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Le grandi trattative del Napoli - 1955, Vinicio va da Jeppson grazie a una tournée in Europa

di Pierpaolo Matrone
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In Brasile era già conosciutissimo. Da quando aveva 15 anni, era abituato a far parlare di sé stesso. Dai campionati giovanili, a Belo Horizonte, fino al Botafogo, il sogno di tutti da quelle parti. Luis de Menezes era già conosciuto come Vinicio quando approdò nel mitico club di Rio ed è con quella maglia addosso che diventa Il Leone, quello che si trasformerà seguendo la strada del dialetto in O Lion', qualche anno dopo, fin dalla sua prima partita con la maglia del Napoli. Stadio Collana, la vecchia casa degli azzurri, e sulla collina del Vomero quell'attaccante brasiliano dal fisico possente e il gol sempre pronto incanta tutti. 18 settembre, Napoli-Torino. 40 secondi, tanto gli basta per la sua prima rete in azzurro: un missile dalla distanza che si infila sotto la traversa. Poco brasiliano, meno magie e più colpi efficaci: il meglio per il palato dei tifosi azzurri.

Scoperta in doccia. Come nasce la trattativa? Grazie ad un viaggio all'estero del sodalizio brasiliano. Così, dopo aver ricevuto la soffia dall'esperto mediatore in affari sudamericani pasqualini, Achille Lauro, decide di andare ad osservarlo di persona, per capire se valeva la pena sforzarsi a cercare un escomotage da quelle regole federali (ci ritorneremo). Il Botafogo, in tournée in Europa, fa tappa in Svizzera prima e a Roma poi. Nella capitale va anche Il Comandante con il tecnico Monzeglio. E a fine partita, mentre Vinicio è sotto la doccia, quest'ultimo si presenta negli spogliatoi in compagnia del presidente Rocha. "Chi era quello?", dopo una lunga chiacchierata. "Il mio prossimo allenatore nel Napoli di Jeppson", risponderà il bomber, sorriso a tutta faccia, ad un compagno curioso.

Colpo di teatro... Malriuscito. Prima di approdare in Italia, alle pendici del Vesuvio, il Napoli deve risolvere un problema non di poco conto. A quell'epoca, estate 1955, non era permesso far giocare più di due stranieri e la squadra di Monzeglio ne aveva già tre in rosa: Jeppson, Pesaola e Vinyei. Per non vendere nessuno, si cerca una via alternativa. Sparsa la voce per tutta Napoli e non solo, parte una vera e propria corsa a cercare un parente italiano a Vinicio. Un parroco di Aversa sostiene che nella cittadina in provincia di Caserta ci sia una donna, dal cognome uguale a quello della madre del calciatore (Amarante), che giura di avere un legame con la signora. Senza documenti, ovviamente non gli crede nessuno. Il Coup de Theatre stavolta non funziona: Lauro è costretto a cedere l'ungherese Vinyei e tessera Vinicio. Che a Napoli poi si sposerà, diventerà un idolo e vi resterà per sempre legato.

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