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L’Europa dà, l’Europa toglie: le italiane tra campionato e coppe. Chi sorride e chi no

di Ivan Cardia
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© foto di DANIELE MASCOLO

L’Europa dà, l’Europa toglie. Le squadre impegnate in Champions ed Europa League, rispetto alle altre che possono riposare, vanno in campo ogni tre-quattro giorni. Un onore, ma anche un onere, dai risvolti non sempre facili da prevedere. Perché, se da un lato questi ritmi tolgono energie, dall’altro vincere aiuta a vincere. Non sempre, però: fisico a parte, investire tutto sulle competizioni continentali può distrarre in ottica campionato.

Le due facce di Milano. E le due prime in classifica. Milan e Inter fotografano la perfetta differenza che ci può essere nell’interpretare il doppio impegno. Fatta la tara, inevitabilmente, alla distanza siderale che c’è tra Champions ed Europa League. Smaltito il passo falso contro il Lille, i rossoneri hanno rimesso in riga i francesi e, per quanto la qualificazione sia un discorso aperto, sono padroni del proprio destino. Risultato: metabolizzata la propria resilienza al KO di Ibra, sono andati in campo e hanno travolto la Fiorentina. La squadra di Conte, nel complesso, sorride decisamente meno. Il secondo posto sa più che altro di occasione in corso di spreco e le cose non migliorano guardando la desolante classifica del girone di Champions. Di fronte al Sassuolo, però, è arrivata una bella reazione: forse serviva una sberla come quella rimediata contro il Real? È troppo presto per dirlo, ma intanto l’Europa che va storta ha dato una qualche carica per il campionato.

Il Napoli brilla. E tutto sommato anche la Roma. Gli azzurri vanno a gonfie vele, soprattutto se consideriamo gli affanni e i malumori di un anno fa. Un bellissimo 4-0 non basta a far sembrare tutto oro ciò che luccica, ma nel complesso la formazione di Gattuso sta coniugando nel migliore dei modi il doppio impegno. Il girone di Europa League non è ancora in cassaforte, ma il primo posto certifica il buon lavoro fatto e accresce il rammarico per quella sconfitta casalinga contro l’AZ all’esordio: i passi falsi sono da evitare. In campionato, se non proprio da scudetto, il successo sulla Roma ha quantomeno rilanciato ambizioni da Champions League. Arriviamo ai giallorossi: la classifica è la stessa del Napoli. Dire che la squadra di Fonseca brilli dopo un pesante 4-0 può suonare stonato, e decisamente lo è, ma si sta pur sempre parlando della prima gara davvero sbagliata in questa stagione. È troppo presto per un processo. Certo, era lecito aspettarsi che, chiusa brillantemente la fase a gironi di EL, la risposta sul campionato non fosse così complicata.

La Juventus, un caso a parte. Perché, classifica alla mano, non si può dire che la squadra di Pirlo stenti in tutto e per tutto. E viceversa in Champions gli ottavi sono già realtà, ma qualche scricchiolio c’è. In A, il primo posto del Milan è lì a sei punti, a portata di mano o quasi. Se si pensa ai nove anni di dominio, però, è inevitabile che non tutto stia filando per il verso giusto. Un po’ perché la classifica di cui sopra è comunque “gonfiata” dal 3-0 a tavolino, un po’ perché col Benevento sono stati buttati altri due punti, ancora una volta senza CR7. Che resta il più forte in bianconero, ma se c’è sempre bisogno di lui per vincere significa che qualcosa non funziona. In Europa, tutto bene, magari non benissimo: in un raggruppamento del genere, il secondo posto è l’obiettivo minimo. Se il primo è fuori portata, vuol dire che c’è ancora tanto da fare. E in ultima analisi, per quanto non tutto sia da buttare, c’è parecchio da dover portare in salvo: dalla prima della classe non è l’avvio che ci si aspetterebbe, su entrambi i fronti.

Lazio e Atalanta. Quelle che un po’ si fanno distrarre. Forse più di un po’. Reduci da un’impresa completa (i bergamaschi ad Anfield) e da un’altra per tre quarti (i biancocelesti sullo Zenit), entrambe hanno perso strada in campionato. Due tonfi rumorosi, tanto più perché arrivati tra le mura amiche. Un anno fa, di questi tempi, la Lazio aveva distrazioni europee decisamente minori e metteva i semi che l’avrebbero portata a germogliare come potenziale rivale scudetto della Juve. L’Atalanta aveva già la Champions, ma forse ci credeva un po’ meno di quanto non faccia oggi e il campionato non ne risentiva mai più di tanto. Ora, entrambe siedono al tavolo delle grandi, e la Dea per di più da bella conferma. Ma il doppio impegno va meritato anno dopo anno, su entrambi i fronti.

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