivamente. Ovvio che andrebbe mixato tutto, ottenendo il massimo dal punto di vista sportivo. In questo momento è giusto e doveroso diminuire i costi. Gli stipendi non sono sopportabili, è lì che bisogna lavorare, così come ridurre l'area professionistica in Italia".

L'Inter sta pensando ad un nuovo portiere da affiancare ad Handanovic? "Lui è il nostro portiere e nostro capitano, il nostro dovere è sempre guardare al futuro e rendere la rosa competitiva nel tempo".

La Superlega è definitivamente morta? "E' nata dalla pressione dei 12 proprietari dei club, proprio perché il modello attuale non più sostenibile. E' un calcio che va verso il modello di business, non ci sono più i mecenati dei club che ripianavano i debiti. La Superlega è nata come forma di preoccupazione e reazione al sistema di adesso. Le modalità e i tempi sono stati un po' sbagliati, ma l'insegnamento che ne dobbiamo trarre è che questo calcio va rimodellato, altrimenti si va verso un default".

Per il prossimo anno meglio lo scudetto numero 20 o la finale di Champions? "La seconda stella sarebbe affascinante, il massimo per dirigenti e calciatori. La Champions è quel trofeo che in Italia tutti vorrebbero alzare. Però torno a ripetere: le quattro semifinaliste di quest'anno sono tra le prime 6 col fatturato maggiore. Bisogna valorizzare al massimo le risorse e allo stesso tempo provare a creare una squadra competitiva".

Piano B sa Conte non dovesse restare? "Il piano B non c'è. C'è il piano A e credo che Conte possa continuare questa avventura con noi, c'è feeling coi tifosi e con la società, sono questi gli aspetti fondamentali".

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